Il-Trafiletto
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20/09/14

Un sogno: gente di pace

Pensa ogni giorno alle cose belle e vivile, non farti sopraffare dai problemi e dalle preoccupazioni, ma vola nel tuo mondo, nella tua storia e fai in modo che ogni sogno sia il punto di partenza della tua realtà quotidiana. 


Mentre ero coricato e contemplavo il cielo aperto, all’ombra di una palma, un pensiero mi è venuto: sognavo di poter volare allegramente e questo pensiero è diventato un sogno, un sogno così puro, che a questo punto mi sembrava che la vita che avevo realmente era un'illusione, il sogno mi rendeva insicuro non sapevo se continuare a volare o risvegliarmi e vivere la mia giornata.

Il mondo era diventato un viaggio tra la gente del pianeta che mi accoglieva festosamente e il mio cuore si riempiva, sempre più, di volti, di persone che mi rendevano veramente felice e mi davano tanta pace.

Tutto ad un tratto, questa gente, si trasformò in forzieri traboccanti di pietre preziose, un tesoro di inestimabile valore e a quel punto i miei occhi si sono riaperti e mi sono ritrovato nel mio mondo, tra la mia gente.

Ho guardato negli occhi il primo bambino che passava vicino a me, gli ho dato una carezza e gli ho detto:

Voi siete il mio tesoro.
Gente di pace

17/06/14

Il conflitto è il padre di tutte le cose

«Il conflitto è il padre di tutte le cose». Una relazione sana cresce con il confronto, mentre la negazione del conflitto può farla ammalare lentamente

Quattro passi insieme:

Analizziamo in quattro fasi la gestione del confitto, con alcuni suggerimenti per ciascuna di esse: RICONOSCIMENTO.
Non anestetizzarsi di fronte ai conflitti (per sfiducia nelle proprie capacità di affrontarli o fatalismo): riuscire a definirli con chiarezza è un primo passo fondamentale.
INDUGIO
Accettare, tollerare, sostare nel conflitto: significa prendersi il tempo di elaborarlo emotivamente, sfuggire all'impulso di trovare subito una soluzione (magari stereotipata o aggressiva) per tamponare l'ansia. Ascoltarsi, e ascoltare l'altro, per comprendere. Contare fino a dieci, e anche di più.
COMUNICAZIONE
Spostare lo scontro dal piano immediato a quello simbolico: implica il sapersi decentrare, per ascoltare e accogliere il punto di vista altrui (è utile riassumerlo ad alta voce, per essere sicuri di aver compreso); esprimere le proprie emozioni e richieste, anziché giudizi (per esempio: «sono a disagio quando non rispetti gli orari, ti chiederei di essere più preciso» è più corretto che «sei il solito ritardatario»); restare sul tema, non deviare sul passato o su accuse tangenziali. Può essere utile la presenza di un facilitatore, e/o l'uso di rituali specifici.
SOLUZIONE.
La creatività è il principio vincente: la negoziazione è un processo che avviene per un certo periodo di tempo, in cui si cerca una soluzione senza perdenti, che soddisfi le esigenze di tutti o almeno rientri nella logica del minor danno. La crescita potenzialmente presente in questa fase è notevole, purché si riesca a non approfittare della superiorità di una parte sull'altra. La logica di potere è ricattatoria e involutiva, nonché aggressiva. Sono utili le tecniche di sviluppo della creatività, come il brainstorming. (Il brainstorming è una tecnica di creatività di gruppo per far emergere idee volte alla risoluzione di un problema)
Prima parte: Facciamo la pace | nè vinti nè vincitori.

15/06/14

Facciamo la pace | nè vinti nè vincitori.

COME COMPORTARSI DI FRONTE AD UN CONFLITTO PERSONALE

Vivere senza litigare è spesso un'utopia. Più facile, invece, imparare a disinnescare una situazione potenzialmente esplosiva. Con i parenti, come con i colleghi di lavoro. Senza creare nè vinti, nè vincitori.

Oggi parlare di pace sembra proprio difficile. Sarebbe bello poter essere promotori di armonia, almeno nel nostro microcosmo. E invece spesso ci troviamo a litigare proprio con chi amiamo di più, i genitori, i figli, il partner, noi stessi. Per non parlare poi di coloro che non amiamo affatto, con cui il conflitto è sempre pronto: i prepotenti, i furbi ... Si tende a colpevolizzarsi proprio per quest'incapacità di andar d'accordo, oppure, secondo il carattere, a colpevolizzare l'altro. In realtà convivere è un' arte che s'impara, e il primo passo è riconoscerne la complessità. Purtroppo, siamo stati educati a temere il conflitto, a evitarlo, non a gestirlo. Ma la pace costante non è possibile, finché siamo vivi. È un obiettivo irraggiungibile, che può solo generare ansia. Un'insegnante, per esempio, che si trova quotidianamente in una classe irrequieta, vive con frustrazione e sconforto la fatica di mantenere una disciplina. Eppure è fisiologico che i ragazzi si comportino così: il punto è capire con quale atteggiamento affrontarli, non pretendere che stiano buoni. La pace a tutti costi di solito porta alla guerra, che omogeneizza e impone la bontà. Un genitore che non tollera i litigi con i figli può arrivare a sopprimerli con 1'autorità. Ma i conflitti repressi, in ambito psicologico, conducono a comportamenti devianti. È dunque importante accettare che i conflitti inevitabili, e parte della vita: non hanno una connotazione negativa, dipende da come li si gestisce. Da essi nascono talvolta sviluppi impensati e profiqui.
Facciamo la pace

