Il-Trafiletto
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08/02/14

Amore a prima vista? | Solo questione di memorie e ricordi passati!

Amore a prima vista? Solo questione di memorie e ricordi passati, con ogni probabilità un ricordo sbiadito della nostra memoria!

Il colpo di fulmine, l'amore a prima vista per l'appunto, pare che sia il risultato ultimo di un determinato momento accaduto in un tempo che fu, degno della trama di un Hollywoodiano film. Almeno cosi pare essere secondo quanto venuto alla luce da uno studio eseguito alla Feinberg School of Medicine della Northwestern University e pubblicato sul Journal of Neuroscience. In base alla ricerca, infatti, la nostra memoria si muoverebbe come un sapiente viaggiatore nel tempo che con dovizia e competenza, raccoglie frammenti del presente inserendoli in ciò che ricordiamo del passato.

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La memoria presente frutto del nostro passato
“Quando ripensiamo al primo incontro con il nostro partner attuale, ci sembra di ricordare questo sentimento di amore ed euforia” ha spiegato l’autrice dello studio Donna Jo Bridge, “Ma di fatto potremmo semplicemente star proiettando i nostri attuali sentimenti indietro nel tempo, al primo incontro con questa persona.”

E il processo non si limita a questo: i nostri ricordi si adattano a un ambiente in continuo cambiamento per aiutarci a sopravvivere, e ci aiutano ad occuparci di quello che è importante. Per fare questo, la nostra memoria cambia struttura e modifica gli eventi per creare una storia che stia bene con il nostro mondo attuale.

Secondo lo studio, questo continuo processo di editing avviene nell’ippocampo, una parte del cervello situata nel lobo temporale, che svolge un ruolo molto importante per la memoria a lungo termine e la navigazione spaziale. Nell’esperimento, 17 soggetti di ambo i sessi hanno studiato 168 immagini in cui potevano osservare alcuni oggetti con diversi sfondi, come ad esempio una foto scattata sott’acqua o una vista aerea di una zona rurale. Successivamente, quando è stato chiesto ai partecipanti di collocare gli oggetti nella posizione originale, ma su uno sfondo diverso, essi li hanno sempre inseriti nel posto sbagliato. Nella seconda parte dello studio, ai soggetti sono stati mostrati gli oggetti in tre diverse posizioni sullo sfondo originale, ed è stato chiesto loro di scegliere quale fosse la posizione corretta.

“I partecipanti hanno sempre scelto la posizione che avevano scelto nella prima parte dello studio” ha spiegato Bridge, “Questo mostra che il loro ricordo della posizione dell’oggetto era stato modificato per riflettere la posizione che ricordavano sul nuovo sfondo. La loro memoria ha aggiornato l’informazione presente nel vecchio ricordo.” L’intero esperimento è stato effettuato in uno scanner per la risonanza magnetica, in modo che gli scienziati potessero analizzare l’attività del cervello, oltre che tracciare i movimenti degli occhi dei partecipanti.

“A tutti noi piace pensare che la memoria sia questa cosa che ci permette di ricordare chiaramente la nostra infanzia e quello che abbiamo fatto la scorsa settimana” ha commentato Joel Voss, co-autore dello studio “Ma lo scopo della memoria è quello di aiutarci a prendere buone decisioni nel presente e di conseguenza, essa deve essere perennemente aggiornata. Le informazioni che sono rilevanti ora possono sovrascrivere quello che c’era in principio.”




15/11/13

Perchè si dice "fare un autodafè"?

Rieccoci qua, carissimi lettori, che seguite tutti i voli pindarici della mia vulcanica mente. Oggi ripensando ai tempi del liceo, mi sono ricordata di quando il professore di filosofia ci consigliò di leggere un interessante libricino scritto da Voltaire: "Candido".
Fu proprio durante la lettura delle avventure di Candido che mi imbattei in una di quelle ben note funzioni create dalla mente della Santa Inquisizione, ovvero l"autodafè".
Fare un autodafè si dice scherzosamente quando si fa il gesto di distruggere qualcosa, bruciandola, e con questo si mostra di voler rinnegare un'idea, un sentimento, un desiderio che si è avuto e a cui si è rinunciato.
Autodafè

In Spagna e nei domini dell'impero spagnolo, l'Auto da fè (atto della fede) era la proclamazione solenne di un giudizio pronunciato dal Tribunale dell'Inquisizione in una causa di empietà, apostasia o eresia. Per estensione, fu anche l'esecuzione del condannato, in seguio a questa sentenza o la distruzione, eseguita pubblicamente con il fuoco, di libri o oggetti candannati.
Il Sant'Uffizio dell'Inquisizione si recava in processione sul luogo designato per l'Auto da fè, generalmente una piazza con un palco su cui stavano i Sei. Questi indossavano una specie di tabarro (sambenito) e portavano in testa una mitra di cartone (coroza), sui quali erano dipinti diavoli tra le fiammi oppure croci di Sant'Andrea. La cerimonia, che attirava una folla immensa, iniziativa con un sermone dell'Inquisizione che invitava all'abiura. Se i colpevoli accettavano l'abiura, venivano assolti dalla scomunica e condannati solitamente a pene canoniche: sferza, prigione temporanea o perpetua, esilio, confisca dei beni parziale o totale. Se non abiuravano erano consegnati (relajados) al braccio secolare e condotti al rogo (quemadero). L'esecuzione avveniva in luogo e tempo diversi dall'Auto da fè. Quelli facevano una ritrattazione in extremis venivano strangolati prima di essere dati alle fiamme. Gli altri erano bruciati vivi.
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