Il-Trafiletto
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05/12/13

Perchè si dice: "andare a Canossa"?

Ed eccoci con un nuovo adagio, che però è caduto in disuso, forse anche perchè non si ha memoria del fatto storico. Perciò ho ritenuto opportuno riproporlo e far sì che possa in caso di necessità essere usato da noi tutti nell'ambito di una bella conversazione.
Andare a Canossa, chiedere umilmente perdono, sottometersi nel modo più incondizionato. Il castello di Canossa, nei pressi di Reggio Emilia, all'epoca delle lotte per le investiture, fu teatro dell'umiliazione di Enrico IV, re di Germania, poi imperatore, davanti a papa Gregorio VII, che lo aveva scomunicato.
Andare a Canossa
  Prima di essere ammesso alla presenza del pontefice, il re dovette attendere tre giorni, poi ottenere il perdono per intercessione della padrona di casa, la contessa Matilde. Cinque anni dopo, nel 1081, il re si vendicò togliendo alla contessa tutti i suoi diritti e gran parte dei beni. La frase Andare a Canossa venne usata per la prima volta da Emilio Castelar, presidente della Repubblica di Spagna verso la fine dell'Ottocento, stando a quanto asseriva lo stesso presidente. Castelar doveva provvedere ad alcuni vescovadi vacanti, per cui si mise d'accordo con il papa circa le nomine. Bismarck, che non condivideva l'atteggiamento di Castelar, gli indirizzò una lettera di rimprovero, cui il presidente spagnolo rispose che il suo comportamento era determinato dal fatto che lui doveva tener conto, nelle sue scelte, della religione dominante nella sua nazione, e concludeva: Anche voi andrete a Canossa. Va fatto rilevare però, che Castelar ricoprì la sua carica dal 9 Settembre 1874, mentre molto tempo prima, Bismarck, all'epoca del conflitto tra il Secondo Reich e la Chiesa cattolica, ebbe a dire, per esprimere il suo pensiero: Nach Canossa gehen wir nicht! (Noi non andremo a Canossa).

26/11/13

"Riniviate il voto o ve ne pentirete! Ho sette nuove testimonianze per rivedere il processo" | Apello finale di Berlusconi

Appello finale del Cavaliere, prima del voto sulla sua decadenza, con una lettera ai senatori Pd e M5s, dove li invita a riflettere e valutare bene prima di prendere una decisione. " Siamo avversari politici - è l'incipit - ma non deve venire meno il rispetto reciproco". Nel finale della lettera, scrive l'ex premier alzando il tono: "Non assumetevi una responsabilità che graverebbe per sempre sulla vostra immagine, sulla vostra storia personale, sulle vostre coscienze"
Inaugurazione nuova sede di Forza Italia

Alla fine sembra aver preferito l’appello epistolare all’intervento in Aula, pur non confermando se così ha davvero rinunciato a presentarsi a palazzo Madama mercoledì. Forse per l’ultima seduta da senatore. "Non lasciate che nella vostra coscienza, le convenienze politiche del momento, prendano il sopravvento sulla verità e sulla giustizia.", scrive il Cavaliere entrando nel dettaglio di quelle ormai famose «carte statunitensi» sulla base delle quali chiederà a Brescia la revisione del processo sui diritti tv per il quale è stato condannato. La lettera è il colpo di scena finale, insieme alla sintesi delle dichiarazioni del manager che attribuisce alla triangolazione tra «mister Agrama», «mister Gordon» e «mister Lorenzano» il meccanismo per la creazione dei fondi neri che gli vengono imputati. A chi gli chiede se oggi tornerebbe a votare per la conferma di Giorgio Napolitano al Quirinale, Berlusconi risponde limitandosi a dire che «non ho nessuna valutazione da fare alla domanda», ma è molto più netto nel rispondere a chi gli chiede se con il Colle ci sia stata una trattativa sulla ormai famosa agibilità: «Posso dire non solo che non c’è stato alcun patto, ma che non si è parlato di alcun salvacondotto né c’è stata contrattazione alcuna», scandisce il leader FI. Nessun passaporto diplomatico né ipotesi di lasciare l’Italia, assicura, negando di volere cercare «scappatoie» come, dice nel giorno della visita in Italia di Putin, incarichi diplomatici da parte di Paesi esteri, come la Russia. «Penso di aver dimostrato in tutti questi anni il mio amore per il mio Paese», dichiara Berlusconi che si dice «costretto a restare in campo» e promette per il futuro un dossier per raccontare «la vera storia del grande imbroglio dello spread». Cioè della molla che lo spinse fuori da palazzo Chigi. Ma la via epistolare al dialogo non sembra superare le barriere tra partiti. Roberto Speranza, presidente dei deputati Pd, manda a dire che «Berlusconi considera una vergogna la sua decadenza da senatore. Viceversa, va considerato un atto dovuto la decadenza di un uomo pubblico dopo una condanna definitiva passata in giudicato». «In altri contesti e con una diversa considerazione della res pubblica non ci sarebbe nemmeno bisogno di un voto del Parlamento: sarebbero intervenute dimissioni volontarie», sottolinea. «Questi tentativi estremi per sfuggire alla giustizia ci consegnano Berlusconi sempre più caimano e sempre meno uomo di Stato», è la censura dell’esponente Pd. Porte chiuse anche dal Movimento 5 Stelle. «Non rispondiamo alle provocazioni di Silvio Berlusconi. La sentenza è definitiva e ci apprestiamo ad applicare la legge. Andiamo oltre», dichiara la presidente dei senatori M5S, Paola Taverna, insieme a tutto il gruppo. «Dal primo agosto ad oggi sto vivendo i giorni più brutti della mia vita», confessa Berlusconi, per colpa di quel «fulmine a ciel sereno che nessuno poteva aspettarsi», ovvero la sua condanna definitiva. «Andrò fino in fondo - promette - per la revisione del processo e per il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo perché - spiega - voglio uscire da questo attacco per come sono e cioè come un cittadino esemplare che ha sempre pagato le tasse». Ancora 24 ore e si capirà anche se FI voterà contro la fiducia alla legge di Stabilità. Il che segnerebbe il passaggio ufficiale all’opposizione dopo lo strappo di Alfano.                                                                                                                                          fonte
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