Avatar: nasce una nuova era di comunicazione! Fin'ora fermi davanti al PC domani percorreremo migliaia di km.
C'è chi l'ha rinominata «
economia degli avatar»: perché se fino aal giorno d'oggi la
telepresenza era consentita grazie all'utilizzo di
software tipo Skype o
Cisco Systems con cui potersi
vedere e parlare anche a distanza di migliaia di
chilometri grazie alla
trasmissione di pacchetti dati sulla rete, rimenendo seduti o in piedi fate un pò voi, dinanzi ad un
grande schermo, che poi sia un pc o un iPad non importa, il futuro ci riserva la grande meraviglia di poterci
muoverci virtualmente in un
luogo lontano anche
migliaia di chilometri da dove in
realtà stiamo
seduti!
Potremmo definirla l'incarnazione del
hi-tech, resa possibile grazie all'incrocio tra
robotica e telecomunicazioni, su cui puntano ora svariate
aziende della Silicon Valley. Durante lo scorso
Ces di Las Vegas la Suitable Technologies di Palo Alto è stato presentato
Beam Pro, il modello pensato per il
mercato business: un
display da 17 pollici è posizionato a
160 centimetri d'altezza su due staffe collegate a una base dotata di
tre ruote, che consente a chi ne ha i
comandi da una postazione remota di
orientarlo in qualsiasi direzione, alfine di stabilire un
contatto faccia a faccia con l'
interlocutore in carne e ossa.
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"economia" degli Avatar |
L'
utente scruta l'ambiente attraverso due
telecamere grandangolari poste sulla
sommità della cornice del display e ascolta grazie a
sei microfoni in
grado di ridurre il rumore di fondo, mentre un
altoparlante ne diffonde la voce. Sia chiaro che può
spostarsi in qualsiasi direzione, con
un'autonomia di
8 ore e una velocità di 3 km/h,
comandando il proprio alter ego a
distanza grazie al
software che funziona su
pc e
Mac con
mouse, tastiera e addirittura un controller per i videogiochi di Xbox. L'
effetto per chi incontra uno di questi marchingegni all'inizio è straniante, ma una volta
stabilito il contatto con gli occhi dell'
interlocutore si comincia a parlare come si è abituati a fare su
Skype.
Il
vantaggio ovvio è di
potersi spostare ovunque in un ufficio o in casa, "
incontrando" altre
persone in carne e ossa oppure
incarnate in altri Beam, ma anche all'aperto, tanto che
Suitable Technologies ha dato una
dimostrazione sulla Strip di Las Vegas,
chiacchierando con pedoni sbigottiti.
«L'unico problema è che
Beam non ha le
braccia e quando un
lavoratore in remoto arriva davanti alla porta del mio ufficio per parlarmi gliela devo aprire», scherza il
Ceo Scott Hassan, che prima di gettarsi in questa impresa aveva collaborato con
Brin e
Page alla
creazione di Google e ha quindi goduto i vantaggi di essere tra i primi azionisti.
Il
settore su cui si erano concentrate finora le aziende che offrono
sistemi robotici di telepresenza è soprattutto quello della
sanità: ad esempio
iRobot, l'azienda divenuta famosa per gli
automi che aspirano e
lavano i pavimenti di casa, ha in carniere
Rp-Vita, un
robot con cui i
primari possono girare in corsia "visitando" virtualmente il paziente e parlando con l'
infermiere sul posto e mediante il quale i parenti possono
visitare gli anziani nelle case di riposo o tenere
sotto controllo i nonni che vivono a casa da soli.
Allo stesso modo
Vgo Communications propone
soluzioni simili, affiancando anche altre idee come lo studio in remoto, che consente agli
alunni con una gamba rotta,
disabilità o malattie più gravi di frequentare comunque la
scuola e i
compagni senza perdere lezioni e non isolandosi. Intanto anche l'Unione europea sta sperimentando questo tipo di
soluzione, con il progetto
GiraffPlus, in cui un robot monitora e accudisce sei anziani in Italia. L'
economia della telepresenza, in cui le persone possono
lavorare da luoghi lontani, era stata
teorizzata in un
articolo nel 1980 dal professore del Mit Marvin Minsky, che la proponeva come
soluzione per il nuovo millennio non solo per contesti professionali comuni, ma addirittura come strumento necessario per preservare vite in alcune situazioni particolari, come nel caso delle
centrali nucleari, forse anche perché scosso dall'
incidente di
Three Miles Island risalente all'anno prima.
Oggi però la
minaccia nucleare non è più la preoccupazione principale, quanto lo è invece la necessità di sviluppare il telelavoro per abbassare i
costi finanziari e per l'
ambiente che lo spostamento e i viaggi di
impiegati e manager comportano ogni giorno: il risparmio è così alto che nessuno è in grado esattamente di valutarlo, perché oltre alle ricadute dirette sul costo dei trasporti, ci sono anche quelle indirette sulla sanità, la qualità della vita e il traffico.
Il costante miglioramento tecnologico e l'abbassamento dei prezzi degli assistenti robotici dovrebbero dare un ulteriore impulso alla loro diffusione: basti pensare che il nuovo modello di
Beam costa
995 dollari contro i
16mila di quello precedente, e che a
fronte di robot da
35mila dollari al pezzo ci sono
proposte low cost, come il
Double, venduto sull'
Apple Store a
2.500 dollari e in grado di portare a spasso un
iPad con la nostra faccia. Ecco perché i dati dicono che il
mercato globale della
telepresenza e
videoconferenza che l'anno scorso valeva
2,26 miliardi dovrebbe superare i
5 miliardi alla fine del 2015 (secondo
Infonetics Research).
Le
società che vogliono spartirsi questa torta sono tante: oltre alle già citate
iRobot, Vgo, Double Robotics e Suitable Technologies, in campo ci sono anche
MantaroBot, Anybots, oltre ad
aziende come Cisco e Polycom. E molte altre società, come
Microsoft, Mars, Evernote, stanno acquistando i primi modelli per una
sperimentazione cui potrebbe seguire l'adozione della tecnologia in massa. Qualche problema esiste ancora, perché i
robot non possono ancora muoversi da un piano all'altro se una persona non li accompagna in
ascensore, né
stringere la mano o
impugnare oggetti, ma nell'epoca della
virtualizzazione di documenti e processi, la maggior parte è comunque in grado di aiutare.