19/05/14

Superbatteri | Quando il gioco si fa duro...meglio usare armi biologiche!

Quando il gioco si fa duro...meglio usare armi biologiche! Un'altro approccio possibile per fare fronte alla resistenza dei superbatteri, è quello di sfruttare la naturale aggressività batterica, canalizzandola contro i batteri stessi.


Alcuni bioingegneri, diretti da Jim Collins dell'Università di Boston, hanno scoperto che è possibile innescare una serie di eventi capaci di "spingere al suicidio" i patogeni: l'esposizione a una sostanza chimica, l'idrossiurea, induce infatti i microorganismi a produrre molecole autotossiche. Secondo Collins, potrebbe essere questo il futuro delle terapie antibiotiche. "La fase successiva sarà la somministrazione sotto forma di molecole tanto piccole da agire nella fase terminale della catena di eventi che conducono al suicidio batterico".
Idrossiurea
(immagine dal web)

Anche virus biologici potrebbero essere messi in campo nella guerra contro i microorganismi patogeni, in quanto si attaccano ad una cellula e iniettando al suo interno materiale genetico, utilizzando la coda come ago ipodermico. Il DNA virale trasforma poi il sistema cellulare batterico in una "fabbrica di virus", che produce nuovi microorganismi pronti a irrompere dall'ospite per attaccare altri batteri.

"I batteriofagi possono essere utilizzati per dare vita a squadre speciali antibatteriche e fare pulizia di qualunque patogeno scampato ad altre terapie", prosegue Collins. Negli ultimi anni gli scienziati hanno lavorato senza sosta alla ingegnerizzazione dei batteriofagi, sia come antibatteri autonomi, e sia come coadiuvanti degli antibiotici, e forse presto vedremo i risultati.

Un'altra possibile soluzione di recente sperimentata sempre da Jim Collins e dal suo team, è quella di modificare il metabolismo dei batteri, per renderli nuovamente sensibili ai farmaci esistenti. Il particolare fenomeno oggetto di indagine è stata la produzione di ROS (specie reattive dell'ossigeno) che include molecole come il superossido e il perossido di idrogeno: sono scarti naturali della normale attività metabolica che però, in grandi quantità, possono uccidere la cellula. I prossimi passi in questo filone di studi prevedono il potenziamento dei modelli metabolici utilizzati su scala genomica e l'estensione delle sperimentazioni anche su altri tipi di batteri. (science)
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