22/03/14

La pianta chiamata Cynara: Il carciofo

Il carciofo è una pianta della famiglia delle Asteraceae coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale. La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai greci e dai romani. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo. Dopo l'acqua, il componente principale dei carciofi sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le fibre.
I minerali principali sono il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio. Tra le vitamine prevale la presenza di B1, B3, e piccole quantità di vitamina C. Il suo contenuto calorico è molto basso:solo 22 Kcal per 100gr di parte commestibile. Il carciofo è consigliato in particolare per risolvere o alleviare alcuni problemi di salute o fisici, e tra questi la cellulite per le proprietà sue diuretiche; l'ipertensione, grazie al suo contenuto in potassio che regola e riduce la pressione arteriosa; il diabete, per l'elevato contenuto in fibra solubile e alla presenza di zuccheri consentiti ai soggetti diabetici, come l’inulina; il colesterolo, per effetto della sua azione anti-trigliceridi e anti-colesterolo LDL (o “colesterolo cattivo”), mentre fa aumentare il colesterolo HDL (o “colesterolo buono”). La medicina naturale e la fitoterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistifellea e del fegato, delle dislipidemie, della dispepsia non infiammatoria e della sindrome dell'intestino irritabile. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e flatulenza. La sua attività depurativa (derivata dall'azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa sì che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi. Nonostante le sue proprietà benefiche, anche per questo ortaggio non mancano le controindicazioni. Il carciofo non è consigliabile in presenza di calcolosi biliare e per le donne in periodo di allattamento (in quest’ultimo caso perché potrebbe interferire con la secrezione lattea).
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