Una
protezione speciale per il
nemico invisibile delle
mummie! Sarà colpa di
Indiana Jones, sarà anche colpa di
Tom Raider ma pare che tra mille
arcani segreti, dopo secoli trascorsi al sicuro nelle loro
tombe, un
nemico invisibile stia mettendo a rischio la
sicurezza delle
mummie nel momento in cui vengono esposte nei
musei:
funghi e
batteri, in grado di
decomporle in maniera rapida fuori dall'ambiente in cui si sono conservate per anni.
Oggi però i
ricercatori dell’Istituto per le Mummie e
l’Iceman dell’Eurac di Bolzano sono riusciti a trovare, e brevettare, un rimedio a tutto ciò. Si tratta di una teca particolare, una sorta di
vetrina stagna,
sigillata da una
cera a base
organica che tiene alla larga i
microrganismi e difende le
mummie da
umidità e
ossidazione.
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Teca speciale per le mummie |
L'idea di utilizzare questo
isolante speciale è stata di
Marco Samadelli, fisico dell'
Eurac che per anni si è dedicato alla
ricerca di un
sistema adatto a esporre le
mummie, e allo stesso tempo a conservarle in maniera corretta. “Sembra strano, ma questi due intenti talvolta vanno in direzioni diverse”, spiega
Samadelli, che sull'argomento ha condotto recentemente uno
studio con i colleghi dell'
Eurac.
Analizzando sette
mummie egizie custodite nei
Musei vaticani a Roma, i
ricercatori hanno dimostrato che quelle esposte nelle
sale, e quindi inserite all'interno di apposite
vetrine, sono molto più
deteriorate di quelle ospitate nei
sotterranei dei musei.
Oltre all’azione dei
microrganismi, spiega il
ricercatore, per conservare correttamente i reperti vanno infatti presi in considerazione anche la luce, l'ossidazione, gli sbalzi di temperatura e l’umidità, che contribuiscono al
deterioramento.
Per questo il sistema ideato da Samadelli non comporta solamente l'utilizzo della nuova
tecnologia isolante, ma anche dettagliate analisi che permettono di comprendere le condizioni della
mummia, da effettuare prima che venga chiusa nella speciale teca a tenuta stagna.
Allo stesso modo, va studiato il luogo dove sarà esposta, per registrare
oscillazioni di temperatura e
valori di umidità, pressione e
intensità della luce. Con questi dati i
ricercatori sono in grado di individuare i
parametri fisici e
chimici adatti alla sua conservazione e ricrearli all’interno della
teca speciale. La prima prima
teca realizzata in questo modo è stata quella di
Rosalia Lombardo, la
mummia bambina custodita nel
convento dei Cappuccini a Palermo, affidata alle cure di
Samadelli nel 2009.
Nell’ultimo anno, il
ricercatore si è dedicato invece alla
mummia della principessa Anna di Baviera, la figlia dell’imperatore Ludovico IV morta nel 1319. Il
comune tedesco di Kastl, proprietario della
mummia, ha chiesto infatti al centro di ricerca bolzanino
Eurac di realizzare la teca con la nuova tecnologia, ed ora la
mummia è tornata al suo posto nella
chiesa di Sankt Petrus, dove potrà essere ammirata al termine dei lavori di ristrutturazione della struttura, previsto per quest'anno.