Il-Trafiletto
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25/10/14

Budino al caffè

PREPARAZIONE: facile TEMPO: 30 minuti + la refrigerazione
CALORIE A PORZIONE:450
INGREDIENTI x 6 persone
*150 g di savoiardi,
*100 g di amaretti,
*300 g di mascarpone freschissimo,
*150 g di zucchero,
*3 tuorli d'uovo,
*1 tazzina di caffè ristretto,
*1 bicchierino di Caffè,
*1 bicchierino di cognac


SBATTETE i tuorli con gran parte dello zucchero e sempre sbattendo incorporate il mascarpone.
DIVIDETE il composto in due parti e alla prima aggiungete amalgamando bene il caffè. All'altra metà incorporate invece il bicchierino di cognac. Sia nella parte aromatizzata col caffè sia in quella profumata al cognac mescolate gli amaretti sbriciolati.
INZUPPATE i savoiardi nel liquore al caffè e foderate con esse uno stampo da charlotte. Riempite quindi lo stampo con le due creme alternate a strati e ponetelo in frigorifero alcune ore.
SFORMATE il dolce guarnitelo a piacere con cioccolatini e servitelo come dessert.

13/06/14

CROSTATA DI AMARENE

QUANDO ARRIVA LA BREVE STAGIONE DELLE AMARENE, CI SI PUÒ CONCEDERE UNA FETTA DI QUESTA DELIZIOSA TORTA. kcal per porzione 525-420

ingredienti per 8-10 porzioni • 800 G DI AMARENE O CILIEGIE • 300 G DI ZUCCHERO • 1 LIMONE NON TRATTATO • 5 CM DI STECCA DI CANNELLA • 130 G DI FARINA BIANCA • 100 G DI FARINA DI RISO • 100 G DI BURRO • 2 CUCCHIAI DI COGNAC • 80 G DI ZUCCHERO AL VELO • 2 UOVA • 2,5 DL DI PANNA FRESCA • SALE

LAVATE le amarene, privatele del nocciolo e mettetele in una casseruola con 200 g di zucchero, la scorza di limone, la cannella e cuocete a fuoco basso per circa 20 minuti. Versate il tutto in un colino posto sopra una ciotola, eliminate scorza di limone e cannella; lasciate sgocciolare fino a quando le amarene saranno fredde.

MISCELATE le farine, lavoratele con il burro freddo a pezzetti, fino ad avere un composto granuloso. poi aggiungete il Cognac, un pizzico di sale e lo zucchero al velo. Impastate bene e velocemente, formate una palla e lasciatela riposare in frigorifero per circa 30 minuti.

CROSTATA DI AMARENE
STENDETE la pasta in un disco sottile e rivestite la tortiera foderata con carta da forno. Bucherellate la superficie, ritagliate i bordi, versate le amarene.

SBATTETE in una terrina le uova con il restante zucchero e la panna ottenendo un composto omogeneo, quindi versate sulle amarene e passate il dolce in forno caldo a 180°C per 30-35 minuti. Lasciate raffreddare e servite versando sulle singole fette un po' di sciroppo di amarena.

VARI.ANTl APPETITOSE
1 • Sostituite le ciliegie con fragole che lascerete intere e cuocerete solo 5 minuti.
2 • Versione più veloce: provate lo stesso dolce con pesche sciroppate tagliate a pezzetti; alla fine inzuppate la torta con un goccio di liquore all'amaretto.

SAVOIR VAIRE
BORDURE È importante curare i dettagli nella preparazione dei dolci. Con lo pasta frolla potete sbizzarrirvi in più modi. Semplice da realizzare e d'effetto lo bordura di questa crostata che ricorda lo merlatura di un castello; realizzata con l'aiuto delle forbici e procedendo come illustrato nell'immagine sopra. Più elaborato il profilo a foglie: si dà forma a tante foglioline di pasta, che poi si applicano sul bordo pennellato con uovo sbattuto. Facili le fossette: si lascia una bordura più spessa e si pizzica lo pasta con due dita.

12/06/14

ARROSTO CON LE PRUGNE

UN SECONDO PIATTO PARTICOLARMENTE ADATTO ALLA STAGIONE INVERNALE, CON PRUGNE E ALBICOCCHE ESSICCATE PROPOSTE COME INUSUALE CONTORNO  kcal per porzione 440

Ingredienti per 4 porzioni • 800 G DI FESA DI TACCHINO • 8 PRUGNE SECCHE SNOCCIOLATE • 8 ALBICOCCHE SECCHE • 0,8 DL DI COGNAC • 80 G DI PANCETTA AFFUMICATA A FETTE • 20 G DI BURRO • 2 DL DI BRODO DI POLLO • SALE E PEPE

RIUNITE la frutta secca in una ciotola, aggiungete il Cognac e lasciatela macerare per almeno 30 minuti, finché si sarà ammorbidita. Allineate le fette di pancetta su un foglio di carta da forno, accavallandole leggermente tra loro.

