Carlitos Tevez |
Finanche Antonio Conte, ieri sera gli ha resto merito: «Carlos è un generoso, ma in area è freddo: bravo a sfruttare le occasioni che gli capitano». Come contro il povero mal capitato Catania, quando ha diretto in goal un batti e ribatti di carambole nell’area avversaria: poi ci vuole pure un po’ di phatos, che lui s’era però cercato apparendo più rapido di tutti.
L’inizio di Carlitos non è passato inosservato in patria, dove era ancora pomeriggio quando qui si giocava, e dopo già verso sera, nel web cresceva a dismisura l’opinione dei tifosi: «Carlitos deve andare al Mondiale». C’era pure chi avanzava propositi rivoluzionari contro il ct della Nazionale: «Se Sabella continua a non chiamarlo, meglio che se ne vada». In fin dei conti Tevez in patria è sempre stato un idolo, figurarsi quando gioca bene. E ieri, per festeggiare il compleanno di Maradona, molti tifosi facevano girare la foto di Carlitos e Diego, insieme: i beniamini del Boca Juniors.
Ma i goal sono soltanto una parte di quel che Tevez costruisce per la Juventus, sul campo: passaggi mai inutili, dribbling che danno la superiorità numerica o del tiro, contrasti, rincorse per recuperare palla. E quell’indole da combattente indomito che trascina il gruppo e atterra sfiancando l’animo del "nemico". Con quella espressione da: o la palla o la vita! La Juventus rimane società in nome collettivo, ma quello di Carlitos comincia a essere scritto bello grande. Del resto, 6 goal in 10 presenze sono un bel curriculae. Difficile rinunciarci: deve pensarlo anche Conte, se l’ha fatto partire dalla panchina solo una volta (salvo poi farlo entrare).