Il-Trafiletto
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13/06/14

L'olivo: origini e leggende

Da circa 7.000 anni la storia dell'uomo è legata a quella dell'olivo, pianta natichissima. Civiltà e religioni sono una reale testimonianza del legame fra uomo e olivo, l'olivo ha cambiato la vita dell'uomo. Testimonianza ne è la Bibbia, in cui il ramoscello d’ulivo è (insieme all’arcobaleno) il simbolo della pace tra Dio e gli uomini dopo il diluvio universale. L’ulivo e l’olio compaiono anche nel Corano: “Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia, in cui si trova una lampada (...) il suo combustibile viene dall’olio di un albero benedetto, un Olivo ”.

Nella mitologia greca la creazione di questo albero è attribuita ad Atena, dea della Sapienza. Infatti  durante una competizione con il dio Poseidone per diventare la divinità protettrice di Atene, la dea fece sorgere una pianta di ulivo da una roccia per donarla agli ateniesi, mentre Poseidone fece comparire dalla foresta un nuovo animale: il cavallo. Gli ateniesi scelsero l’ulivo, perché il cavallo rappresentava la guerra mentre la nuova pianta avrebbe garantito loro olio, legname e luce e quindi abbondanza e pace.

Antico olivo
immagine presa dal web
E' una pianta  originaria del Mediterraneo Orientale, le sue tracce più antiche sono state trovate ad Haifa in Israele e risalgono al V millennio a.C. La coltivazione e la produzione dell’olio extravergine d'oliva vennero invece messe a punto prima dai Greci e poi dai Romani e rimasero sostanzialmente invariate per secoli. Anche la diffusione della pianta si deve ai greci che, nella loro espansione, portarono l’ulivo in tutti i paesi della Magna Grecia, ed ai romani che fecero lo stesso portando la coltivazione dell’ulivo fino in Francia e Spagna. In queste aree, così come in Italia, l’ulivo trovò condizioni climatiche tali da diventare facilmente e ben presto parte integrante del paesaggio.

Gli utilizzi dell’olio d’oliva sin dall’antichità sono stati i più vari, infatti anche se il ruolo più importante lo riveste nell’alimentazione per la cottura dei cibi e come condimento, l’olio di oliva è anche stato un componente dei cosmetici più antichi, è stato da sempre utilizzato come medicamento, come combustibile e nei riti religiosi.

26/03/14

Perchè si dice "avere la puzza sotto il naso"?

Vi sono dei modi di dire, facenti parte del nostro lessico quotidiano, che usiamo con grande facilità e in svariate occasioni. Ci sono persone con cui abbiamo a che fare che ci guardano dall'alto a lbasso dandoci l'impressione di mettere fra noi e loro una barriera sociale, che nei nostri confronti sono scostanti,  come se avessero disgusto. Siamo portati a dire che "hanno la puzza sotto il naso".
Ma da dove deriva questo modo di dire?
Naso

Avere la puzza sotto il naso, essere altezzosi, schizzinosi, sembra avere origini molto antiche, addirittura bibliche. Noè, compunto e lindo si apprestava a fare salire sull'Arca gli ultimi animali. Alcuni di questi, molto piccoli, si infilavano tra le zampe di quelli più grossi; degli elefanti persino, dei leoni, delle giraffe, riuscendo anche a impaurirli. Di più: prima del loro passare, quegli altri si ritraevano quasi, con le orbite rivolte al tetto dell'Arca, quasi a passarci attraverso, pure di evitare il contratto tra questi incroci tra gatti forse e scoiattoli: erano le puzzole. -"Ma Signoriddio" esclamò Noè, con una pezza attorno al naso, "come puoi costringere noi e loro a vivere sotto lo stesso tetto, per tutto questo tempo, e nell'impossibilità di aprire persino uno spiraglio, a causa di questo diluvio senza precedenti che ci stai mandando? ". "Che problema c'è..." chiese l'Iddio. " Signore, Signore ma avete visto: noi e loro, loro e noi insieme a respirare la stessa aria... La loro aria!". "Allora?". "Ma la ...puzza, Domineddio! La puzza!!". "E vabbè, quante storie.... ...Si abitueranno...'ste piccole creature del Signore".
Un'altra teoria invece, riporta al Medioevo,  alla scoperta dell' America, quando iniziò la schiavitù.  Gli schiavi non potevano usufruire dei servizi pubblici, quindi il loro odore era quasi insopportabile,e le loro condizioni igieniche altrettanto. I nobili quindi per scappare da questo odore dovevano allontanare il loro naso in qualche modo senza far capire a nessuno di farlo, e quindi lo facevano come se fosse un segno di superiorità, alzando la testa con presunzione e arroganza e torcendo il naso in segno di insoddisfazione e odio.

