Il-Trafiletto
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18/08/14

Donne o denaro, cosa preferiscono gli uomini?

Ricordate il film "Gli uomini preferiscono le bionde"?  Ebbene allora il quesito era appunto una scelta soggettiva, basata sui gusti personali e sul fascino che il colore biondo ha sempre avuto sul maschio alfa...Oggi invece, ci si chiede se gli uomini preferiscano le donne o i soldi.

Uno studio scientifico ha approfondito le reazioni cerebrali degli uomini quando si tratta di scegliere belle donne o soldi. L’esperimento, condotto in due parti, si basava sul mostrare ad un gruppo di uomi, delle immagini sfuocate di donne: essi dovevano scegliere se vedere l’immagine senza distorsioni oppure ricevere un compenso in denaro.

Durante questa operazione, con appositi sensori venivano analizzati gli impulsi elettrici nei loro cervelli. Nella prima sessione, ai partecipanti veniva fatto scegliere tra foto di belle donne e denaro, nella seconda la scelta era tra foto di donne sexy e denaro.

Se il risultato generale sembra mostrare una preferenza per le donne piuttosto che per i soldi (il che era forse prevedibile), accompagnata inoltre da un senso di soddisfazione più prolungato rispetto a chi sceglieva il denaro, per quanto riguarda la scelta tra donne belle oppure sexy il meccanismo è apparso ben più complesso.

 Nel caso delle foto sexy, il tempo di scelta tra la foto e il denaro è stato più lungo (tra due e tre volte), il che potrebbe fare pensare secondo i ricercatori ad un valore decisionale più elevato delle foto sexy e quindi ad una scelta più ponderata.

A me invece sorge una domanda: ma il denaro che potere ha sulle persone?



05/08/14

Rendi speciali i tuoi acquisti | Il prezzo della felicità

Rendi speciali i tuoi acquisti 
A volte, non soltanto procrastinare il consumo, ma anche limitarlo può renderci più felici. 

Per dimostrarlo lo studente Jordi Quoidbach ha chiesto ad alcuni appassionati di cioccolato di mangiarne in due diverse occasioni, a distanza di una settimana una dall'altra.

Dopo la prima volta, ad alcuni è stato chiesto di astenersi dal consumo di cioccolato durante i successivi sette giorni, altri sono stati congedati con un grosso sacchetto di dolciumi e con la raccomandazione di mangiarne il più possibile, mentre un terzo gruppo non ha ricevuto istruzioni. Alla seconda degustazione, il gruppo invitato all'astinenza è stato quello che ha provato più piacere assaggiando il cioccolato.

Questo semplice esperimento rovescia l'assunto secondo il quale più aumenta la disponibilità di qualcosa che ci piace, più siamo felici, mettendo in crisi una premessa fondamentale della moderna economia. Quanto osservato trova conferme nel mondo reale. Ricercatori dell'Università del Michigan hanno chiesto a un gruppo di automobilisti, possessori di auto di valore compreso tra 300 euro e 30mila euro, di ripensare alla loro più recente esperienza al volante del proprio mezzo e di quantificare il piacere di guida provato. L'esperimento ha dimostrato che non esiste alcuna relazione tra il valore dell'auto e il livello di divertimento sperimentato dal conducente. Quando invece è stato chiesto allo stesso gruppo di ripensare all'ultimo tragitto percorso per puro piacere, i proprietari dei modelli più costosi sono risultati molto più felici.

Un acquisto speciale di tanto in tanto, dunque, può effettivamente convertire la spesa extra in un supplemento di felicità. Sapere che consumare di più non ci rende automaticamente più felici, d'altra parte, può servire a farci riconsiderare le nostre strategie di spesa quotidiana.(science)




Compra ora, consuma poi | La felicità può comprarsi

Ciò che compriamo è importante, ma come lo compriamo è altrettanto decisivo. 

Spesso ci facciamo tentare dall'opportunità di usare la carta di credito in un negozio, o portare subito a casa un nuovo computer, rimandando a più tardi il pagamento, effettuabile "in comode rate mensili".

