Il-Trafiletto
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12/01/14

Doppio turno: Dalemiani e Bersaniani fanno fronda contro Renzi.

 Il doppio turno? "L’unico sistema che garantisce stabilità. E con la preferenza riuscirebbe a legare l’eletto all’elettore e cioè il Palazzo al territorio" Dalemiani e Bersaniani fanno fronda contro Renzi.

 Il leader del Pd non esclude un possibile accordo con il Cavaliere. «Mi vedrò con Berlusconi quando servirà per chiudere un’intesa che al momento non c’è, anche se siamo vicini»
Anche se la sola minaccia di un incontro possa essere utile per spaventare Alfano e fargli passare la voglia di tentare qualche bluff e di tirarla per le lunghe.
Non è un mistero che Forza Italia propenda per il modello spagnolo, che favorisce i partiti maggiori e quindi sarebbe l’ideale per il Pd, ma che taglierebbe le ali ai partiti piccoli. Che si metterebbero tutti di traverso a partire dal Nuovo Centrodestra di Alfano. Quindi l’interrogativo che si pone il leader Pd è che prima di sposare lo spagnolo bisognerebbe vedere che ricadute avrebbe tutto ciò sul governo. Non si può sapere in quel caso quale possa essere la reazione di Alfano, anche se Letta ha avuto da Renzi una garanzia sulla principale delle clausole di salvaguardia: fare insieme alla riforma elettorale anche quella del Senato, il che vuol dire ossigeno al governo fino al 2015. Ma andare in aula il 27 gennaio significa contingentare i tempi e chiudere la discussione con una proposta finale entro quella data. Renzi giovedì dovrà affrontare il primo delicato giro di boa, la Direzione, dove si troverà di fronte alla prima fronda interna di una sinistra fin qui divisa, ma che si sta riorganizzando.

Matteo Renzi
 Per capirne i movimenti bisogna fare un piccolo passo indietro. «Noi aspettiamo le motivazioni della Consulta e poi sferriamo il primo affondo, sulla legge elettorale. Parliamoci chiaro, il tema vero di scontro interno sarà quello», diceva tre giorni fa Enzo Amendola, uno dei segretari regionali di fede dalemiana e bersaniana; gli altri sono il molisano Danilo Leva, il toscano Ivan Ferrucci, sodale dell’ex segretario Andrea Manciulli (altro dalemiano), l’umbro Lamberto Bottini, il marchigiano Palmiro Ucchielli, il pugliese Sergio Blasi. Tutti quarantenni dell’era Bersani che ora dovranno cedere il posto alle nuove leve elette con le primarie da qui a fine marzo. La settimana scorsa il coordinatore della segreteria, il renziano Lorenzo Guerini, li ha convocati insieme a Luca Lotti, braccio destro del leader e responsabile organizzazione, per provarli a convincere su un election day il 16 febbraio per il rinnovo delle cariche in tutte le regioni. Ma in quella sede i due plenipotenziari di Renzi hanno toccato con mano le prime resistenze e la voglia di non darle tutte vinte al segretario.«Condividiamo l’esigenza di accelerare, ma teniamo conto che il passaggio tra gli iscritti non è solo formale e devono votare loro prima delle primarie aperte», è stata l’obiezione generale poi rilanciata da Gianni Cuperlo nel faccia a faccia col leader l’altro ieri. Tanto che anche questa pratica andrà risolta alla Direzione di giovedì prossimo. Ma la fronda che sta preparando il truppone dalemian-bersaniano sulla legge elettorale è insidiosa perché la compagine, al netto dei «giovani turchi» che stanno mostrando un atteggiamento più collaborativo, conta un centinaio di parlamentari. E si sta provando a riorganizzare, non solo attorno alla figura di Cuperlo, ma puntando anche su chi può rappresentare il salto generazionale, come l’attuale capogruppo Roberto Speranza. E con un occhio di riguardo particolare verso un personaggio per ora rimasto sullo sfondo, ma che potrebbe salire alla ribalta nei prossimi mesi, sempre che lo voglia, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Ecco, a parte Speranza e Zingaretti, tutti gli altri si ritroveranno in un vertice convocato da Cuperlo prima della Direzione, per inchiodare il segretario ad un sistema elettorale preciso, il doppio turno. «L’unico sistema che garantisce stabilità. E con la preferenza riuscirebbe a legare l’eletto all’elettore e cioè il Palazzo al territorio», dice l’ex responsabile giustizia Danilo Leva. E visto che ora il doppio turno è il preferito dagli alleati di Letta, la sinistra punta i piedi. «Ritengo fisiologico partire da un accordo di maggioranza e non capirei il perché di una riabilitazione gratuita di Berlusconi», è l’affondo di Leva.

