Questo è quanto riportava, Radio Radicale, delle dichiarazioni del presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, tornando sulla Web Tax proposta dal Pd (lo stesso Boccia è primo firmatario) come emendamento alla legge di Stabilità e che si propone di mettere un argine al fenomeno dell'elusione fiscale dal parte delle big dell'hi-tech.
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«La proprosta francese di imporre l'Iva - aggiunge - è in linea con la nostra, che vedrà la luce nella legge di stabilità che ci apprestiamo a votare prima in commissione e poi in Aula con diversi emendamenti. A firma Fanucci e Carbone del Pd sostenuto anche da Sel con Boccadutri, oltre a Ncd e a tutti gli altri gruppi di maggioranza. Mi auguro che sostengano questa battaglia anche M5stelle e Fi».
Ma Raffaele Rizzardi, tra i massimi esperti in materia di Iva e componente del Comitato fiscale europeo, non concorda con l'esponente del Pd: «L'Iva è un problema Ue ed è già disciplinato nel senso che già si paga l'Iva del Paese del cliente privato. Dal 2003 per i provider non stabiliti nella Ue. A partire dal 2015 per quelli stabiliti nella Ue.
Ancora per un anno i provider stabiliti nella Ue pagheranno quindi l'Iva del loro Paese, ma non è inferiore al 15%». Il problema, secondo Rizzardi sta tutto da un'altra parte e non coincide affatto con quanto contemplato dal testo di cui si fa latore Boccia: «Il punto è fare pagare le imposte sui redditi, la partita Iva non c'entra per niente, anche per effetto del regolamento europeo 282/11 che esclude la presunzione di stabile organizzazione in presenza di una partita Iva. Quindi, occorre «considerare il server nazionale come una stabile organizzazione. Ma qui entra in gioco l'Ocse». (Al.An.)