05/03/14

MERENDINE: Snack con additivi | Casi di iperattività nei bambini

Additivi nelle merendine causano iperattività nei bambini I cultori dell'alimentazione naturale potrebbero dire: «Noi lo abbiamo sempre sostenuto». Infatti, nessuno può negare che naturisti e promotori del biologico denunciano, da oltre 30 anni, che alcuni additivi contenuti in bibite, snack e merendine possono scatenare iperattività e capricci nei bambini. 


Lo conferma uno studio dell'osservatorio indipendente britannico «Food Commission» secondo le cui risultanze gli additivi hanno la caratteristica di scatenare gli effetti negativi cui abbiamo accennato in un bimbo su quattro. La ricerca non è venuta per libera scelta dell'Osservatorio ma solo dietro le proteste di un gruppo di genitori che si erano allarmati per le reazioni mostrate dai loro figli dopo che questi avevano assunto alcuni tipi di bevande, dolci e patatine.
Maschi e fertilità
Fino a qualche tempo fa si credeva che l'orologio biologico - parliamo di fertilità - scattasse nell'uomo in età molto avanzata. Le cose non stanno esattamente così: un'indagine americana, portata avanti da un'équipe della University of Washington, ha dimostrato che la fertilità maschile inizia a scendere dopo i 35 anni per avere poi un vero e proprio tracollo dopo i 40. Secondo l'urologo Narendra Singh, che dirige il gruppo di ricercatori, intorno ai 40 anni il Dna delle cellule dello sperma è più esposto a danni.

Pericolo acqua
A leggere i dati di una ricerca norvegese, eseguita da Lars Stene dell'ospedale universitario Ulleval di Oslo su 314 bambini, anche l'acidità dell'acqua potrebbe entrare nella genesi del diabete di tipo 1, colpisce 20 mila bambini in Italia e si manifesta durante l'infanzia o l'adolescenza, che determina la dipendenza dall'insulina già in giovanissima età. E veniamo ai fatti: il Ph dell'acqua è neutro, cioè 7. Ma se si abbassa fra 6,2 e 6,9, diventando acido, il rischio diabete salirebbe quasi quattro volte di più rispetto a chi beve acqua a bassissima acidità. Lo studio, pubblicato sulla rivista "Diabetes Care", è stato condotto prendendo campioni di acqua dai rubinetti di casa di 64 bambini diabetici e 250 sani. Il responso è stato chiaro: dai rubinetti di chi era malato usciva acqua più acida. Gli esperti precisano di non volere mettere sul banco degli imputati l'acqua, ma ritengono che un basso ph deriverebbe da alterazioni del terreno su cui si trovano le falde acquifere in questione. In pratica l'acqua acida potrebbe essere il risultato di una caratteristica composizione minerale dell' ambiente oppure determinare una modificazione della flora batterica e dei virus presenti. E potrebbe essere proprio un'infezione virale a distruggere le cellule beta del pancreas, quelle che producono l'insulina.

Vitamine in pillole? Sono inutili
Quelle che sembravano, fino a ieri, alleate formidabili del benessere psicofisico, un rimedio contro le malattie e un aiuto per tenere lontani infarto o cancro sono solo una perdita di tempo e di soldi. Questo è quanto sostiene l'università di Oxford, una tesi che rischia di infliggere un duro colpo a un settore che solo nel Regno Unito ha un giro di affari che tocca i 550 milioni di euro l'anno. Le risultanze provengono dal programma «British heart protection study»: ha avuto una durata di 5 anni e vi hanno partecipato 20 mila volontari. La sentenza? Pillole giornaliere a base di vitamina C, E o betacarotene non hanno il minimo effetto sulla prevenzione del cancro, delle patologie cardiache o sul declino delle funzioni cerebrali.

Polveri killer
Una ricerca finanziata dalla Commissione Europea su 26 città dell'Unione più Tel Aviv, Israele, per verificarne i livelli di smog, offre un quadro preoccupante. Intanto a Roma, per l'aria inquinata si muore di più che a Londra e a Parigi. Sotto accusa le cosiddette polveri sottili, soprattutto il pm l0, una miscela micidiale prodotta dalla combinazione dei gas di scarico dei motori con le particelle che si trovano in sospensione nell' aria. A Roma la concentrazione di pm l0 è superiore ai 20 microgrammi per metro cubo, a Parigi scende a 11,7 e a Londra a 5,9. La misurazione parte da 20 microgrammi per metro cubo perché sarà il limite previsto dalla Commissione Europea a partire dal 2010. Roma, unica città italiana dell'inchiesta, si colloca al sesto posto della speciale classifica, preceduta da Bucarest, Tel Aviv, Cracovia, Celije (Slovenia) e Siviglia.
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