Indebitarsi, però, è una delle più gravi minacce per il nostro benessere psichico. Uno studio condotto su oltre 2mila soggetti da ricercatori dell'Università di Sheffield ha dimostrato che chi è gravato da debiti non garantiti è significativamente meno felice di chi vive senza chiedere prestiti. Chiediamo di rateizzare i pagamenti perché versare piccole quote ci sembra istintivamente preferibile: i neuroeconomisti hanno scoperto che quando ci separiamo da una somma di denaro, proviamo addirittura dolore fisico, che comprensibilmente tentiamo di evitare.

Osservando con uno scanner a risonanza magnetica alcuni acquirenti ai quali veniva comunicato un prezzo molto alto, scienziati della Stanford University hanno notato pattern di attività cerebrale perfettamente sovrapponibili a quelli prodotti quando ci schiacciamo un alluce. Se dilazionare i pagamenti non è una grande idea, dilazionare il consumo di quanto acquistato può amplificare le sensazioni piacevoli, consentendoci di pregustarle. Quando i ricercatori dell'Università di Breda, nei Paesi Bassi, hanno "misurato" la soddisfazione di mille turisti nelle settimane che precedevano e seguivano un vacanza, hanno rilevato che il massimo tono dell'umore veniva registrato prima della partenza.

Ricordare una bella esperienza può rendere felici ma l'attesa di viverla appaga ancora di più. Rimandare la gratificazione fa apprezzare maggiormente anche quanto acquistato: una ricerca pubblicata dal Journal of Consumer Research ha evidenziato come studenti ai quali veniva chiesto di aspettare anche solo 30 secondi prima di mangiare una barretta di cioccolato la gustavano di più di quelli ai quali era invece consentito abbuffarsi senza indugio. La secrezione di saliva, la famosa "acquolina in bocca", in effetti migliora il sapore del cibo.

Purtroppo, però, gli studenti costretti ad attendere hanno riferito ai ricercatori che avrebbero preferito evitare la dilazione, e di non ritenere di aver apprezzato di più il cioccolato. Il potere della gratificazione immediata, in questo caso, è stato più forte di ogni altra considerazione.(science)

Il tempo è denaro | La felicità si può comprare

Liz ha da poco avuto un bambino e si è ritrovata a trascorrere sveglia un gran numero di nottate. Dopo aver sperimentato tutte le possibili strategie scovate su Internet per mettere a nanna il piccolo, ha deciso di far intervenire l'artiglieria pesante: nella fattispecie, una signora, Claudia, diventata famosa perché sa come abituare al sonno qualsiasi neonato. 

Ma le consulenze di Claudia non sono a buon mercato: chiamarla per una notte costa all'incirca quanto quel fantastico impianto audio al quale Liz fa la posta da mesi. Ma insegnando al piccolo come addormentarsi, Claudia ha centrato un obiettivo impossibile per qualsiasi diffusore audio: ha trasformato le notti di Liz da veglie angosciose in ore e ore di appagante riposo. Molti dei nostri acquisti, compresi quelli piacevoli come un impianto di audiodiffusione, non ci cambiano la vita più di tanto in una giornata qualsiasi.

Il tempo è denaro
E' facile, però, sovrastimare i potenziali benefici  di un allettante nuovo gadget, amplificati dalle strategie di shopping comparativo, che presentano un impianto da dieci casse acustiche come incomparabilmente migliore rispetto a uno da sei casse e sicuramente meritevole di quei 200 euro si spesa supplementare. I ricercatori dell'Università di Chicago hanno scoperto che, quando proviamo a visualizzare il modo in cui queste differenze ci potrebbero migliorare la vita, tendiamo a ingigantire la sensazione di benessere procurata da quei quattro altoparlanti in più. Quando valutiamo un possibile acquisto, dunque, è consigliabile sottoporlo al "test del martedi": ovvero, pensare a come quell'oggetto cambierà il modo in cui trascorreremo una delle prossime, normali giornate infrasettimanali.

