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19/09/14

Sciami umani

Sciami umani

Se la comprensione dell'intelligenza di sciame batterica fornirà nuove armi alla lotta contro il cancro, anche gli sciami umani appaiono estremamente interessanti.


Ian Couzin, ecologo dell'Università di Princeton è uno dei massimi esperti di intelligenze collettive, sta applicando le stesse tecniche usate per creare modelli di sciami di locuste e banchi di pesci allo studio dei comportamenti delle masse.

"Le tecniche di tracciamento e modellazione sono le stesse, e utilizziamo lo stesso linguaggio informatico", spiega Couzin. "Determinando in che modo ci muoviamo e interagiamo dentro di una folla, possiamo mettere a punto simulazioni che riproducono aspetti importanti del comportamento collettivo, per esempio l'evacuazione di edifici", dice Couzin. Quest'approccio ha già dato i primi frutti: secondo un test condotto dalle università di Hull e Leeds, le persone sono più portte a seguire figure di riferimento se i leader agiscono in gruppo invece che isolati.

"La stretta prossimità rafforza l'autorevolezza reciproca", specifica Couzin. A differenza delle api e dei batteri, gli umani non si sono evoluti per la coabitazione in grandi gruppi. Quindi, una miglior comprensione del comportamento collettivo che abbiamo successivamente adottato può aiutarci a risolvere diversi problemi e lo studio di specie brillantemente portate alla vita in colonia può offrirci importanti benefici.

19/08/14

Notizie in breve | Curiosità in sintesi

Curiosità in sintesi
Un piazzista nel cervello 
È stata identificata l'area cerebrale che "si accende" quando ascoltiamo qualcosa che intendiamo condividere con altri. Psicologi dell'Università della California, a Los Angeles, hanno osservato che la giunzione temporo-parietale si attivava quando i partecipanti a un esperimento sentivano parlare di un'idea ritenuta consigliabile. Questo risultato potrebbe rivelarsi utile per i pubblicitari che devono scegliere il più efficace tra diversi messaggi promozionali.

Mistero extragalattico
Gli astronomi hanno rilevato quattro misteriose emissioni di onde radio da una sorgente posta oltre la Via Lattea. Le esplosioni, della durata di pochi millesimi di secondo, sono state osservate in dati memorizzati dal Radiotelescopio Parkes, in Australia. La loro causa resta ignota, anche se potrebbero essere attribuibili a una magnetar, una stella di neutroni caratterizzata da un intenso campo magnetico.

Umani, evoluzione in corso
II colera miete migliaia di vittime ogni anno, ma il corpo umano si sta attrezzando per combatterlo. I genomi di abitanti della regione del Delta del fiume Gange, in Bangladesh, un'area dove la malattia è endemica, sono stati confrontati con quelli di persone residenti nell'Europa nord-occidentale. L'esposizione al colera sembra aver modificato nel tempo il codice genetico della popolazione del Bangladesh per renderla più resistente all'infezione.(science)


01/07/14

I Neanderthal e i gattini su Internet

Tutti pensiamo all'uomo di Neanderthal come al cavernicolo per definizione: tosto, massiccio e in grado di vivere nel clima proibitivo dell'Europa durante l'Era Glaciale senza neppure una borsa dell'acqua calda.

I Neanderthal tramortivano i mammut, lottavano corpo a corpo con le tigri dai denti a sciabola e, se avessero avuto elenchi telefonici, li avrebbero strappati a mani nude. Inoltre, avevano un cervello di pari dimensioni rispetto al nostro e in alcuni casi perfino più grande.

Come mai allora, gli umani moderni, in meno di 40mila anni, sono passati dalle caverne alla pubblicazione online di foto del gatto di casa, mentre le competenze tecnologiche dei Neanderthal, nei loro 300mila anni di vita, possono riassumersi in uno zero tondo tondo? La risposta a questa domanda ha, in effetti, molto a che fare con le foto dei mici postate su Internet. In un documento pubblicato dalla rivista Proceedings of the Royal Society B, gli antropologi Ellie Pearce e Robin Dunbar dell'Università di Oxoford, insieme al paleontologo Chirs Stringer del Natural History Museum, hanno dimostrato che gli uomini di Neaderthal, benchè dotati di cervelli di grandi dimensioni, non erano tuttavia in grado di dedicare una quantità significativa di volume cerebrale ad attività riflessive.
I Neanderthal e noi umani moderni

Innanzitutto, più il corpo è grosso, più serve un cervello grande per farlo funzionare: i Neanderthal utilizzavano perciò più attività cerebrale per la semplice "manuntenzione" dell'organismo (respirare, camminare, etc etc etc). Poi, i Neanderthal avevano in proporzione occhi più grandi di noi: la dimensione dei bulbi oculari è fortemente correlata al volume cerebrale dedicato all'elaborazione dei segnali visivi. Date le grandi dimensioni oculari dei Neanderthal, è plausibile che il loro apparato visivo assorbisse una quantità maggiore rispetto agli umani moderni. I ricercatori ci ricordano che una vista acuta era particolarmente importante per questi ominidi, che si trovarono a vivere nell'ambiente rigido e crepuscolare del nord Europa. Questa ricerca si inserisce nel contesto di uno studio sull'evoluzione umana che mostra come l'intelligenza abbia a che fare, più che le dimensioni, con l'uso che si fa del cervello. In un altro studio pubblicato dalla stessa rivista, Jeroen Smaers e Christoph Soligo dell'Università College di Londra dimostrano che modifiche di parti del cervello dei primati stessi rispetto a variazioni del volume cerebrale complessivo.

E che c'entrano, direte, i gattini su Internet? A differenza dei Neanderthal, gli umani moderni dedicano funzioni cerebrali ad attività di networking sociale: sono in grado, cioè, di memorizzare e richiamare dettagli relativi a una cerchia sociale più vasta. Questo ci ha consentito di stringere alleanze e più ampio raggio, per scopi sia economici sia relazionali, e di sfruttare una gamma di risorse variegata. Internet sarebbe stato un concetto incomprensibile per Neanderthal, cosi come la nostra capacità di comunicare a grande distanza con persone che spesso non abbiamo neppure mai visto.(science)


23/11/13

Due virus mortali portati dai pipistrelli africani

Si tratta dei pipistrelli della specie Eidolon helvum, che sono molto diffusi in Africa continentale: questi animali sarebbero largamente infettati da due virus mortali, l'henipavirus e il Lagos bat virus.
Una popolazione di pipistrelli della frutta molto diffusi nell'Africa Centrale con due virus che potrebbereo anche diffondersi agli umani.
Pipistrelli

A quanto si legge nello studio della University of Cambridge e della Zoological Society del London Institute of Zoology, pubblicato sulla rivista Nature Communications, questi virus sarebbero presenti in una fetta abbondante della popolazione generale di questi pipistrelli della frutta. In particolare, il Lagos bat viru avrebbe infettato il 34 per cento dei pipistrelli e si stima che il 42 per cento sia stato infettato dall'hepanivirus. Gli scienziati hanno eseguito i loro test su oltre 2 mila pipistrelli in 12 diversi paesi dell'Africa, analizzando il Dna da campioni di sangue e tessuti. I pipistrelli della frutta sono spesso cacciati per la loro carne, e potrebbero quindi far passare i virus dai loro tessuti all'uomo. (AGI)
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