 SPALMATE su tutta lo superficie della fesa di tacchino una presa di sale e una macinata di pepe. Disponete la carne al centro della pancetta e avvolgetela con quest'ultimo. Fissate tutto con alcuni giri di spago da cucina.

SCIOGLIETE il burro in una pirofila, unite lo carne preparata e trasferite in forno scaldato a 200°C per circa 20 minuti. Aggiungete lo frutta secca con il Cognac di macerazione, versate il brodo bollente e proseguite lo cottura per altri 30 minuti abbassando lo temperatura a 180°C.

ARROSTO CON LE PRUGNE
TOGLIETE il tacchino dal fondo di cottura, avvolgetelo in un foglio di alluminio e lasciatelo riposare per 5 minuti, in modo che sia più facile da affettare. Eliminate alluminio e spago e servite l'arrosto a fette con la frutta e il suo sughetto.

VARIANTI APPETITOSE
 l •  Un'altra carne che ben si abbina al sapore dolce della frutta secca è lo lonza di maiale, che quindi potrete usare al posto del tacchino.
2 •  Ottimo l'arrosto di tacchino con le pere sciroppate, usato in sostituzione della frutta secca ammollata.

L'IDEA VELOCE 
SCALOPPE DI POLLO ALLE SUSINE Per 4 porzioni: infarinate 600 g di fettine di petto di pollo, poi rosolatele in un tegame con 20 g di burro e 2 cucchiai di olio extra vergine d'olivo. Quando sono dorate da ambo i lati, bagnate con 2 dl di vino bianco secco, salate, pepate e lasciate cuocere per circa 20 minuti, mescolando di tanto in tanta. In un tegame a parte, fate dorare a fuoco alto per pochi minuti 400 g di susine tagliate a spicchietti in 10 g di burro fuso. Unitele alle scaloppine di pollo a fine cottura, mescolate e servite subito.

29/03/14

TREBBIANO: «Nemo propheta in patria est»

Il Trebbiano: la sua storia antica risale al primo secolo dopo Cristo

Il trebbiano romagnolo diffuso anche in territorio internazionale
Noto col suo nome
"Trebulanus" fin dall'epoca classica, menzionato da Plinio il Vecchio
Le sue uve sono adoperate addirittura per i prestigiosi e sopraffini cognac francesi

Il Trebbiano è un vino a maggior diffusione a livello nazionale e internazionale, ma nella sua terra è forse il meno amato. «Nemo propheta in patria est», ammonisce d'altronde un antico adagio. È indubbio però che se una simile situazione fosse reale, se davvero cioé i romagnoli snobbassero il loro Trebbiano, meriterebbero come minimo di esser tacciati quali irriconoscenti. E già perché il Trebbiano, al di là di apprezzamenti soggettivi (che comunque merita in termini assai positivi), è di estrema resa, garantendo una produzione elevata e un'offerta che più di altre risulta commercialmente vincente. Come vino da tutto pasto, col suo gusto discreto che mai stona in tavola abbinandosi con le più disparate pietanze, sa farsi spesso preferire infatti anche a vini ben più nobili e prelibati. Il Trebbiano dunque è sì umile, ma solo nel senso migliore della parola: non si dà arie da .«grandeur» (nonostante le sue uve siano adoperate addirittura per i prestigiosi e sopraffini cognac francesi; tali in pratica sono quelle del vitigno «Saìnt-Emilion»), non pretende che lo si aspetti maturare (lo è fin da subito e va bevuto giovane) e non chiede di veders
i abbinato su misura il cibo: lo affianca esso stesso senza problemi e senza mai sfigurare. E poi è sempre più che gradevole, col suo modo d'essere ben asciutto ed equilibrato.

