28/10/13

Serie A: c'è chi parla di scienza ed insegue e chi di filosofia mentre scappa via!

Serie A: c'è chi parla di scienza ed insegue e chi di filosofia mentre scappa via! Conte parla di scienziati stando dietro la Roma delle favole, Garcia parla di filosofi e fugge lontano.
Conte s'innervosisce con i media, Garcia gongola con Cartesio e Aristotele, Conte vede vuoti davanti alla sua classifica, invece Garcia afferma che la natura aborisce il vuoto riempiendolo a forza di tre punti. Cosa volete che vi dica, perfino il calcio si concede un'attimo di distinguo e preferenze. E sappiamo bene tutti quanti che il calcio non è scienza, ma bensi si nutre di filosofia. «Noi provochiamo la fortuna» afferma Rudi Garcia proprio come soleva fare Mourinho che, senza mai dirlo apertamente, ci provava comunque. Stuzzicare la fortuna sa tanto di sapore proveniente oltralpe, noi italiani invece diremmo: ce la cerchiamo piuttosto.
La Roma cerca e trova, questo è il bello della storia: fa giocare poco gli avversari, si aiuta con i pali (ben 11 colpiti dagli avversari) e con qualche salvataggio sulla linea. Provocatoria oltre modo irride l'avversario di turno e ne vien ripagata. Tutto ciò oggi è un record, prima una serie di vittorie importanti, poi domani chissà magari un'altra canzone di Venditti per un'altro scudetto. Non si tratta più di episodi, la Roma ti fa pensare male (o bene fate un pò voi) nel senso dello scudetto tricolore. Non c'è Totti, manca Gervinho, il guastatore per tutte le difese. Eppur si muove....che dico corre!

La Roma dei record

Nove partite nove vittorie.
Siamo dinanzi ad una Roma che come l'indimenticato Albertone nazionale vuol far l'americana e ci riesce anche bene: american boys la propietà, americano il gol che l'ha introdotta di diritto nelle memorie che non si cancelleranno mai. Detta con loro: nel guinness. Roma sempre da fuochi d'artificio. E quando è spuntato il testolone a cavol fiore al secolo Michael Sheehan Bradley, ad impalare il povero portiere dell'Udinese, chi di voi non ha pensato ai famosi eterei inesplicabili segnali del calcio? Entrato solo da pochi minuti al posto di Borriello per gestire una difficoltà mica per cercare il goal, diventa invece l'uomo della strizzatina d'occhio alla fortuna, al destino, e perchè no anche della storia. Oggi la Roma è una squadra da record, una squadra in cui credere, si sprechiamo pure i paragoni. Nove vittorie come la Juve dell'annata 2005-2006. In panchina c'era Capello meno filosofo del francese, ma entrambi capaci di badare al sodo. Garcia lo ha ricordato ieri, interpretando la partita con i suoi cambi e venendone a capo in una giornata in cui la Roma si è dimostrata meno brillante ed effervescente di altre volte.
La squadra ha faticato nel gioco di fascia, ha rischiato di subir gol, ha sofferto, ha tenuto botta, si è messa a testuggine finchè non ha trovato l'incrinatura nella difesa dell'Udinese. Le partite si vincono con i goal e prendendone possibilmente pochi, magari uno meno dell'avversario. La Roma è perfetta: una sola rete subita, 23 segnate, è capolista in senso lato del termine. Metteteci pure che, rispetto alla Juve di Capello, ha vinto una partita in più in trasferta e le avversarie affrontate allora dai bianconeri erano meno in vetrina (basti guardare la classifica) rispetto a quelle di oggi. Che poi questo campionato stia dimostrando una povertà tecnica e una buona serie di difese simili gruviera oppure al più celebre formaggio svizzero è altro discorso. Senza dimenticare che Capello era un vecchio navigatore dei nostri mari e Garcia un novello esploratore dei mari calcistici. Qualcuno penserà anche: la Juve aveva Moggi. Ma, a parte le attività più o meno oscure, sapeva anche scegliere i giocatori. Qui c'è Sabatini dal buon occhio.
C'è differenza e differenza anche nelle rose. Date un occhiata alle formazioni: Juve con Cannavaro e Thuram, Ibrahimovic e Trezeguet, Del Piero, Viera, Emerson e Camoranesi, Nedved e Mutu, l'immarcescibile Chellini e Zambrotta. Era un bel vedere. E guarda, guarda, c'era pure un Balzaretti, ancora in erba è pieno di promesse, che oggi sta sulla sponda romanista. Questa Roma ha un grande vecchio e una bella compagnia di talenti: un patrimonio per il futuro, una scommessa sul presente. Ecco perchè i suoi numeri possono essere esaltanti, provocano la fortuna, in questo momento rappresentano la miglior credibilità del campionato. Invece Juve e Napoli sono la carta di riserva, l'Inter una rinnovata banda dei soliti ignoti, la Fiorentina l'effetto simpatia e il Milan un pianto atroce.
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