Il-Trafiletto
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15/08/14

Storia di Thumper

Thumper appena trovato
Non ho pietà per coloro che sono crudeli con gli animali, che fanno soffrire creature innocenti che non possono difendersi. La crudeltà verso gli animali è sintomo del tipo di anima che hanno le persone che la praticano.

Tre cucciolate di gattini indifesi sono stati lasciati morire in un cortile da una persona dal cuore di pietra. Ma grazie all’associazione PACT (People and Cats together) che ha ricevuto una segnalazione, i gattini sono stati salvati.

E salvarli è stata una missione. Giunti sul posto, un membro dell'associazione ha notato un piccolo gattino bianco e nero che stava lottando in alcuni cespugli. Il piccolo non poteva camminare o stare in piedi. Doveva trascinare le zampe posteriori, se voleva muoversi. Non c'era da perder tempo si doveva agire.


Thumper all'inizio della terapia
Il gattino, che è stato chiamato Thumper, come accertato dopo una visita  accurata fatta dai veterinari, era affetto da una disabilità  neurologica e non poteva camminare. A volte, molto raramente, possono guarire da soli. Per la maggior parte invece è una condanna a morte. Secondo i veterinari la probabilità che potesse riuscire a camminare era prossima allo zero.

Primi passi
Innanzi tutto Thumper doveva irrobustirsi. Poi è stato creato un girello che gli permettesse di irrobustire le zampe posteriori. In non molto tempo ha iniziato a muovere i primi passi e associando altre fisioterapie ha iniziato a stare sulle zampe da solo, non molto stabile ma almeno camminava da solo.

Con il deambulatore
Anche se in maniera un po’ goffa, è arrivato al punto di riuscire camminare da solo. Subito dopo questo percorso di riabilitazione Thumper è stato adottato da una famiglia che gli dona ogni giorno tanto amore.

 I volontari dell’associazione PACT non erano obbligati a tanto lavoro con Thumper ma grazie al loro incessante e smisurato aiuto oggi Thumper ha una casa ed una famiglia che lo ama. Sarebbe potuto morire tra i cespugli con la sua disabilità ed in totale solitudine, ma l’organizzazione di soccorso ha fatto in modo che non accadesse.


Primi veri risultati
Una vittoria




Indipendenza


Felicità

01/07/14

I Neanderthal e i gattini su Internet

Tutti pensiamo all'uomo di Neanderthal come al cavernicolo per definizione: tosto, massiccio e in grado di vivere nel clima proibitivo dell'Europa durante l'Era Glaciale senza neppure una borsa dell'acqua calda.

I Neanderthal tramortivano i mammut, lottavano corpo a corpo con le tigri dai denti a sciabola e, se avessero avuto elenchi telefonici, li avrebbero strappati a mani nude. Inoltre, avevano un cervello di pari dimensioni rispetto al nostro e in alcuni casi perfino più grande.

Come mai allora, gli umani moderni, in meno di 40mila anni, sono passati dalle caverne alla pubblicazione online di foto del gatto di casa, mentre le competenze tecnologiche dei Neanderthal, nei loro 300mila anni di vita, possono riassumersi in uno zero tondo tondo? La risposta a questa domanda ha, in effetti, molto a che fare con le foto dei mici postate su Internet. In un documento pubblicato dalla rivista Proceedings of the Royal Society B, gli antropologi Ellie Pearce e Robin Dunbar dell'Università di Oxoford, insieme al paleontologo Chirs Stringer del Natural History Museum, hanno dimostrato che gli uomini di Neaderthal, benchè dotati di cervelli di grandi dimensioni, non erano tuttavia in grado di dedicare una quantità significativa di volume cerebrale ad attività riflessive.
I Neanderthal e noi umani moderni

Innanzitutto, più il corpo è grosso, più serve un cervello grande per farlo funzionare: i Neanderthal utilizzavano perciò più attività cerebrale per la semplice "manuntenzione" dell'organismo (respirare, camminare, etc etc etc). Poi, i Neanderthal avevano in proporzione occhi più grandi di noi: la dimensione dei bulbi oculari è fortemente correlata al volume cerebrale dedicato all'elaborazione dei segnali visivi. Date le grandi dimensioni oculari dei Neanderthal, è plausibile che il loro apparato visivo assorbisse una quantità maggiore rispetto agli umani moderni. I ricercatori ci ricordano che una vista acuta era particolarmente importante per questi ominidi, che si trovarono a vivere nell'ambiente rigido e crepuscolare del nord Europa. Questa ricerca si inserisce nel contesto di uno studio sull'evoluzione umana che mostra come l'intelligenza abbia a che fare, più che le dimensioni, con l'uso che si fa del cervello. In un altro studio pubblicato dalla stessa rivista, Jeroen Smaers e Christoph Soligo dell'Università College di Londra dimostrano che modifiche di parti del cervello dei primati stessi rispetto a variazioni del volume cerebrale complessivo.

E che c'entrano, direte, i gattini su Internet? A differenza dei Neanderthal, gli umani moderni dedicano funzioni cerebrali ad attività di networking sociale: sono in grado, cioè, di memorizzare e richiamare dettagli relativi a una cerchia sociale più vasta. Questo ci ha consentito di stringere alleanze e più ampio raggio, per scopi sia economici sia relazionali, e di sfruttare una gamma di risorse variegata. Internet sarebbe stato un concetto incomprensibile per Neanderthal, cosi come la nostra capacità di comunicare a grande distanza con persone che spesso non abbiamo neppure mai visto.(science)


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