Lo studio ha dimostrato che questo semplice esercizio mentale elimina il rischio di sovrastimare l'impatto di quell'articolo sulla nostra felicità. Valutare come un oggetto cambierà il nostro quotidiano, infatti, trasforma una decisione relativa al denaro in una decisione relativa al tempo. Questo spostamento di accento nasconde un vantaggio: quando ci concentriamo sul tempo, invece che sulla spesa, tendiamo a dedicarci ad attività più piacevoli. In uno studio svolto in una caffetteria di Philadelphia, i ricercatori incoraggiavano i partecipanti a preoccuparsi di questioni relative al tempo, oppure al denaro.

Le persone invitate a pensare al denaro erano molto più portate a lavorare mentre si trovavano al caffè, mentre quelle indotte a pensare al tempo si dedicavano per la maggior parte alla socializzazione, una delle attività più soddisfacenti per gran parte di noi.(science)


03/07/14

La morale e i mercati

Cosa ci accade quando diventiamo attori di uno scambio commerciale? Quali sono i meccanismi alla base di questo deterioramento dei valori morali?

I SOLDI CORRODONO LA MORALE. 
Per secoli questa è stata ritenuta una verità assoluta, ma finora nessuno studio aveva fornito un'evidenza empirica a questa affermazione. Adesso un esperimento condotto da due economisti tedeschi e descritto in un articolo su Science, ha dimostrato per la prima volta che, in un contesto di mercato, gli individui tendono a mettere in secondo piano i propri valori morali in favore del guadagno. Per capire quanto siamo disposti ad abbandonare la nostra etica e mettere a tacere la nostra coscienza nel corso di semplici scambi commerciali, i due studiosi hanno condotto un test in cui alcuni individui dovevano decidere se salvare un topolino oppure lasciarlo morire ricevendo in cambio del denaro.

A tutti i soggetti veniva inizialmente mostrata la fotografia di un topo e un video che mostrava come l'animale sarebbe stato ucciso nel caso in cui l'individuo lo avesse deciso. Come merce di scambio è stata appositamente scelta la vita dei topi (che, senza questo esperimento, sarebbero stati tutti uccisi perché non più utili per la ricerca scientifica) allo scopo di stabilire quanto gli individui siano disposti a danneggiare altri esseri viventi, esterni al processo di scambio, per ottenere un vantaggio personale. "Il concetto di morale varia da cultura a cultura. Noi abbiamo deciso di usare il cosiddetto paradigma del topo perché c'è un consenso universale sul fatto che danneggiare gli altri in maniera intenzionale e ingiustificata è un'attività immorale. È una decisione drastica e irreversibile", afferma Armin Falk, professore di Economia all'Università di Bonn e autore dello studio. I due economisti hanno confrontato le decisioni individuali dei soggetti con quelle prese in mercati bilaterali e multilaterali, cioè in cui vi sono rispettivamente due o più individui che interagiscono come compratori e venditori.

Nel caso di studio individuale, ai soggetti venivano offerte due opzioni: non ricevere denaro e salvare un topolino oppure ricevere 10 euro ma optare per la morte del povero animale. "Questo ci è servito per fissare un punto di riferimento per la prevalenza dei valori morali nella popolazione di riferimento, composta da studenti dell'Università di Bonn. Questo trattamento ci dà informazioni sulla frazione di soggetti che sono disposti a uccidere un topo per 10 euro e prepara la scena per la nostra analisi di cosa accade negli scambi commerciali", dice Falk. Successivamente i due autori hanno studiato le interazioni in un contesto di mercato. In questo ambito i soggetti, divisi in gruppi di venditori e compratori, potevano contrattare un affare stabilendo continuamente prezzi di vendita, ma potevano anche astenersi dal commerciare. Tutti però erano consapevoli del fatto che, se entrambe le parti si fossero accordate e avessero effettuato lo scambio, come conseguenza un topo sarebbe stato ucciso.
La morale e i mercati

