Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta spedizioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta spedizioni. Mostra tutti i post

02/11/14

Anya e i biscotti per cani

Quando si dice avere le idee chiare: sapere ciò che si vuole e quello che vogliamo raggiungere non è una prerogativa solo degli adulti. Ci sono bambini che hanno ben chiari i propri obiettivi anche da piccoli. E' stato così per Anya, sei anni, che  ha dato vita ad una impresa propria: vende biscotti per cani fatti in casa, ed è un gran successo.

Anya e i suoi biscotti
immagine presa dal web

Infatti sta conquistando interesse da tutto il mondo. Anya Solomon-James diceva spesso a sua mamma che voleva soldi propri in modo da potersi comprare il gelato qualndo più le aggradava, e insistendo ha convinto la mamma ad aprire l'attività di vendita di biscotti per cani, così da poter realizzare il suo sogno.

Anya tutti i sabati cucina i biscotti, mentre la domenica si occupa  delle spedizioni e a volte anche delle consegne. La bambina, a dispetto di quanto si possa pensare,  segue attentamente e scrupolosamente tutti gli aspetti dell’attività, dall’aggiornamento della pagina Facebook a quello dei prezzi. Il successo dell’attività, battezzata “Anya’s Dog Treat Factory” è stato notevole, non solo con numerosi ordini e ma anche con richieste di informazioni da tutto il mondo, sorprendendo anche i genitori della piccola: “Non ci aspettavamo che la sua attività attirasse tanta attenzione. Pensavamo che già 50 ‘Mi Piace’ su Facebook sarebbero stati un risultato eccezionale”.

05/08/14

Il prezzo della felicità

Avete letto bene: la felicità si può comprare, basta sapere come. Elizabeth Dunn e Michael Norton ci guidano verso la nuova frontiera della spesa emozionale. 

LA FELICITÀ NON SI COMPRA! Sono in tanti che lo dicono, ma pochi ne sono davvero convinti. Per esempio, avete mai conosciuto qualcuno che abbia rifiutato un aumento di stipendio? Eppure, decenni di ricerche dimostrano che la relazione tra reddito percepito e felicità è sorprendentemente labile.

Uno studio condotto dalla Princeton University su quasi mezzo milione di americani nel 2010 ha dimostrato che, una volta raggiunto il tetto dei 57mila € di introiti annui, eventuali ulteriori guadagni non hanno alcun effetto sulla sensazione di felicità quotidiana Ciò che conta, infatti, non è tanto la quantità di denaro che riusciamo ad accumulare, quanto ciò che riusciamo a fare con la somma a disposizione. Numerose ricerche si sono occupati di recente di quali spese, grandi o piccole, ci rendano più felici: nelle prossime righe, scopriremo come comprare la felicità.
Il prezzo della felicità

Nel corso delle nostre ricerche abbiamo conosciuto Nicole Mantie, 37 anni, e suo marito Dean. Da tempo la coppia sognava un safari in Africa, ma nella casa che avevano comprato, il bagno era in condizioni pietose: gli animali esotici avrebbero dovuto aspettare. Dopo aver ascoltato alcuni amici magnificare una fantastica spedizione, però, decisero di fare una pazzia: al diavolo i sanitari nuovi. È facile etichettare come meno giudizioso chi sperpera soldi in un safari invece di investirli in necessari lavori di ristrutturazione: un decennio di attività di ricerca scientifica, però, rivela tutta l'insospettata saggezza di questa decisione. Studio dopo studio, è apparso chiaro che la felicità viene dall'acquistare esperienze, piuttosto che dall'impossessarsi di beni materiali. Perché?

Fare esperienze di solito ci porta a contatto con altre persone, mentre la fruizione di oggetti spesso avviene in solitaria. Una ricerca svolta dal College of Business della Stony Brook University, New York, ha addirittura dimostrato che, in termini di felicità procacciata, non c'è alcuna differenza tra un'esperienza fatta da soli e un acquisto materiale. Le esperienze, poi, sono molto più interessanti da raccontare. In uno studio, in particolare, ricercatori dell'Università del Colorado hanno scoperto che, se l'argomento trattato era l'acquisto di esperienze invece che di oggetti, coppie di estranei tendevano a dialogare con più soddisfazione e tutto sommato, ad apprezzarsi di più. Nicole ha riferito con trasporto di essere stata baciata da una giraffa durante il suo safari: anche chi adotta un approccio più cauto nel contatto con specie diverse da noi, dovrà ammettere che questo aneddoto tende a destare molto più interesse dell'installazione di un nuovo lavabo.(science)


26/11/13

Dipendenti Amazon trattati come fossero "robot"! La Bbc attacca duramente il colosso dell' e-commerce!

