Il-Trafiletto
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19/03/14

La suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Berlusconi

Confermati i due anni di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi. Lo ha deciso la terza sezione penale della Cassazione. La pena accessoria e' ora immediatamente esecutiva. Berlusconi non puo' quindi candidarsi alle prossime elezioni europee. La suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Berlusconi contro la sentenza con cui la corte d'appello di Milano, il 19 ottobre scorso, fisso' in due anni il periodo di interdizione per l'ex premier.

 I giudici di piazza Cavour hanno dichiarato irrilevanti le questioni di legittimita' costituzionale sollevate dagli avvocati Coppi e Ghedini, nonche' condannato Berlusconi a pagare le spese processuali. I due anni di interdizione sono la pena accessoria collegata alla condanna, divenuta definitiva il primo agosto scorso, a 4 anni di reclusione (3 coperti da indulto) per frode fiscale comminata al leader di Forza Italia nell'ambito del processo Mediaset. La Cassazione, confermando la condanna, lo scorso agosto aveva pero' annullato con rinvio la prima sentenza di appello limitatamente al periodo di interdizione, che i giudici del merito avevano inizialmente fissato in 5 anni. Nelle sue motivazioni la Cassazione aveva spiegato che il periodo di 5 anni era risultato da un calcolo errato, per cui aveva ordinato ai magistrati milanesi di ripronunciarsi sulla pena accessoria. Questa, quindi, in ottobre, era stata fissata in due anni, ma tale verdetto era stato impugnato in Cassazione. Anche il sostituto pg della Suprema Corte, Aldo Policastro, aveva oggi pomeriggio sollecitato il rigetto del ricorso della difesa di Berlusconi. La decisione dei supremi giudici e' giunta dopo piu' di quattro ore di camera di consiglio. "Prendiamo atto con grande amarezza della decisione della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione - ha commentato l'avvocato di Berlusconi, Nicolo' Ghedini - Come abbiamo detto nel corso dell'udienza, avremmo ritenuto quantomeno necessario un approfondimento presso la Corte Europea di Strasburgo".  fonte (AGI)

09/11/13

«Particolarmente vistosa e inopportuna»: Ma nessun trasferimento al giudice Esposito

«Particolarmente vistosa e inopportuna» e anche «intempestiva». Il plenum all’unanimità, archivia il fascicolo sul giudice.
L’intervista del giudice Antonio Esposito al Mattino di Napoli, a pochi giorni dalla condanna definitiva di Silvio Berlusconi per frode fiscale e prima che fossero depositate le motivazioni di quella sentenza, è stata «particolarmente vistosa e inopportuna» e anche «intempestiva». Ma sarebbe «irragionevole» far derivare da «un unico e, a quanto risulta, isolato episodio di esternazione, per quanta risonanza possa aver prodotto», la misura «estrema e seria» del trasferimento d’ufficio per incompatibilità del magistrato.

giudice Esposito
È per questo che la Prima Commissione del Csm ha proposto al plenum all’unanimità di archiviare il fascicolo sul giudice, presidente del collegio che in Cassazione ha condannato il Cavaliere a quattro anni di reclusione (tre coperti dall’indulto) e che in pieno agosto era finito nella bufera per quell’intervista il cui concetto chiave era che il leader del Pdl era stato giudicato colpevole non perché non poteva non sapere, ma perché sapeva. Un’intervista peraltro contestata dallo stesso Esposito che aveva accusato il quotidiano di averne manipolato il testo.
Polemico con Palazzo dei marescialli il Pdl. «La decisione del Csm su Esposito? Scontata, non avevamo alcun dubbio. Ai giudici tutto è permesso. Sono loro la vera casta...», commenta Renato Brunetta. Raffaele Fitto parla di solita decisione salomonica e aggiunge: «mi chiedo in quale Paese c’è un magistrato che anticipa ai giornali i contenuti di una sentenza». «Il Csm riconosce che il giudice Antonio Esposito ha sbagliato ma decide di insabbiare tutto e di non punirlo. Ancora una volta la casta in toga si autoassolve in modo vergognoso», lamenta Luca D’Alessandro, mentre per Jole Santelli il Csm si è limitato a dare ad Esposito solo un «buffetto sulla guancia».
Il vice presidente del Csm Michele Vietti reagisce ricordando che il presidente della Prima Commissione è il laico del Pdl Annibale Marini, che non appartiene alla «casta dei magistrati», e spiegando che la Commissione «ha lasciato aperta la questione disciplinare che compete all’iniziativa del pg della Cassazione ed al ministro della Giustizia. Se uno dei due riterrà di esercitare l’azione disciplinare il Csm farà il suo mestiere».
                                                                                                                                                          fonte
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