29/12/13

Scosse di terremoto a Gubbio: 16 in due giorni

Altre scosse a Gubbio. Sono 16 in meno di due giorni, l' evento sismico è stato registrato dall'Istituto di Geofisica e Vulcanologia alle 2,56 a 7,8 km di profondità e ha avuto magnitudo 3,3. L'Ingv ne ha registrato un'altra alle 4,46 di magnitudo 2,4 e una di 3,3 alle 4,50. Con qeste le scosse dal 27 dicembre sono 16.
Quelle di stanotte sono le più forti dopo quella da 3,5 del 27 dicembre. La scorsa notte sono state avvertite sette scosse di terremoto .
La prima alle 21:39 di magnitudo 2.5, seguita da altre sei: 5 minuti dopo la mezzanotte (magnitudo 2), all'1:10 (magnitudo 2.2), alle 3:04 (magnitudo 2.5), alle 4:22 (magnitudo 2), alle 5 (magnitudo 2.4) e alle 6:58 (magnitudo 2.5).


Ieri mattina si sono registrati altre tre tre scosse, a quanto rilevato dall'Ingv, tra le 6 e le 8.30. In particolare, un terremoto di magnitudo 2.5 è avvenuto alle ore 06:58:53, un secondo di magnitudo 2.1 è stato avvertito alle ore 07:14:16 e un terzo di magnitudo 2.4 è stato registrato alle ore 08:31:58. Tutte le scosse hanno avuto epicentro in prossimità dei Comuni di Gubbio e Pietralunga. Quattro delle 33 chiese di Gubbio sono state dichiarate inagibili.

21/11/13

Le risorse finanziarie per la tutela e la manutenzione del nostro territorio vengano utilizzati per fare altre cose | Studio della cgia

La Cgia di Mestre, in seguito ad uno studio, sostiene che solo l'1% delle imposte ambientali pagate dai cittadini e dalle imprese italiane all'Erario e agli Enti locali è destinato alla protezione dell'ambiente, mentre il restante 99% va a coprire altre voci di spesa. A fronte di 43,88 miliardi di euro di gettito incassati nel 2011 (ultimo dato disponibile) dall'applicazione delle cosiddette imposte "ecologiche" sull'energia, sui trasporti e sulle attività inquinanti, solo 448 milioni di euro vanno a finanziare le spese per la protezione ambientale. 

Alluvione in Sardegna
La Cgia di Mestre sostiene anche che queste sciagure accadono anche perché non ci sono le risorse finanziarie disponibili per la tutela e la manutenzione del nostro territorio, soprattutto a fronte dei 43,88 miliardi di euro che vengono incassati ogni anno dallo Stato e dagli Enti locali dall'applicazione delle imposte ambientali, di cui il 99% finisce invece a coprire altre voci di spesa. I soldi ci sono, peccato che ormai da quasi un ventennio vengano utilizzati per fare altre cose", ha attaccato il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi. Insomma, tutta quella sequenza di imposte spesso sconosciute che paghiamo quando facciamo il pieno alla nostra autovettura, quando paghiamo la bolletta della luce o del gas/metano, il bollo dell'auto o l'assicurazione della nostra auto, non vanno a sostenere le attività di salvaguardia ambientale per le quali sono state introdotte. La cgia sottolinea che la selva di tasse ed imposte ambientali che grava sugli italiani è lunghissima. I tre grandi capitoli su cui insistono le imposte "verdi" sono: energia, trasporti ed inquinamento. Eccole nel dettaglio. Le imposte sull'energia Sovrimposta di confine sul gpl Sovrimposta di confine sugli oli minerali imposta sugli oli minerali e derivati Imposta sui gas incondensabili Imposta sull'energia elettrica Imposta sul gas metano Imposta consumi di carbone Le imposte sui trasporti Pubblico registro automobilistico (pra) imposta sulle assicurazioni rc auto Tasse automobilistiche a carico delle imprese tasse automobilistiche a carico delle famiglie Le imposte sulle attività inquinanti Tributo speciale discarica Tassa sulle emissioni di anidride solforosa e di ossidi di zolfo tributo provinciale per la tutela ambientale imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili.


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