"La nostra scoperta fondamentale è che la percentuale di soggetti che sono favorevoli a uccidere un topo per una determinata somma di denaro è in senso statistico significativamente più alta in un contesto di mercato che nella condizione individuale. Nel nostro studio abbiamo mostrato un effetto causale delle istituzioni di mercato. Esse portano all'erosione dei valori morali nel senso che più topi vengono uccisi in confronto alla condizione individuale", afferma Falk. Mentre, infatti, nella condizione individuale solo metà dei soggetti ha accettato di sacrificare la bestiolina in cambio di 10 euro, la percentuale sale al 76 per cento in un contesto di mercato e il prezzo per cui si è disposti a prendere decisioni immorali si abbassa drasticamente al crescere dei componenti nel processo di scambio. La domanda sorge spontanea: cosa ci accade quando diventiamo attori di uno scambio commerciale?

Quali sono i meccanismi che stanno alla base di questo deterioramento dei valori morali? Gli autori hanno un'idea chiara in merito. "La nostra ipotesi chiave è che vi sia all'opera un meccanismo di condivisione della colpa quando effettuiamo scambi commerciali. Nella condizione individuale sei solo tu che prendi una decisione, In un contesto di mercato, invece, ci sono almeno un compratore e un venditore e lo scambio avviene solo se i due si accordano per commerciare e uccidere il topolino", ipotizza Falk. "Di conseguenza, la responsabilità e. i sensi di colpa possono essere condivisi. Inoltre, in un mercato multilaterale, i soggetti pensano che se non uccidono il topo qualcun altro potrebbe farlo al posto loro. Questo rappresenta un'ulteriore giustificazione o un meccanismo per attenuare la responsabilità". Un importante risultato ottenuto dai due studiosi corrobora questa ipotesi: se nel commercio non sono coinvolti valori morali (in un'altra fase dell'esperimento per esempio viene invalidato un coupon se lo scambio va a buon fine) le differenze tra la condizione individuale e quella di mercato tendono ad appiattirsi perché non entra in gioco il meccanismo di condivisione della colpa.

Tuttavia, in questo sconfortante scenario, possiamo anche trovare uno spiraglio di speranza. Vi è, infatti, una percentuale di individui che si è rifiutata completamente di commerciare la vita di un essere vivente per denaro. "Quando abbiamo iniziato il progetto pensavamo che avremmo dovuto offrire più soldi ai soggetti per convincerli a uccidere il topo, quindi sono felice di vedere che, almeno per qualcuno, 10 o 20 euro non sono sufficienti a uccidere un animale", confessa Falk. Noi tutti ci indigniamo di fronte a fenomeni come il lavoro minorile, lo sfruttamento dei lavoratori, i disastri ambientali e le cattive condizioni degli anima negli allevamenti, ma poi quando agiamo come consumatori scegliamo prodotti a basso costo anche se violano apertamente tutti i nostri standard morali. "Il vero messaggio del nostro studio non è che i mercati sono tutti marci o che dobbiamo abbandonare l'economia di mercato in generale, ma che noi come società dobbiamo pensare seriamente a dove i mercati sono appropriati e dove non lo sono", conclude Falk. "Il mercato da solo non correggerà questi aspetti, ed è qui che li politica deve entrare in azione".(science)



16/03/14

"Gocce" di notizie: 'Mea culpa', il libro scritto da Fabrizio Corona

"Non un pentimento" ma un percorso di "reinvenzione". Cosi' il coautore, lo scrittore Franco Bolelli, ha descritto il senso di 'Mea culpa', il libro scritto da Fabrizio Corona (sottotitolo 'Voglio che mio figlio sia fiero di me'), edito da Mondadori e presentato a Milano. L'ex agente dei vip si trova attualmente in carcere per scontare un cumulo di condanne e non era presente all'evento, ma per lui hanno parlato Bolelli e il fratello Federico. "E' ovvio che Fabrizio ha fatto tutto quello che ha fatto per il denaro - riconosce Federico Corona - ma c'e' molto che va salvato del suo passato". "E' stato un imprenditore, che ha dato da lavorare a molta gente, ed e' comunque una persona diversa, che ha imparato ad ascoltare la gente che gli sta intorno", ha proseguito il fratello. Il titolo originale, raccontano Bolelli e Federico, avrebbe dovuto essere 'Orgoglio', ma 'Mea Culpa', a loro giudizio, riassume meglio il senso del libro. Non perche' Corona si sia pentito della gran parte di quello che ha fatto; se c'e' qualcosa che rimpiange, dice il fratello, e' l'eccessivo orgoglio negli anni in cui viaggiava al massimo. "Non e' un pentimento, non e' un folgorato sulla via di Damasco - dice Bolelli - siamo piu' di fronte a una reinvenzione di se' stesso, un processo che il carcere ha aiutato.          fonte(AGI)

