Il-Trafiletto

09/12/13

“AdA” entra di diritto nella storia.

AdA, ovvero il primo acceleratore che ha fatto scontrare tra loro fasci di particelle, ha ottenuto un importante riconoscimento dalla European Physical Society (EPS): si tratta di un luogo storico. L’Anello di Accumulazione (AdA) fu realizzato a Frascati nel 1961 da un gruppo di giovani ricercatori supervisionati dal fisico austriaco Bruno Touschek ideatore un’iniziativa rivoluzionaria: cioè realizzare un anello in cui far circolare, accelerandoli in senso opposto, due fasci di particelle (elettroni e positroni), per poi successivamente farli scontrare e produrre, nelle collisioni, altre particelle. Lo stesso principio con cui funziona LHC, suo diretto gigantesco discendente, in cui però si fanno scontrare fasci di protoni.

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AdA primo accelleratore di fasci di particelle
L’anno dopo AdA si trasferì a Orsay in Francia al LAL (Laboratoire de l’Accélérateur Linéaire) dove fu possibile metterla alla prova a ben più alte intensità; tale trasferimento diede l’inizio della sperimentazione nella fisica delle collisioni tra gli elettroni e le loro antiparticelle, i positroni. In seguito presso i Laboratori Nazionali dell’INFN furono realizzati gli acceleratori Adone (1969) e Dafne (1999) che hanno dato contributi fondamentali allo sviluppo della fisica delle particelle elementari.

Pur avendo avuto una vita scientifica breve, AdA rimane una pietra miliare della storia della scienza perché è stata il capostipite di generazioni di acceleratori, oggi nel mondo se ne contano 30.000, che oltre ad aver aperto la frontiera della conoscenza dell’infinitamente piccolo rappresentano ormai un importante strumento nel mondo dell’industria e della medicina. Dopo oltre mezzo secolo, nell’anno del Nobel per la Fisica a Englert e Higgs, reso possibile grazie alle scoperte ottenute a LHC, AdA è stata inserita tra i luoghi segnalati per il loro interesse storico dalla European Physical Society (EPS). Un riconoscimento che quest’importante istituzione conferisce a luoghi e in questo caso macchine che abbiano avuto un ruolo particolarmente rilevante nella storia della fisica in Europa.

AdA è nata ai Laboratori di Frascati perché, allora, il terreno in Italia per la ricerca era fertile e la rinomata scuola italiana di Fisica ha fatto il resto .” Commenta Umberto Dosselli, Direttore dei Laboratori Nazionali INFN di Frascati: “Questa tradizione, che ci ha portato a dare contributi fondamentali alla fisica delle particelle, rischia di inaridirsi se non si danno ai giovani mezzi per essere in prima linea nella competizione scientifica internazionale.”“AdA fa parte del patrimonio scientifico dell'Italia e dell'Europa”, spiega Luisa Cifarelli, presidente (2011-2013) della European Physical Society e ora Vicepresidente, cui si deve l'iniziativa dei Siti Storici EPS. "Oltre al ben noto patrimonio artistico culturale e a quello ambientale, con questa iniziativa l’EPS mira a identificare un nuovo tipo di patrimonio dell'umanità: quello scientifico-culturale. Affinché le più importanti tappe nella storia e nel progresso della fisica vengano rese note al grande pubblico, in uno spirito europeo di identità e di collaborazione".

Toglietemi tutto ma non il mio albero!

Il Natale è alle porte e, nonostante la crisi, gli italiani non sono disposti a rinunciare ad albero, decorazioni e lucine colorate.
Secondo le stime del Corpo Forestale, infatti, saranno circa tra i 6 e i 7 milioni gli abeti venduti quest'anno durante il periodo natalizio, per un giro d'affari che sfiora i 150 milioni di euro. Secondo la Coldiretti, invece, gli acquisti per alberi e addobbi subiranno un calo del 10% rispetto gli anni passati e molte famiglie sceglieranno abeti di dimensioni più piccole o ricicleranno gli alberi sintetici. 

Ma vediamo alcuni consigli per un Natale Ecocompatibile: sia il Corpo Forestale sia Coldiretti consigliano di optare per un abete vero, prodotto in vivai o in coltivazioni specializzate ovvero create ad hoc per il periodo natalizio e che, inoltre, permettono a oltre mille piccole imprese agricole italiane di lavorare stagionalmente. All'acquisto accertarsi che l'albero riporti il certificato PEFC Italia ( il sistema di certificazione per la gestione forestale sostenibile). Consigliati i sempreverdi come cipresso e ginepro, rispetto gli abeti bianchi o rossi spesso provenienti dall'estero, proprio perché tipici del Mediterraneo e quindi maggiormente adatti e compatibili con il nostro ambiente.
Gli alberi sintetici, invece, poiché derivanti dal petrolio, sono una buona soluzione se si ha intenzione di utilizzarli per diversi anni, in caso contrario implicano accumulo di plastica ed elevati costi di smaltimento successivi.
Una volta acquistato l'albero va sistemato in un ambiente fresco, luminoso e lontano da fonti di calore; bisogna tenere la terra umida ed evitare di utilizzare addobbi troppo pesanti e prodotti sintetici, come spray colorati o neve artificiale. L'albero è un pianta viva, seppur addobbato, bisogna averne cura.
Trascorse le feste, sarebbe preferibile conservarlo in balcone o piantarlo in giardino, altrimenti consegnarlo ai centri di raccolta specializzati indicati dai vivaisti o dal Corpo Forestale Italiano. 

