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Al caldo si è più irruenti |
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11/08/14
Le persone che vivono in luoghi caldi sono più irruente?
Pubblicato da
Vito Ienna
15/04/14
Testa da robot aria da folletto | Kismet ovvero sia il tocco umano in un robot.
Pubblicato da
Vito Ienna
Di certo una decina d'anni fa, avrebbe avuto un'approccio più d'impatto! Kismet, quando fu fatto apparire con quella testolina da robot e l'aspetto di un dolce folletto...
Usava espressioni infantili oltremodo esagerate per esercitare una specie di ricatto emotivo nei confronti dell'essere umano alfine di indurlo ad interagire con lui. Ad esempio: si mostrava triste se qualcuno smetteva di giocare con lui, annoita se si continuava a fare sempre la stessa attività. Kismet fu creato da Chynthia Breazeal del MIT, ed era la dimostrazione non soltanto che non sappiamo dire di no ad un viso carino, ma anche che era possibile per addestrare un robot, sfruttare le nostre reazioni innate ai bisogni di un neonato.
Oggi Kismet si è evoluto in un robot più rifinito, più simile a un essere umano acquistando più mobilità, adesso si chiama Nexi, ed è dotato anche di braccia per interagire con ciò che lo circonda. E' cosi possibile insegnare a Nexi a svolgere complesse situazioni interpersonali, come l'attenzione condivisa in cui due o più persone (o robot) fanno uso di gesti oppure utlizzano lo sguardo per indicare a che cosa si stanno riferendo.
Queste abilità sono alla base di ogni interazione umana e dovrebbero quindi fare in modo che per esempio i robot non si limitino a guardarci il dito quando indichiamo qualcosa, come tendono a fare alcuni di cani. E' come una scuola per robot nella quale si insegnano le buone maniere che li renderanno un pò più simili a noi.
Usava espressioni infantili oltremodo esagerate per esercitare una specie di ricatto emotivo nei confronti dell'essere umano alfine di indurlo ad interagire con lui. Ad esempio: si mostrava triste se qualcuno smetteva di giocare con lui, annoita se si continuava a fare sempre la stessa attività. Kismet fu creato da Chynthia Breazeal del MIT, ed era la dimostrazione non soltanto che non sappiamo dire di no ad un viso carino, ma anche che era possibile per addestrare un robot, sfruttare le nostre reazioni innate ai bisogni di un neonato.
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Nexi |
Oggi Kismet si è evoluto in un robot più rifinito, più simile a un essere umano acquistando più mobilità, adesso si chiama Nexi, ed è dotato anche di braccia per interagire con ciò che lo circonda. E' cosi possibile insegnare a Nexi a svolgere complesse situazioni interpersonali, come l'attenzione condivisa in cui due o più persone (o robot) fanno uso di gesti oppure utlizzano lo sguardo per indicare a che cosa si stanno riferendo.
Queste abilità sono alla base di ogni interazione umana e dovrebbero quindi fare in modo che per esempio i robot non si limitino a guardarci il dito quando indichiamo qualcosa, come tendono a fare alcuni di cani. E' come una scuola per robot nella quale si insegnano le buone maniere che li renderanno un pò più simili a noi.
13/04/14
Società e robot | Come rendere i robot parte della società umana.
Pubblicato da
Vito Ienna
Interagire con la società degli esseri umani, non è un traguardo da poco (come se camminare, toccare, correre ed esperimersi sia più semplice) per un robot. C'è un problema di base: per quanto un robot possa essere intelligente, agile o perfino grazioso, se le persone non capiscono facilmente come fare ad usarlo perde con rapidità interesse.
Il modo migliore per per ovviare al problema quindi, è lasciare perdere la programmazione e i manuali di istruzioni, e progettare invece robot in modo che possano interagire intuitivamente con gli esseri umani, come se anche loro lo fossero. Questo è un ostacolo non da poco per i loro creatori, la comunicazione umana è molto complessa, ricca di sfumature, pregna di sottili componenti non verbali, allusioni ed espressività del viso, tutti carichi di significato.
Se c'è qualcuno al mondo che lo sa molto bene è Hiroshi Ishiguro, ingegnere ed esperto di robotica all'Università di Osaka, in Giappone, famoso per avere creato alcuni sosia robotici cosi realistici che è difficile distinguerli dai loro originali:
"La mia ricerca non intende solo sviluppare robot, ma anche svelare la natura degli esseri umani, dato che molti aspetti di che cosa significhi essere un uomo sono ancora avvolti dal mistero. Per questo stiamo spendendo una quantità enorme di fondi per sviluppare veri androidi, per quanto possano essere lontani dall'avere un'utilità concreta".
Prossimamente vedremo come possano essere realistici in ogni loro dettaglio.
Il modo migliore per per ovviare al problema quindi, è lasciare perdere la programmazione e i manuali di istruzioni, e progettare invece robot in modo che possano interagire intuitivamente con gli esseri umani, come se anche loro lo fossero. Questo è un ostacolo non da poco per i loro creatori, la comunicazione umana è molto complessa, ricca di sfumature, pregna di sottili componenti non verbali, allusioni ed espressività del viso, tutti carichi di significato.
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Hiroshi Ishiguro ed il suo sosia robot |
Se c'è qualcuno al mondo che lo sa molto bene è Hiroshi Ishiguro, ingegnere ed esperto di robotica all'Università di Osaka, in Giappone, famoso per avere creato alcuni sosia robotici cosi realistici che è difficile distinguerli dai loro originali:
"La mia ricerca non intende solo sviluppare robot, ma anche svelare la natura degli esseri umani, dato che molti aspetti di che cosa significhi essere un uomo sono ancora avvolti dal mistero. Per questo stiamo spendendo una quantità enorme di fondi per sviluppare veri androidi, per quanto possano essere lontani dall'avere un'utilità concreta".
Prossimamente vedremo come possano essere realistici in ogni loro dettaglio.
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