11/01/14

Il titolo "Miss gambe lunghe" va in Russia!

Il titolo "Miss gambe lunghe" va in Russia! Il titolo è stato assegnato alla splendida modella che è stata elettaMiss Gambe Lunghe” in Russia: le sue gambe infatti misurano 106 centimetri.
Il concorso che l’ha incoronata reginetta, le ha fruttato 2000 sterline, ma Anastasia Strashevskaya, la modella ha deciso di dare una parte del denaro ai genitori e il resto in beneficienza.

Anastasia Strashevskaya

Le sue gambe misurano ben 106 centimetri, e sono dunque di fatto le gambe più lunghe del mondo, o quasi, e la “titolare”, Anastasia Strashevskaya, una stupenda modella che ha ottenuto il titolo di “Miss Gambe Lunghe” in Russia, riuscendo a guadagnare anche un cospicuo premio di quasi 2 mila sterline.

La neo vincitrice, soltanto per un pelo ( si fosse depilata meno magari...) non è riuscita a battere la modella slovacca, nota negli anni ’90, Adriana Sklenarikova, la quale detiene il record mondiale per 20 centimetri in più di lunghezza.

Miss Gambe Lunghe”, ha 18 anni, è alta un metro e ottanta e pesa solo 52 chilogrammi: fin da subito, la giuria ha puntato sulla sua bellezza, ma soprattutto sulle sue gambe. Anastasia ha battuto ben 52 concorrenti, ma il futuro che vede per lei non è quello di modella, ma quello di avvocato: un lavoro che ha sempre sognato di fare fin da bambina e che vuole portare avanti con fierezza, continuando a studiare diritto civile. Le sue parole, in un’intervista sono state: “Il titolo di reginetta non voglio lasciarlo , ma so che il mio futuro è diventare avvocato e quindi continuerò a stare sui libri!” Riguardo al denaro ricevuto dal concorso di bellezza, come premio, la 18enne ha le idee chiare, affermando che parte della vincita andrà ai suoi genitori come regalo, mentre il resto andrà in beneficenza a bambini malati di cancro.

02/01/14

Bastano cinquemila passi per mantenersi in forma e risparmiare

Facciamo una vita sedentaria, sia per motivi di lavoro, sia per pigrizia, e sempre più è necessario cercare di mantenersi in forma facendo del movimento e mangiando sano. Se non si ha tempo e modo di frequentare una palestra, ma se l'aria aperta fa per noi, qualunque sia la stagione dell'anno, allora camminate!  Fare 5.000 passi ogni giorno, ovvero una passeggiata di circa 3 chilometri, aiuta a mantenersi in salute e a dimezzare il rischio di morte! A riferirlo è l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha messo in evidenza le conseguenze e i rischi per la salute di uno stile di vita sedentario. Secondo gli ultimi dati infatti, la sedentarietà provoca ogni anno 600 decessi solo in Europa e rappresenta una delle dieci cause di morte e disabilità in tutto il mondo.
Camminare