Alunni d’eccezione per classi digitali in continua crescita!

Alunni d’eccezione per classi digitali che proliferano in maniera esagerata! La classe digitale più recente è stata inaugurata due giorni fa, esattamente il 7 dicembre a Sassello, in Liguria. Pensate, soltanto due giorni prima ne era sorta un'altra a Piegaro, un piccolo borgo dell'Umbria che non conta nemmeno 4000 persone. L'11 dicembre toccherà all'istituto comprensivo di Fucecchio, nei pressi di Firenze, mentre giorno 17 verrà il turno di Pescara e a seguire, giorno 18 quella di Foggia. Stiamo parlando delle classi del progetto Smart Future di Samsung, che era stato già reso noto nel mese di giugno (vedi Galileo, "Smart Future, la didattica diventa digitale") e che è ormai entrato in piena fase operativa. Prima delle vacanze natalizie, infatti, saranno convertite in digitale in tutto ben 25 classi. Il che vale a dire tablet, lavagne interattive e-board, banda larga, supporto tecnico costante. Ma anche aggiornamento e training per tutti gli insegnanti oltre che vari test di nuove applicazioni.

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Classi digitali
Le regioni interessate in questa prima parte della sperimentazione sono 7: Lombardia, Liguria, Puglia, Toscana, Lazio, Umbria e Abruzzo. Si è deciso di iniziare da Milano, da una terza elementare dell'“Enrico Toti”, una piccola scuola al confine della città. Una classe scelta perché “difficile”. O meglio, perché presenta alcune caratteristiche per le quali la tecnologia potrebbe risultare particolarmente utile: è numerosa, con 27 alunni, e vi sono 13 bambini stranieri (alcuni sono arrivati quest'anno e tre non conoscono l'italiano); altri otto presentano dei disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa), come disgrafia e dislessia.

L'idea è proprio quella di privilegiare scuole complesse dal punto di vista dell'integrazione territoriale e della presenza di stranieri, o piccoli plessi che rischiano di chiudere. 
“Per questo progetto Samsung ha sviluppato tre tipi di suite di programmi: uno per la gestione della classe, uno per facilitare i bambini ipovedenti, uno per gli alunni con Dsa”, spiega Carlo Barlocco, Senior Vice President Samsung Italia. Il tablet dell'insegnante sarà una specie di cabina di regia, dalla quale è possibile visualizzare gli schermi di ogni singolo studente, attivare e disattivare funzioni, monitorare il lavoro e lo svolgimento dei compiti, inviare contenuti personalizzati e test. Quanto all'integrazione, esiste un kit di accoglienza studiato appositamente per gli alunni neofiti della lingua italiana.

I contenuti prettamente didattici, invece, restano competenza degli editori e degli sviluppatori di applicazioni dedicate alla didattica. E naturalmente dei docenti, e degli alunni.
“Il ruolo dell'insegnante è di valorizzare le potenzialità di ciascuno studente e il progetto è impostato per aiutare a sviluppare percorsi personalizzati individuali”, spiega la dirigente scolastica Elena Borgnino: “Il nostro obiettivo è offrire una didattica all'altezza dei tempi”. “Non nego che il progetto un po' mi spaventi, ma mi incuriosisce”, aggiunge una delle due maestre coinvolte, Laura Martignoni, 55 anni. “Non possiamo negare che i ragazzi ne sanno più di noi di tecnologia, ma proprio per questo bisogna collaborare con loro”.La prossima settimana, insegnanti e preside del Toti verranno formate e comincerà la vera e propria sperimentazione, che durerà circa due mesi.

A seguirla e a valutarla (sia in questa scuola che nelle altre) ci saranno i ricercatori del Cremit, il Centro di ricerca sull'educazione ai media, all'informazione e alla tecnologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “Per cominciare analizzeremo la percezione degli insegnanti e delle famiglie attraverso dei questionari”, spiega il direttore Pier Cesare Rivoltella: “L'obiettivo per ora è capire cosa si modifica nella classe quando si introduce la tecnologia”.


Dopo la delusione di settembre da Curiosity…ora tutta un’altra storia! Finche c'è speranza c'è VITA!

Dopo la delusione che fu annunciata nel mese di settembre, quando i dati rispediti a Terra da Curiosity avevano cancellato quasi del tutto l'ipotesi che esistesse il metano su Marte e conseguentemente, con ogni probabilità la possibilità di forme di vita, oggi pare tutta un’altra storia! Infatti le informazioni fornite dal rover spaziale, danno ad intendere tutt’altra storia. Almeno per quel che riguarda il lontano passato. Una serie di paper che sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science, esclusivamente dedicati all’analisi della formazione dei vari sedimenti marziani, suggeriscono infatti che in passato su Marte ci fosse stata la presenza di un lago, e che questo bacino d’acqua aveva tutte le caratteristiche necessarie perchè ci si potesse ospitare la vita.