ACCETTARE IL PRIMO PASSO Secondo Eraclito, il conflitto è il padre di tutte le cose. È bello vederlo come un elemento generativo, una risorsa creativa. Non solo tollerare o controllare le divergenze, ma accettarne la sfida e crescere. Nell'infanzia è il conflitto a determinare la costruzione della propria identità. Si pensi ai primi «no!», che servono a tracciare dei confini tra il bambino e la mamma, o a porre dei limiti all'onnipotenza infantile.
Accettare i conflitti significa riconoscerli e affrontarli senza temere di distruggere la relazione: che anzi ne può venire arricchita e migliorata. La separazione, l'allontanamento, la rottura: sono questi fantasmi a spaventarci e a farei temere il litigio. Ma una relazione sana cresce con il confronto, mentre la negazione del conflitto può farIa ammalare lentamente.
Quando i bambini si picchiano, gli adulti spesso intervengono picchiandoli a loro volta, oppure ergendosi a giudice e giuria. Secondo i pedagogisti è molto difficile per l'adulto, educato a reprimere i contrasti, tollerare il conflitto tra bambini, e aiutarli a trasformare l'esperienza, a volte indubbiamente dolorosa, del litigio in una dinamica di "competenza al conflitto", dove l'altro non viene trasformato in nemico, demonizzato, ma mantenuto in un rapporto di vicinanza, di empatia.
Eppure l'educazione alla pace nasce da questi episodi. Meglio lasciare il più possibile che i fratelli se la sbrighino da soli, nei loro frequenti e laceranti contrasti. Quando è necessario accorrere (si stanno facendo male o cercano alleanza contro l'altro) è importante aiutarli a negoziare fra di loro, senza suggerire delle soluzioni (Fate a turno) oppure prendere le difese di uno dei due (Lui è più piccolo!), ma facendo sì che entrambi apprendano a esporre le proprie ragioni, ascoltare quelle dell'altro, e a proporre delle mediazioni creative.
L'adulto diventa cioè un facilitatore, e insegna indirettamente a non dipendere dall'adulto-giudice; che non vince il più forte o il più debole, ma la soluzione migliore per tutti. Di fatto, non ci dovrebbero mai essere vincitori né vinti: la vera vittoria è la trasformazione di conflitti spesso insolubili in proposte comuni.

COME FARE? La condizione fondamentale perché questo avvenga è che si riesca a comunicare, cioè a mantenere il conflitto sul piano simbolico: nel momento in cui viene invece agito d'impulso con azioni aggressive dirette, diventa arduo uscirne indenni, comunque vada a finire. Un proverbio africano dice che: «Non ci sono mai due persone che non si capiscono; ci sono solo due persone che non hanno discusso ». 
«Parlare senza pensare è come sparare senza mirare», diceva Sartre. Anche la comunicazione, per servire, deve essere corretta. Lo spiega bene Jerome Liss descrivendo la «comunicazione ecologica»: aiuta i gruppi a mantenere una coesione globale verso un comune obiettivo, pur rispettando la diversità di ciascun individuo e stimolandone le risorse.
In pratica si tratta di seguire alcune regole, magari con l'aiuto di un facilitatore (l'insegnante, il leader, il genitore, ma anche un membro qualsiasi a turno). In fondo sono semplici accorgimenti anche un po' ovvi, come quello di rispettare ciascuno il proprio spazio per parlare, essere concreti, evitare i giudizi e trasformarli in richieste specifiche, ascoltare con attenzione l'altro, ecc. Rifletterei su aiuta, perché sono abitudini non ben assimilate, da esercitare e trasmettere prima di tutto con l'esempio. Anche i rituali possono essere molto utili, a tutte le età: il libro delle lagnanze, il tavolo delle trattative, il cerchio (con o senza calumet della pace...)