In particolare, vanno ricordati i danni derivanti dalle patologie cardiovascolari: la sola ipertensione provoca circa 240.000 morti l’anno, è responsabile del 47% delle cardiopatie ischemiche e del 54% degli ictus cerebrali. Camminare dunque è un vero e proprio elisir di benessere fisico, ma anche un modo per risparmiare denaro: lasciare l’auto a casa, per usare i mezzi pubblici e percorrere alcuni tratti a piedi, fa’ risparmiare mediamente 700 euro l’anno. Un fattore non da poco visto il tempo di crisi! Per capire esattamente quali regole seguire e con quale frequenza effettuare l’attività fisica in base all’età si può consultare l’opuscolo a vignette, dal titolo "Una passeggiata di salute", presentato al Senato in occasione del Convegno nazionale "Il ritratto della salute e la medicina dei sani: modelli di sviluppo e strategie di comunicazione", promosso dalla Simg (Società Italiana di Medicina Generale) e dall'Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione. “Diabete, cardiopatie, ipertensione, cancro, osteoporosi – ha detto Claudio Cricelli, presidente della Simg - sono le malattie croniche che colpiscono in massa gli italiani, legate proprio a stili di vita sbagliati”. Per prevenire tutte queste patologie e mantenersi in salute quindi basta percorrere appena tre chilometri, una passeggiata a passo sostenuto, ma costante. “La prevenzione è un diritto per ciascun cittadino ed è un obiettivo del nostro Sistema Sanitario Nazionale, tra i migliori al mondo – ha aggiunto Antonio Tomassini, Presidente della Commissione “Igiene e Sanità” del Senato e Presidente dell’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione – È necessario promuovere interventi per ridurre i principali fattori di rischio per le grandi malattie: fumo di sigaretta, alimentazione scorretta, sedentarietà e abuso di alcol. Per i danni diretti e indiretti che derivano da stili di vita sbagliati lo Stato spende circa 60 miliardi di euro ogni anno”. Ma oltre al movimento, bisogna prestare attenzione anche all’alimentazione: “La salute, infatti, si conquista e si conserva soprattutto a tavola, sin da bambini – ha aggiunto il dottor Cricelli – Il tradizionale modello alimentare mediterraneo è ritenuto oggi in tutto il mondo fra i più efficaci per la prevenzione ed è anche uno dei più vari e bilanciati. Dobbiamo rivolgere ai cittadini messaggi chiari, senza chiedere loro di stravolgere drasticamente le loro abitudini ma con consigli pratici da attuare nella vita quotidiana”. Insomma, ancora una volta, per mantenersi in salute è opportuno scegliere una dieta equilibrata e fare movimento con regolarità! Che aspettiamo a lasciare a casa più spesso l'auto?

15/12/13

La rivista americana “Forbes” lo inserisce sempre nell’elenco dei criminali «più ricchi del mondo»

Se da cinque anni la rivista americana “Forbes” lo inserisce sempre nell’elenco dei criminali «più ricchi del mondo», una ragione certo ci sarà. Il boss amante del lusso, Matteo Messina Denaro, di lui sappiamo che lo chiamano “Diabolik” o “Testa dell’Acqua” e i suoi lo venerano come una divinità.
Sulla vecchia carta d’identità risulta coltivatore diretto. Sconosciuto è il suo reddito ufficiale, come il suo volto. E' ricercato dal 2 giugno del 1993, e custodisce l’archivio segreto di Totò Riina. Conosce ogni dettaglio sulle uccisioni di Falcone e Borsellino ed è a capo di un impero di qualche miliardo di euro.
Matteo Messina Denaro