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Fra i suoi estimatori più illustri, va citato Alessandro Tassoni, il poeta modenese de «La secchia rapita», vissuto a cavallo fra '500 e '600. Il Trebbiano ha saputo aspettare con pazienza il meritato riconoscimento delle sue qualità: ha ottenuto la Doc nel 1973, buon ultimo della triade dei vini romagnoli nonostante sia di questa il più antico. Già era noto col suo nome fin dall'epoca classica, se è vero che Plinio il Vecchio (grande naturalista e scrittore romano del I secolo dopo Cristo) nella sua «Naturalis Hìstoria » già parla del «Trebulanus» coltivato in Campania, vino prediletto dai legionari nelle loro spedizioni (e in tale veste è raffigurato in un bassorilievo romano di Treviri). Non era certo quello di oggi, secco e deciso, quanto piuttosto un vino ben più aromatizzato, ma il ceppo è sempre lo stesso. In Romagna furono però gli etruschi ad introdurlo, come suggerisce un altro dotto latino, Terenzio Varrone, quando ricorda l'arrivo di questo popolo nella terra romagnola, dove bonificò terre, fondò città e introdusse nuove piante fra cui l'Albana, il Trebbiano e la Canina. Da «Trebulanus» (parola derivata forse dalla città osca di Trebula, l'attuale Treglia in provincia di Caserta) a «Trebìanum» scorre un passo di oltre un millennio. Dopo le antiche citazioni in lingua classica, una delle prime in latino medievale risale al 1364, data di pubblicazione dell'elenco dei vini ammessi alle cantine di Palazzo della Signoria. A quel tempo lo storico edificio fiorentino era la sede dei priori, i signori della città. L'inserimento in un simile elenco significa che il Trebbiano era degno di far capolino nei pranzi di maggior prestigio. Il bolognese De' Crescenzi aveva però già scritto nel 1305 di un'uva detta trìbiana; e in quel secolo la parola, più o meno storpiata a seconda dei gerghi locali, era nota dalla Sicilia fino al Friuli, chiaro segnale che lo era anche il vino da esso prodotto. Fin da allora in Romagna questo sarà il «tarbian», con la lettera A finale dal suono cupo e nasale. Da circa 700 anni il Trebbiano è quindi conosciuto, con la sua attuale dizione, in terra romagnola, quella terra che lo ha finalmente elevato al rango di vino importante, seppur sempre nell'ambito di una discrezione che gli è propria sia per indole delle sue uve, che per qualità del nettare che ne scaturisce. Il vitigno romagnolo, per le caratteristiche sfumature deì, suoi acini e - come disse Aldo Spallicci - «dal biondo acceso de' suoi chicchi» è detto «della fiamma». A questo, definito anche «Trebbiano romagnolo», si contrappone quello «Montanaro», dal caratteristico colore ambrato. Va detto che quello della fiamma, a differenza delle altre uve da vino romagnole che poco amano le pianure verso il mare, trova terra feconda anche e soprattutto ad est della via Emilia, colorando con filari di viti i campi della Bassa Romagna. Il vino che se ne ricava è secco ed asciutto, leggero e sapido, brioso nella sua versione spumante, sia secca che amabile; e sempre grato e fragrante, come lo apostrofò l'abate Piolanti nel suo famoso ditirambo «Bacco in Romagna» dove lo considera «meglio del nettare, per verità».

05/12/13

ARROSTO CON LE PRUGNE

Un seconso piatto particolarmente adatto alla stagione invernale, con frutta essicata dal gustoso e gradevole sapore agrodolce, proposte come originale contorno. L'apporto calorico contenuto in 440 kcal per porzione
Ingredienti per 4 porzioni • 800 gr di fesa di tacchino • 8 prugne secche snocciolate • 8 albicocche secche snocciolate • 0,8 dl di cognac • 80 gr di pancetta affumicata • 20 gr di burro• 2 dl di brodo di pollosale e pepe.

RIUNITE la frutta secca in una ciotola, aggiungete il Cognac e lasciatela macerare per almeno 30 minuti, finché si sarà ammorbidita. Allineate le fette di frutta su un foglio di carta da forno. accavallandole leggermente tra loro.

SPALMATE su tutta lo superficie della fesa di tacchino una presa di sale e una macinata di pepe.
Disponete lo carne al centro della pancetta e avvolgetela con questa ultima. Fissate tutto con alcuni giri di spago da cucina.

SCIOGLIETE il burro in una pirofila, unite lo carne preparata e trasferite in forno scaldato a 200°C per circa 20 minuti.
Arrosto con la frutta secca
Aggiungete lo frutta secca con il Cognac di macerazione, versate il brodo bollente e proseguite lo cottura per altri 30 minuti abbassando lo temperatura a 180°C.

TOGLIETE il tacchino dal fondo di cottura, avvolgetelo in un foglio di alluminio e lasciatelo riposare per 5 minuti, in modo che sia più facile da affettare. Eliminate l'alluminio e spago e servite l'arrosto a fette con lo frutta e il suo sughetto.
 VARIANTI APPETITOSE
l• Un'altra carne che ben si abbina al sapore dolce della frutta secca è lo lonza di maiale, che quindi potrete usare al posto del tacchino.
2• Ottimo l'arrosto di tacchino con le pere sciroppate, usato in sostituzione della frutta secca ammollata.

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