31/10/13

Un vero guerriero Apache per la Juve! Carlitos Tevez il nuovo simbolo di questa Juve

Un vero guerriero Apache per la Juve! Carlitos Tevez il nuovo simbolo di questa Juve. Diciamocela tutta, la Juve aveva davvero la necessità di una endovena di adrenalina dopo le ultime prove non proprio all'altezza del proprio blasone, e chi secondo voi poteva dare quel tocco di occhi di tigre, da impavido e nobile guerriero? Un vero e proprio guerriero Apache che da quando s’è deciso di migrare nei campi verdi del nostro bel paese a dar battaglia senza esclusione di colpi ( si fa per dire ovvio ), Carlitos Tevez che nonostante abbia mancato qualche volta il goal, le sue frecce fuori bersaglio, ma quale guerriero nella foga non manda a vuoto qualche dardo, ha comunque fornito sempre e comunque grinta e cuore senza pari in ogni tribù (squadra) che ha militato. Contrariamente a tale status da quando è giunto alla Juventus pare invece aver ritrovato la mira dei tempi migliori, quasi come avere trovato quella pace interiore che gli è utile quando il focosa rebelde gli oscurava ultimamente la vista di quell'obiettivo a forma di rete, visto il trend delle sue prime 10 giornate di serie A: 6 goal e 1 assist. Ma parliamone, svisceriamo meglio tra i suoi score: tra i suoi inizi, fece meglio di cosi solo nella sua seconda stagione al Manchester City, quando gonfiò le reti dei campi inglesi con 7 goal e 2 assist. In quella stagione tutto ciò gli fu di buon auspicio ( e si gli antichi ancestrali spriti sanno bene cosa può fare un nobil guerriero), dal momento che concluse la Premier League con il bottino di ben 20 goal in 31 presenze.
Carlitos Tevez

Finanche Antonio Conte, ieri sera gli ha resto merito: «Carlos è un generoso, ma in area è freddo: bravo a sfruttare le occasioni che gli capitano». Come contro il povero mal capitato Catania, quando ha diretto in goal un batti e ribatti di carambole nell’area avversaria: poi ci vuole pure un po’ di phatos, che lui s’era però cercato apparendo più rapido di tutti.
L’inizio di Carlitos non è passato inosservato in patria, dove era ancora pomeriggio quando qui si giocava, e dopo già verso sera, nel web cresceva a dismisura l’opinione dei tifosi: «Carlitos deve andare al Mondiale». C’era pure chi avanzava propositi rivoluzionari contro il ct della Nazionale: «Se Sabella continua a non chiamarlo, meglio che se ne vada». In fin dei conti Tevez in patria è sempre stato un idolo, figurarsi quando gioca bene. E ieri, per festeggiare il compleanno di Maradona, molti tifosi facevano girare la foto di Carlitos e Diego, insieme: i beniamini del Boca Juniors.
Ma i goal sono soltanto una parte di quel che Tevez costruisce per la Juventus, sul campo: passaggi mai inutili, dribbling che danno la superiorità numerica o del tiro, contrasti, rincorse per recuperare palla. E quell’indole da combattente indomito che trascina il gruppo e atterra sfiancando l’animo del "nemico". Con quella espressione da: o la palla o la vita! La Juventus rimane società in nome collettivo, ma quello di Carlitos comincia a essere scritto bello grande. Del resto, 6 goal in 10 presenze sono un bel curriculae. Difficile rinunciarci: deve pensarlo anche Conte, se l’ha fatto partire dalla panchina solo una volta (salvo poi farlo entrare).
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