Dappertutto è un fantasma. Oggi ha più prestanome Matteo Messina Denaro nella provincia di Trapani di quanti ne abbiamo tutti gli altri boss di Cosa Nostra in tutta la Sicilia, amministratore delegato (di fatto) di aziende turistiche e agricole, vinicole e di ristorazione, di smaltimento rifiuti, calcestruzzo, movimento terra, grande distribuzione, di impianti eolici e fotovoltaici, di ospizi per anziani e case di cura. È proprietario di palazzi e negozi, è il ras degli appalti pubblici, porti, strade, edifici governativi. Sono affari di famiglia. Con la sorella Patrizia. E con il nipote Francesco Guttadauro, il figlio del messaggero “numero 121” in quel ministero delle Poste che aveva messo su Bernardo Provenzano con i suoi pizzini che viaggiavano da una parte all’altra dell’isola. Il nipote prediletto manteneva i contatti con la mafia di Corleone, una sorta di addetto-stampa dello zio. Al quinto posto per pericolosità appena dietro a Osama Bin Laden prima della sua morte e a gangster russi e a narcos messicani (è sempre il magazine Usa a stilare la graduatoria), l’ultimo dei boss siciliani, figlio del campiere (guardia privata di una tenuta agricola) dei latifondisti D’Alì di Trapani, da giovane scavezzacollo che andava in giro su una Porsche ed esibiva Rolex, con la maturità — ha compiuto 51 anni il 16 aprile — e la responsabilità di tenere in piedi una Cosa Nostra in crisi di vocazioni si è trasformato in un grande manager al servizio del popolo mafioso e di se stesso. Un uomo di successo. Anche in tempo di crisi. Come è diventato un Paperon de’ Paperoni l’imprendibile Matteo Messina Denaro? Grazie agli amici che lo adorano e che fanno tutto per lui. Come uno degli arrestati di ieri in un piccolo paese fra Marsala e Trapani, dove Michele Mazzara è conosciuto come “il Berlusconi di Paceco” per quanti “piccioli” faceva girare insieme alle sue ruspe che sono entrate perfino nel carcere dell’Ucciardone. O come Aldo Licata, di Campobello, che concedeva pacchetti di voti — “Onda Nuova” il suo movimento politico — al migliore offerente, centrodestra e centrosinistra, prima all’Mpa dell’ex governatore Raffaele Lombardo, poi a Gianfranco Micciché di Grande Sud, poi ancora ai Democratici Riformisti Siciliani dell’ex ministro Totò Cardinale. Questo Licata è nipote di Carmelo Patti, mister Valtur che ha ancora i suoi alberghi sotto indagine, i giudici hanno appena chiesto il sequestro del suo patrimonio che è calcolato sui 5 miliardi di euro. Il sospetto è che Matteo Messina Denaro abbia più di qualche interesse anche da quelle parti.Come negli appalti che nel 2004 si erano aggiudicati i suoi compari per l’America’s Cup alle isole Egadi. Come è infilato nel business di Vito Nicastri, il re dell’eolico in Sicilia, «il signore del vento» (definizione del “Financial Times”) al quale qualche mese fa hanno sequestrato un miliardo e 300 milioni di euro, 43 società, 98 immobili, 7 auto e 66 fra conti correnti, titoli e fondi d’investimento. A quanto pare, se così stanno le cose, “Testa dell’Acqua” è veramente ricco come sostiene “Forbes”. E anche veramente protetto. Gli danno la caccia ma non riescono mai a prenderlo. Ci vanno vicino, sentono il suo odore, ma lui non si fa acchiappare. Dal giugno del 2010 i servizi segreti hanno messo una taglia su di lui: un milione e mezzo per chi lo fa catturare. Fino ad ora, nessuno ha parlato. Nemmeno quel Giuseppe Grigoli, Pino, che è all’origine della sua fortuna, uno che nel ‘74 aveva una bottega di generi alimentari e dichiarava al fisco 3 milioni ma che qualche anno fa — quando l’hanno preso — aveva sette supermercati nella Sicilia occidentale e beni per 700 milioni di euro. Tutta roba di Matteo. Adesso, in famiglia, sembrano preoccupati che Pino possa «cantare». La residenza ufficiale di Pino Grigoli è Mazara del Vallo, via lungomare San Vito numero 167. A meno di dieci passi dalla sua villa c’è una palazzina a due piani con un citofono e una scritta: Sea-MeWee3. Dentro la palazzina arrivano i dati di un cavo lungo 39 mila chilometri che collega Asia, Medio Oriente ed Europa. È uno dei nodi dei terminali della Sparkle Telecom dello scandalo Datagate, quello delle rivelazioni dell’ex tecnico dell’Nsa e della Cia Edward Snowden. Cose che succedono in Sicilia. Gli 007 che spiano tutto il mondo sono vicini di casa di Pino, l’uomo legato a uno dei più grandi latitanti del mondo.
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