25/03/14

Marianne von Willemer questa illustre sconosciuta

J.Jacob De Lose. Marianne von Willemer-1809
Marianne von Willemer
Il libro di Suleika- J.W. Goethe


Cari lettori del Trafiletto, oggi vi scrivo a malincuore una stringata recensione su dei personaggi che la storia della letteratura ci ha tramandato per sempre: Johann Volfgang Goehte (1749-1832; scrittore, poeta e drammaturgo) e Marianne Jung von Willemer (1784-1860; ballerina da fanciulla poi poetessa). Ho scritto ‘a malincuore’, perché l’uomo Goethe, genio incontrastato delle lettere, meriterebbe uno spazio indefinito per poterlo ricordare come merita. Così mi soffermo su un breve periodo della sua vita che ha segnato una delle pagine letterarie più belle del periodo romantico: un periodo di soli cinque mesi, fra il 1814-1815, dove il geniale Goethe, ormai sessantaseienne,  incontra la benestante signora Marianne Jung in von Willemer, allora trentenne. La giovane e affascinante signora è  prima amica, fin dalla giovanissima età, poi sposa del banchiere, Johann Jakob von Willmer (1760-1838) anch’egli amico da lungo tempo delle stesso Goethe.
L’intreccio conoscitivo fra i nostri protagonisti, che poi sfocerà in passione amorosa, nasce come sempre per le fatali casualità del destino: nella primavera del 1814, l’editore J.F.Cotta, invia  a Goethe una raccolta di poesie tradotte in tedesco, “The Divan di Hafez Mohammed Schemseddin” del XIV secolo. Dopo averlo letto  l’anziano Goethe s’infiamma ai versi del poeta Hafez, tanto da percepire il respiro di un’aria nuova da farlo rimbalzare indietro nel tempo, quando nella giovinezza si appassionava alle letture della Bibbia e del Corano. L’ancora viva fantasia si mette in moto e l’estro poetico incalza la mano e nascono le prime poesie che daranno, in seguito all’incontro con la giovane Marianne, il titolo ‘Il Libro di Suleika’: una raccolta poetica che si può definire un libro nel libro,  del ‘Divano occidentale orientale’, iniziato proprio nell’anno del romantico incontro e terminato nel 1827. Il libro di Suleika,  narra spesso in forma dialogata, la passione esemplare che va oltre la contingenza del fatto biografico: l’amore del poeta sessantaseienne per la giovane Marianne, non si cristallizza soltanto nei versi che resteranno immortali, ma viene vissuto da entrambi nella villa di lei, dove Goethe resta ospite per cinque mesi. Periodo questo trascorso nella reciproca passione tra l’erotico sensuale, lo spirito e il letterario, fino al segno della rinuncia senza appello da parte del poeta, che però continua ad amarla, scrivendole e ricevendo, seppur irregolarmente, tantissime lettere.
I due amanti si ritrovano sotto i nomi dei personaggi del canzoniere orientale Hafez, Suleika vive in Marianne e Goethe respira la passione ricambiata di Hatem per la giovane e bella Suleika, ora occidentalizzata nella stessa Marianne. Il rapporto d’amore felice e spensierato, annulla il divario temporale fra i due innamorati, destando la creatività poetica di entrambi, dove anche Marianne pareggia in pari forza con quella dell’amico, che oltre ad essere diventata la sua musa ispiratrice e suggeritrice di vari versi, compone due liriche di raffinata bellezza sentimentale che assieme alla poesia ‘Ginko Biloba’ impreziosiscono l’interero ‘Divano’: “Was bedeutet die Bewegung?..”-- “che vuol dire questa agitazione?...” e “Ach, um deine feucthen Swingen…” – “Vento dell’overst come t’invidio…”.
Gerhard von Kügelgens-Goethe- 1915
Cari amici, io penso che in ogni capolavoro letterario vi sia sempre presente una donna, e che i maggiori siano nati sotto l’influenza di un coinvolgimento sentimentale. Il libro di Suleika, che consiglio a tutti di leggere possibilmente col cuore affetto d’amore, senza la fatale presenza della signora Marianne von Willemer una illustre sconosciuta, non sarebbe mai giunto ai nostri mortali uditi.

Ach, un deine feuchten Swingen

Vento dell'ovest, come t'invidio
per l'umido vibrare delle ali!
Perché puoi portargli notizia
di come soffro per la separazione.

..prima quartina scritta da Marianne subito dopo la separazazione, che continuò ad amare Goethe per tutta la sua vita...