A fare intendere tutto questo ci sono le analisi effettuate dal rover su delle rocce sedimentarie, oggetto di studio per Curiosity, situate nei pressi della Yellowknife Bay, nel cratere Gale. Quello che le rocce hanno evidenziato è questo: su Marte, circa 3,6 miliardi di anni fa esisteva almeno un lago, che si mantenne per decine se non centinaia di migliaia di anni.
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Bacino d'acqua su Marte?
Era formato prevalentemente di acqua dolce, scrivono i ricercatori del Mars Science Laboratory (Msl) della Nasa e dell’Imperial College London, era calmo e gli elementi chimici più comuni erano idrogeno, carbonio, ossigeno, azoto, zolfo e fosforo. Per gli scienziati un ambiente del genere avrebbe potuto ospitare forme di vita semplici come i chemiolitotrofi, batteri in grado di estrarre l’energia necessaria per vivere da rocce e minerali e presenti sulla Terra di prossimità di grotte e sorgenti idrotermali.

“E’ importante considerare che non abbiamo trovato segni di vita antica su Marte”, precisa Sanjeev Gupta, tra gli autori che hanno preso parte agli studi del team del Msl: “Quello che abbiamo scoperto è che il cratere Gale è stato in grado di ospitare un lago sulla sua superficie almeno una volta nel suo antico passato che potrebbe essere stato favorevole per lo sviluppo di vita microbica, miliardi di anni fa”. E al momento la caccia a ambienti marziani abitabili continua.


Android 4.4.1: nuove funzioni per la fotocamera del Nexus 5!

Google ha fatto sapere della disponibilità del nuovo software Android 4.4.1 per i dispositivi Lg Nexus 5. Tale aggiornamento provvederà a migliorare in maniera importante le prestazioni della fotocamera, che comunque sia fino a oggi non erano affatto idonee per un device da “numero uno” della classe.
L'ultimo recente Nexus, presentato a intorno la fine di Ottobre e l'inizio di Novembre, ha ricevuto il favore e la simpatia da parte della stampa internazionale. In effetti si tratta comunque di un ottimo smartphone Android, possiede uno schermo a 5 pollici tra i migliori in circolazione e, appartenendo alla serie Nexus, da garanzia di aggiornamenti al sistema operativo precisi e costanti.

Notevolmente migliorato Lg Nexus 4 sotto vari aspetti, e tra i tanti miglioramenti, abbiamo avuto modo di notare, giusto per citarne due, la memoria interna più grande e la presenza della rete 4G LTE. E' stato fatto un passo in avanti anche con la fotocamera, che su Nexus 4 era stata riconosciuta da più parti come mediocre. Tuttavia la falcata non è stata abbastanza ampia. Almeno, si spera, fino a oggi.

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Android 4.4.1 HDR+
La fotocamera che abbiamo potuto trovare su Android 4.4 non era poi così male, ma aveva dei problemi con il tempo di messa a fuoco, che risultava essere troppo lungo. Tanto per capirsi, se si scattava una foto tenendo il telefono perfettamente immobile il risultato era sicuramente ottimo; tuttavia è difficile rimanere sempre perfettamente immobili. I ritardi della messa a fuoco inoltre erano ancor più evidenti durante la registrazione video.

Per uno smartphone di media fascia risultati del genere sarebbero stati anche tollerabili, ma il punto è che Nexus 5 deve essere collocato tra i top di gamma, al fianco di Samsung Galaxy S4, Nokia Lumia 1020, Sony Xperia Z1 o di Apple iPhone 5S, tanto per citare alcuni mostri sacri. La situazione è destinata a cambiare. La Grande G ha fatto sapere tramite un post su Google Plus che l'aggiornamento ad Android 4.4.1 KitKat, disponibile da oggi, consentirà di usare al meglio la funzione HDR+ e che sarà in grado di dare risultati come quelli nella fotografia.

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Esempio foto con fotocamera Nexus5
HDR+ "consente di scattare fotografie grandiose nei contesti più impegnativi, dove c'è un netto contrasto tra luce e zone d'ombra e nelle situazioni poco illuminate". Il risultato che viene proposto è una media ponderata di una serie di foto che vengono registrate in appena 1/3 di secondo.
La società di Mountain View fa sapere che "la fotocamera avrà una messa a fuoco più veloce, specialmente nelle condizioni di scarsa luminosità, bilancerà più velocemente il bianco, per colori più reali, consentirà il pinch to zoom durante la modalità HDR+ e riduce il ritardo dello scatto".

La fotocamera su Nexus 5 da oggi sarà tutta nuova. Questa notizia, per quanto piacere possa fare, non è comunque una sorpresa. Infatti Google, dopo aver ricevuto le prime critiche, aveva prontamente fatto sapere a TheVerge che l'hardware del telefono "non ha niente che non va", facendo capire che si trattasse esclusivamente di una questione software.






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