SAPERSI ARRENDERE Eppure talvolta, pur consapevoli della scorrettezza di alcuni modi, non riusciamo a fare a meno di usarli: perché si vuole litigare? In particolare nelle coppie, è frequente che l'oggetto della lite sia in realtà un pretesto che fa da paravento, nella sua evidente irrilevanza, a tematiche ben più gravi di cui invece non si ha coscienza.
Allora negoziare sui fatti serve a poco, la rabbia ha altre sorgenti e motivazioni che vanno comprese innanzi tutto da se stessi...Meglio allora ritirarsi, non battere il ferro finché è caldo, in questo caso.
 Ricordiamoci che sapersi arrendere, in molti casi, è un ingrediente dell'amore: con il partner, i figli, con alcune parti di noi stessi. Ma subire è diverso, ed è un errore da evitare perché invece allontana dall'amore.
L'arte della convivenza consiste nel saper equilibrare i nostri bisogni con quelli degli altri, senza sacrificarci e senza invadere, per il massimo benessere comune, o almeno per il minor danno. Ciò richiede una buona capacità di delineare dei confini invisibili, soggettivi, di rispettarli e di farli rispettare.
Come nell'aneddoto del filosofo Schopenhauer: .«Due porcospini morivano di freddo e decisero di scaldarsi stringendosi il più possibile, ma presto si accorsero che si pungevano terribilmente con i loro aculei; così si allontanarono, ma il freddo ricominciò a farsi sentire. Dopo numerose e faticose prove, trovarono la giusta distanza che consentiva loro di tenersi al caldo ma non pungersi troppo». 
È importante dire dei no, tanto quanto accettarli, avere il coraggio di esporsi ed esprimere le nostre esigenze, darci il diritto di chiedere. Negoziare, collaborare nella ricerca creativa di soluzioni che accontentino tutti, sapendo che non è facile, ma che riuscirci assicura una crescita positiva dell'autostima e della qualità del rapporto.

07/03/14

Crimea | Referendum il 16 marzo per l’annessione alla Russia. Obama e UE: è incostituzionale.

Il Parlamento della Crimea, filorusso, vota all'unanimità la secessione da Kiev e indice un referendum. Dalla capitale ucraina intanto spicca un mandato di arresto nei confronti del premier Serghiei Aksionov e per il presidente del Parlamento, Vladimir Kostantinov, leader secessionisti della regione. Gli abitanti della Crimea si esprimeranno il 16 marzo, con due settimane di anticipo rispetto alla data prevista. Il Parlamento locale invece ha già detto la sua: la regione deve essere annessa alla Federazione Russa. L’allontanamento da Kiev non si arresta. Mentre degli uomini armati hanno occupato la stazione di trasmissione radio e tv di Simferopoli, in Crimea la frequenza della tv Chernomorskaya, seconda emittente del Paese, è stata oscurata, al suo posto vengono trasmesse le immagini della televisione All News Russia 24. Il presidente americano, Barack Obama, e l'Unione europea alzano la voce: la consultazione "è illegittima". Da Roma, a margine della Conferenza sulla Libia, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius lancia l'allarme: se la Crimea si unisce alla Russia "vuol dire che non c'è più la pace internazionale, né frontiere certe". Barack Obama ha dato l’OK a nuove sanzioni Usa e ha alzato i toni: "Il referendum per l'adesione a Mosca viola la legge internazionale", e dunque è illegittimo, ha detto il presidente statunitense. Dello stesso avviso sono la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e tutto il Vertice Ue, riunito in via straordinaria per cercare una soluzione alla situazione ucraina. Da Bruxelles esce irrigidita la posizione europea. I leaders - uniti - hanno lanciato un aut aut alla Russia: o si ferma o scatteranno le sanzioni contro Mosca. La decisione del Parlamento della Crimea non è sorprendente: al suo interno i filorussi sono in netta maggioranza. La mozione sull’adesione alla Russia, votata all’unanimità, imprime comunque un'accelerazione agli eventi. Parallelamente è stata formalizzata la convocazione del referendum che dovrà confermare o meno la decisione. Il referendum, fissato per 16 marzo, proporrà un'alternativa ai cittadini, che sono in maggioranza russi e russofili: volete tornare alla costituzione del 1992, con un’autonomia nettamente rafforzata, oppure aderire alla Federazione Russa? Il presidente americano, Barack Obama, ha ribadito al presidente russo Vladimir Putin, in una telefonata di un'ora fra i due leader, che le azioni di Mosca "violano la sovranità dell'Ucraina e la sua integrità territoriale. Risolvere la situazione in Ucraina in modo diplomatico è nell'interesse della Russia, del popolo Ucraino e della comunità internazionale". Il presidente russo, Vladimir Putin, ha risposto al presidente americano, Barack Obama, che le relazioni fra i loro Paesi non dovrebbero essere toccate dai disaccordi sull'Ucraina. Lo ha reso noto il Cremlino. "Il presidente della Russia - si legge - ha ribadito l'importanza delle relazioni russo-americane per assicurare la stabilità e la sicurezza nel mondo. Queste relazioni non dovrebbero essere sacrificate da problemi internazionali isolati".
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