27/12/13

Da Lui a Lei. Da Leandro a Lea

Chi si ricorda di Toninho Cerezo, al secolo Antonio Carlos Cerezo, il grande calciatore brasiliano di Roma e Sampdoria degli anni 80? Ebbene, Cerezo è il papà di Lea T. conosciuta top model e una delle ballerine protagoniste dell’ultimo “Ballando con le stelle” terminato qualche settimana fa. E proprio di lui, anzi … di lei parleremo. Eh, sì, perché lei, ovvero Lea T. era un “lui”. Intervistata da una giornalista si è confessata a tutto campo, parlando dell’intervento chirurgico che l’ha presentata al mondo col nome di Lea. Era un bambino di nome Leandro Medeiros, si trasferisce a un anno con tutta la famiglia in Italia, dove il padre gioca nella A.S.Roma dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza. Dopo aver lavorato per qualche tempo come modello, a 25 anni riconosce la sua femminilità e intraprende il percorso che nel 2011 lo porta all’intervento chirurgico e al cambio di nome. << Mia madre fino all’ultimo ha cercato di dissuadermi. Cominciai delle cure ormonali e feci due piccole operazioni per farmi il seno e per femminilizzare i lineamenti del viso. Arrivai a Bangkok e cominciai a visitare le varie cliniche. Lì l’operazione costa meno che altrove, è la Disneyland dei trans. Se sei uomo puoi diventare donna o viceversa per 15 mila euro. Fisicamente ero pronto, non dicasi altrettanto dal punto di vista psicologico. Avevo degli attacchi di panico, non sapevo che fare. Poi mi sono detta: o adesso o mai più. Arrivò il fatidico giorno: l’8 marzo, la festa della donna. La sera prima mi guardo allo specchio e saluto il mio “coso”, lo ringrazio per i trent’anni passati insieme. La mattina, su una sedia a rotelle, mi portano verso la sala operatoria. Mi sveglio dopo quattro ore, mia madre è accanto a me, con la Bibbia in mano. Prega. Dopo qualche giorno iniziano le complicazioni: una necrosi, un’allergia agli antibiotici, dolore e morfina, morfina e dolore. Quando disinfettavo la ferita con i cotton fioc, urlavo. Tutte le mattine, dalle 9 alle 11, mi davano un dilatatore da spingere dentro a forza. … Ora è tutto passato, sto bene ho ricominciato a lavorare, ho sfilato a Milano e a Parigi. Per l’amore, beh … sto aspettando l’uomo giusto.>>

08/12/13

Perchè si dice: "Cherchez la femme"?

Adagio famoso, un po' di parte direi, in senso negativo per noi donne, ma val sempre la pena indagarne le origini. Si deve esser sempre aperti all'assimilazione di nuove conoscenze anche se non ci trovismo d'accordo con il concetto che esse esprimono.
Chercehz la femme, cercate la donna.
Cherchez la femme

Questa frase è stata resa popolare da Alessandro Dumas padre, che la fa pronunciare ad un poliziotto parigino, Jackal, nel dramma Les Mohicans de Paris. Jackal, ad un certo punto dice: "In ogni affare c'è sempre una donna; quando i miei subordinati mi presentano un rapporto su un certo reato, io dico loro: Cherchez la femme! E infatti una volta trovata la donna, non si tarda a scoprire il colpevole: l'uomo". Ma se Dumas ha reso popolare questa frase, non ne è certo l'autore. Alcuni ne hanno attribuito la paternità a Fouché, ministro della polizia ai tempi di Napoleone, altri la fanno risalire a De Sartine, capo della polizia francese nel 1759, altri ancora l'attribuiscono all'abate Ferdinando Galiani, desumendola dal suo Dialogue sur le femmes. Ma le origini hanno radici più lontane nel tempo. Giovenale, nelle Satire scrive: Nulla fere causa est, in qua non femina litem moverit (Sat. VI), in poche parole, tutte le liti sono sempre orginate da una donna. Ma, a voler essere più pignoli, già nella Bibbia si trova espresso più volte il concetto che è sempre la donna a condurre a perdizione l'uomo, anche il più saggio: Propter speciem mulieris multi perierunt (Eccl. cap. IX, v.9). Se poi pensiamo al famoso episodio della mela, tra Adamo ed Eva, nel Paradiso terrestre, il gioco è fatto.

