Il mondo “pallonaro” dimentica facilmente i suoi eroi rilegandoli al termine della loro era nel breve volgere d'una notte: la regola è irremovibile, la sentenza tuona per l'allenatore livornese che tra pochi rimpianti e molti “se” e altrettanti “ma” lascia la panchina rossonera con qualche velenosa “cinguettata” al fido messaggero twitter. Eppure non più tardi di due anni e mezzo fa veniva portato in trionfo al termine della sua prima stagione alla guida del Milan, insignito di riconoscimenti come il più giovane mister tra i più prestigiosi ed inarrivabili in Europa.
Clarence Seedorf |
E pensare, ironia della sorte, che fu proprio lui a rifiutare sulla soglia dell'altare alla sua primiera promessa sposa. Era estate, il sole faceva capolino, e c'era il cuore “de Roma” che pulsava forte solo per lui. Sliding doors, porte che si aprono e tante altre che si chiudono, decidendo in un istante il futuro che sarà. L'identico destino che gli ha portato in dote gloria e denaro, ora gli ha voltato le spalle, anzi si è materializzato nel volto di un giovanotto, juventino rampante per ora sotto altre spoglie, che meno di una settimana fa ha inferto a lui e al Milan l'umiliante quaterna.
Il calcio ha necessità di eroi e la sua faccia triste ormai mal si conciliava con i propositi di rivincita del grande condottiero e della sua madamigella. Ed è in questi momenti che fa la sua comparsa “Lothar” Galliani, il pensionato miliardario il cui viso durante l'incontro con il “menestrello” Sassuolo aveva superato la soglia del dolore per raggiungere le praterie sconfinate e tetre della rassegnazione, alla fine s'è arreso. Così, seguito e scortato da un coro di consensi di popolo e di stampa che ha pochi riscontri nella storia recente, si conclude l’era del baldo Allegri e s'è giunta quella del cavaliere Seedorf, il predestinato.
La sceneggiatura del suo arrivo è scritta con mani sapienti e interpretata da attore consumato dallo stesso protagonista: il sobrio arrivo in elicottero sul campo del Botafogo, la corsa verso Milano, l'ingresso nello stadio di San Siro da angelo nero che torna laddove la sua storia d'amore (titolo preso in prestito dalla fida Gazzetta) era iniziata. Persino i perfidi cronisti sportivi hanno percepito l'atmosfera, dispensando voti d'eccellenza ai rossoneri che hanno sconfitto la resistibile armata dello Spezia. E la coreografia è destinata a riservare altre sorprese al debutto sul campo dell'olandese volante. Seedorf in questa macchina mediatica ci sta come pochi altri. Un campione che ha saputo costruirsi un'immagine manageriale sin da quando le trecce ornavano la sua criniera ora nullo crinita.
Intelligente, preparato, capace di usare con proprietà le molte lingue che parla, ha sempre offerto di sé il volto di un leader, dentro e fuori dal campo che sa ciò che vuole e va dritto allo scopo. Quello che si chiama un leader naturale nello spogliatoio, attento a non confondersi con i comportamenti gaglioffi di certi suoi colleghi. Una sagacia applicata alla costruzione d'una carriera di uomo vincente. Forse perciò si è sempre mostrato riluttante a episodiche e generiche esposizioni sui temi delle battaglie civili, preferendo anche su questo terreno condurre in proprio rilevanti azioni sociali e umanitarie. Insomma, il mondo secondo Clarence. Ora il figliol prodigo è atteso alla più grande delle sfide: dimostrare che la sua classe non conosce confini e lo accompagnerà anche in panchina.
Di lui ci hanno detto tutto gli addetti ai lavori: modulo prediletto, sistemi avveniristici d'allenamento, ma Seedorf sa bene che i miracoli a Milano non si ripetono con facilità e finora sono riusciti a ripetizione al più illustre dei suoi predecessori, Fabio Capello, anch'egli voluto dal presidente e dimostratosi una scommessa vinta. Sarà così anche per lui?
L'impresa non si presenta facile perché la squadra è ora un lento e informe agglomerato di giocatori che recitano a soggetto. Se la difesa pare il reparto più debole e non all'altezza di una compagine di rango, anche in mezzo e in avanti molto sarà da sistemare, dalla posizione di Montolivo al ruolo di Kakà e Honda fino all'enigma Balotelli, di cui non si discutono i mezzi eccelsi, ma l'anarchia tattica oltre al suo carattere. Chissà se l'olandese gli mostrerà qualche utile filmato su come giocano il pallone d'oro Cristiano Ronaldo, Messi, Ribery, sempre pronti a ripiegare quando è necessario. Ora Clarence parte con un indiscutibile vantaggio: peggio di così non si può davvero fare.
C'è da proseguire il cammino in Coppa Italia. Quanto alla Champions, ciò che verrà in più sarà giudicato un vero miracolo. Seedorf sa bene tuttavia quanto sia importante sfruttare il mezzo campionato che resta: ha un bonus da utilizzare, ma conosce altrettanto bene il suo datore di lavoro e non gli sfugge che anche quest'anno c'è poco da scherzare. Ci sono 30 punti tra la Juventus e il Milan, un abisso intollerabile per re Silvio che ha sempre identificato l'immagine di uomo vincente con la squadra.