Si intravede tra un alluvione ed una tempesta di vento, il Natale spuntare all'orizzonte, così come migliaia di consumatori europei che come ormai capita da tempo, avranno, oppure staranno già ordinato online il regalo per i rispettivi coniugi, figli, figliastri e amici! Risultato, nei magazzini di Amazon è scattato il periodo di allerta massimo per le consegne. Bene, dira qualcuno, in tempi di crisi che si parli pure di lavoro, consegne, regali etc etc etc saremo dunque tutti contenti? Ma certo che... No!
Perchè ad affliggere l'azienda di Seattle condotta da Jeff Bezos sono venute fuori nelle ultime ore situazioni che riguardano strettamente il portafoglio e più di tutto la salute dei suoi dipendenti. Indovinate in quali Nazioni Europee? Germania e Regno Unito!
La questione che riguarda il rinnovo del contratto.
Centinaia di lavoratori tedeschi del colosso dell'e-commerce, impiegati presso i centri di distribuzione a Bad Hersfeld e Lipsia, sono infatti in sciopero e dal sindacato Ver.di è arrivato un avvertimento esplicito: "non sarà la prima volta che i dipendenti incroceranno le braccia prima di Natale se non saranno aumentati i salari". La richiesta avanzata ad Amazon è altrettato chiara, e riguarda l'equiparazione del contratto a quello dei lavoratori occupati nell'area delle vendite.
Dipendenti Amazon come robot
La società nordamericana, scrivono le agenzie, ha subito accettato di pagare i bonus di Natale, ma a quanto pare la concessione non è stata ritenuta sufficiente dalle parti sindacali (Ver.di rappresenta nel complesso oltre 5mila lavoratori fra il centro di Lipsia e quello di Bad Hersfeld) per chiudere la vicenda.

L'azienda, da parte propria, non sembra disposta ad ulteriori provvedimenti, convinta del fatto che i dipendenti in attività presso i suoi magazzini siano già pagati con il massimo della paga prevista dal contratto di settore.

Spedizionieri come fossero robot.
Ancora più problematica, per molti versi, la situazione scoppiata in mano ad Amazon in terra britannica. Il personale addetto allo smistamento di libri, Dvd, giocattoli e tutti gli altri prodotti dell'immenso catalogo del retailer americano sarebbe infatti a rischio di "problemi mentali e fisici" per l'eccessivo carico di stress a cui è sottoposto. Lo dice, con estrema dovizia di particolari, un'inchiesta condotta dalla Bbc , che ha infiltrato un suo giornalista (Adam Littler) fra le file degli addetti alle spedizioni.

Detto che Amazon arriva ad impiegare complessivamente fino a oltre 20mila persone nei suoi centri logistici nel periodo di massima punta qual è quello di Natale, nei centri inglesi e in particolare in quello di Swansea (in Galles) dove ha preso lavoro per sette settimane il giovane reporter i magazzinieri sono chiamati a prestazioni da super atleta: 11 miglia (oltre 15 chilometri) da percorrere a piedi nel corso del proprio turno di lavoro all'interno del gigantesco deposito da 75mila metri quadrati per trovare gli oggetti da inviare ai clienti, gestendo ogni singolo ordine in un tempo medio di 33 secondi.
 Il tutto sotto il controllo costante di uno scanner che guida gli addetti (2mila quelli impiegati in questo periodo) al "pick up" degli articoli a scaffale e ne registra tutta l'attività inviando apposita reportistica ai diretti responsabili. "Siamo macchine, siamo robot", queste le parole usate dall'inviato della Bbc per descrivere lo stato di alienazione a cui i dipendenti, a suo dire, sono sottoposti. A condizioni economiche, oltretutto, non particolarmente entusiasmanti: 8,25 sterline l'ora per il turno notturno (esteso fino a 10 ore e mezza) e 6,50 sterline per quello diurno.
La difesa di Amazon.
La denuncia della Bbc ha avuto estremo risalto nel Regno Unito anche grazie al parere di uno dei maggiori esperti britannici in materia di stress sul posto di lavoro, Michael Marmot, secondo cui "le caratteristiche di questo lavoro evidenziano un rischio di malattie mentali o di natura fisica". La difesa di Amazon, che nel Regno Unito ha investito circa un miliardo di sterline e creato circa 5mila posti di lavoro permanenti, è stata lapidaria: "la salute dei lavoratori è la nostra priorità numero uno", così recita lo statement ufficiale, "aderiamo a tutte le normative materia di lavoro e le ispezioni condotte nelle nostre sedi non hanno dato alcun riscontro negativo".

Gli standard prestazionali raggiunti dalla forza lavoro, fanno notare ancora dall'azienda nordamericana, sono alla base degli obiettivi di produttività cui sono chiamati i dipendenti assunti part time per affrontare il picco delle spedizioni natalizie. Direttamente contattati dal Sole24ore.com, i portavoce di Amazon Uk hanno di fatto respinto tutte le osservazioni mosse dalla Bbc, rifiutando "con forza l'accusa che l'azienda sfrutta i suoi dipendenti in alcun modo".

Sulla questione salari ci viene detto che a stipendi competitivi si aggiungono benefit in grado di far aumentare in media del 12 %, negli ultimi cinque anni, la paga base annuale. E precisato come un dipendente con due anni di servizio (non è quindi il caso dei lavoratori stagionaliù) guadagna 8,98 sterline all'ora per i turni di giorno e 10,78 sterline per un turno di notte (all'indirizzo www.amazon.co.uk /fcpractices c'è il dettaglio).

Quanto al rischio di malattie fisiche e mentali, Amazon ha pagato un esperto indipendente che ha visitato edifici e collaboratori e considerato simile ad altri ambiente lavorativi e non nocivo il sistema di raccolta delle informazioni delle attività degli addetti. E a supporto di tale tesi i portavoce hanno messo l'accento sul "tasso di sicurezza molto favorevole rispetto alle aziende dello stesso settore". Da aprile 2012 a novembre 2013, l'indice Riddor (Reporting of Injuries, Diseases and Dangerous Occurrences Regulations, parametro definite dalla UK Health and Safety Executive) è stato inferiore dell 40% rispetto alla media delle imprese appartenenti alla stessa industria.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.