31/10/13

Nefilim, angeli caduti

Quando frequentavo il liceo, e passavo pomeriggi interi a tradurre versioni dal greco e latino, imprecando contro la "consecutio temporum" e i verbi in "mi", non potevo fare a meno di far viaggiare la fantasia e siccome ancora internet non c'era, saccheggiavo la libreria di casa in cerca dei miti greci che tanto mi facevano compagnia durante quei lunghi pomeriggi di studio. Scartabellando in qua e in là mi soffermai un giorno a leggere dei Titani, e, spulciando le note di una vecchia crestomazia di mamma ci trovai un riferimento ai Nefilim. Ovviamente rimasi attaccata al libro, tralasciando i miei doveri e questo fu quello che trovai.
Nefilim
Sono secondo la tradizione biblica degli angeli caduti sulla terra e non più puri. Giunti sulla terra si sarebbero uniti agli uomini e avrebbero così dato origine ad una nuova razza: la razza dei serpenti civiltà dei Nefilim . I giganti e gli eroi erano i figli degli angeli caduti? Sì, basti pensare alla mitologia classica: il figlio di un dio e di un uomo è generalmente un essere straordinario dotato di una forza sovra umana (Eracle) o immortali (Achille) o con conoscenze superiori all'uomo (Prometeo era un titano); erano insomma dei giganti, ossia più grandi degli uomini dove quindi il termine gigante non sta per uomini dalle dimensioni spropositate, ma per uomini con qualità superiori a quelle degli uomini. Ecco quindi chi erano i giganti e gli eroi di cui si parla in quel passo della genesi: "ibridi" nati dall'unione di uomini e Nefilim, la razza dei serpenti. I giganti vivevano sulla terra prima della venuta dei figli di Dio. Il fatto è che quella non fu l'unica volta in cui i figli di Dio si unirono con le "figliole degli uomini". Fin dalla sua creazione, l'uomo ha avuto a che fare con i Nefilim. Questa razza non è comparsa a sorpresa nella vita della nostra civiltà, ma da sempre sembra accompagnarci. Ma prima di addentrarci in questa, proviamo a dare una ipotetica descrizione di questi Nefilm.
L'antica letteratura giudaica attribuisce ai Vigilanti (Nefilim, Jedi, Annunaki,tutti sinonimi di una stessa civiltà) specifici tratti somatici: vengono descritti come esseri molto alti, di pelle bianca, con capelli bianchi lanosi, carnagione arrossata, occhi penetranti e volti di serpente; anche i testi mesopotamici ed altri racconti mediorientali sembrano confermare questa descrizione arricchendola con altri particolari come "razze di giganti" e confermando che le divinità, antenate della civiltà, erano anch'essi di statura "gigante". Dalla descrizione che i popoli antichi ci danno di questi strani uomini,possiamo azzardare l'ipotesi che non si tratti di esseri disumani. La descrizione sembra combaciare con quella di un occidentale, che mediamente è più alto rispetto ad uno asiatico o ad un mediorientale(pensando al XI millennio a.C.). Si tratta quindi di una civiltà differente da quelle che abitavano la mezzaluna fertile, una civiltà di cui non ci è rimasta traccia se non nei racconti di questi popoli, se non nei miti e nelle leggende che narrano di questi Nefilim. Le caratteristiche fisiche venivano accentuate per mettere in evidenza l'importanza che rivestivano questi uomini.
Il libro di Enoch racconta che gli Angeli caduti rivelarono all'uomo i segreti proibiti del cielo.Azazel "insegnò agli uomini a fare spade, coltelli, scudi e corazze efece conoscere all'uomo l'arte di lavorare i metalli". Altri Vigilanti sono accusati di aver addestrato i mortali in campi scientifici, quali l'astronomia e la geografia, l'arte di abbellire il corpo, addirittura insegnarono all'uomo come "abortire".
Penemu, infine, istruì l'uomo sull'uso di "inchiostro e carta". Dunque, più che una razza proveniente dal cielo, gli Annunaki (così erano conosciuti tra i Sumeri) sembrano essere una civiltà evoluta che esporta la sua conoscenza verso popoli meno evoluti, civilizzandoli e creando quindi un rapporto si subordinazione tra i due popoli. Prometeo è un esempio di questo rapporto che esisteva tra le due diverse civiltà mosso da compassione per la condizione primitiva delle popolazioni della mezzaluna, decide di rivelare ad alcuni popoli determinate conoscenze (rappresentate dal fuoco, ) Venne quindi punito dal suo popolo. Alcuni studiosi, come Zecharia Sitchin, credono invece che la natura degli Annunaki non sia terrestre e che siano degli alieni provenienti da un decimo pianeta, che periodicamente si va a collocare tra Marte e Giove: Nibiru. Possiamo definire Nefilim, quella civiltà che civilizzò i popoli africani e della mezzaluna fertile (non solo questi popoli, gli Annunakiarrivarono a civilizzare le civiltà precolombiane e i popoli asiatici),insegnando loro l'arte della conoscenza. Osiride era un Nefilim, così come lo erano Iside,Thot e Set. Dunque gli Annunaki erano i colonizzatori che Atlantide mandava nel mondo per civilizzare quella parte di umanità che era agli albori della civiltà.
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