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09/11/13

«Particolarmente vistosa e inopportuna»: Ma nessun trasferimento al giudice Esposito

«Particolarmente vistosa e inopportuna» e anche «intempestiva». Il plenum all’unanimità, archivia il fascicolo sul giudice.
L’intervista del giudice Antonio Esposito al Mattino di Napoli, a pochi giorni dalla condanna definitiva di Silvio Berlusconi per frode fiscale e prima che fossero depositate le motivazioni di quella sentenza, è stata «particolarmente vistosa e inopportuna» e anche «intempestiva». Ma sarebbe «irragionevole» far derivare da «un unico e, a quanto risulta, isolato episodio di esternazione, per quanta risonanza possa aver prodotto», la misura «estrema e seria» del trasferimento d’ufficio per incompatibilità del magistrato.

giudice Esposito
È per questo che la Prima Commissione del Csm ha proposto al plenum all’unanimità di archiviare il fascicolo sul giudice, presidente del collegio che in Cassazione ha condannato il Cavaliere a quattro anni di reclusione (tre coperti dall’indulto) e che in pieno agosto era finito nella bufera per quell’intervista il cui concetto chiave era che il leader del Pdl era stato giudicato colpevole non perché non poteva non sapere, ma perché sapeva. Un’intervista peraltro contestata dallo stesso Esposito che aveva accusato il quotidiano di averne manipolato il testo.
Polemico con Palazzo dei marescialli il Pdl. «La decisione del Csm su Esposito? Scontata, non avevamo alcun dubbio. Ai giudici tutto è permesso. Sono loro la vera casta...», commenta Renato Brunetta. Raffaele Fitto parla di solita decisione salomonica e aggiunge: «mi chiedo in quale Paese c’è un magistrato che anticipa ai giornali i contenuti di una sentenza». «Il Csm riconosce che il giudice Antonio Esposito ha sbagliato ma decide di insabbiare tutto e di non punirlo. Ancora una volta la casta in toga si autoassolve in modo vergognoso», lamenta Luca D’Alessandro, mentre per Jole Santelli il Csm si è limitato a dare ad Esposito solo un «buffetto sulla guancia».
Il vice presidente del Csm Michele Vietti reagisce ricordando che il presidente della Prima Commissione è il laico del Pdl Annibale Marini, che non appartiene alla «casta dei magistrati», e spiegando che la Commissione «ha lasciato aperta la questione disciplinare che compete all’iniziativa del pg della Cassazione ed al ministro della Giustizia. Se uno dei due riterrà di esercitare l’azione disciplinare il Csm farà il suo mestiere».
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