Il-Trafiletto
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04/12/13

"Ma come si permette" Letta risponde a Rehn

Ieri tutti i quotidiani hanno riportato la notizia del parere che il vice presidende della commissione europea agli affari economici Olli Rehn (vedi qui), ha espresso da Bruxelles, riguardo al bilancio italiano. Un parere personale, convinto che la Finanziaria messa a punto da Letta e Saccomanni non ci consenta margini di manovra e che per di più debba essere corretta sul fronte del debito.
L'accusa ha provocato durissime reazioni, e il primo a intervenire è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "A livello delle istituzioni europee si impone una correzione di rotta e un impegno nuovo per promuovere la crescita e l'occupazione".
Ma la replica più dura è arrivata dal presidente del Consiglio, Enrico Letta. Una dichiarazione secca con un inusuale "non si deve permettere". Letta ha stigmatizzato l'eccesso di scetticismo del commissario europeo: "Olli Rehn da commissario Ue deve essere garante dei Trattati europei e lì "la parola scetticismo non c'è: quindi non può permettersi di esprimere un concetto di scetticismo" a proposito dell'Italia, "deve parlare di stabilità, equilibro finanziario. 

Olli Rehn
Una cosa che Rehn non ricorda è che "noi e la Germania siamo gli unici Paesi che da 3 anni di fila stiamo sotto il 3%, gli altri grandi Paesi europei no. Questo è un impegno che va premiato e non frustrato". Certo, sottolinea Letta, nonostante i segnali di ripresa, la strada è ancora lunga: "Abbiamo i primi segni di ripresa, ma abbiamo ancora l'onda lunga che sta lasciando disastri sociali. I primi segni di ripresa non sono percepiti dalle persone in difficoltà, ma la scelta di dire l'anno prossimo l'1% di crescita è una scelta assennata e possibile. Dobbiamo lavorarci, ma è una scelta alla nostra portata"
Poi ha aggiunto: "Io che sono europeista convinto voglio mettere in guardia dal rischio avvitamento dell'Europa: il 2014 sarà l'anno dell'Europa, l'anno in cui o fa un passo avanti o si avvita, non bisogna dare l'Europa per scontata".
Sorpreso da tanto clamore il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni : "Non c'e nulla di nuovo in quello che ha detto. Dalla Ue non è arrivata nessuna richiesta di misure correttive. Gli uffici di Rehn ci hanno contattato: si è trattato di un'intervista concordata da tempo con i giornali europei"


03/12/13

Olli Rehn: "Non bastano le buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review"

Olli Rehn, vice presidente della Commissione europea, accusa l'ITalia: "l'Italia non sta rispettando un certo ritmo di riduzione del debito, privatizzazioni e spending review, per ridurre il debito"

BRUXELLES - Ho preso nota delle buone intenzioni del governo italiano su privatizzazioni e spending review. Ma lo scetticismo è un valore profondamente europeo. E io ho il preciso dovere di restare scettico, fino a prova del contrario. In particolare per quanto riguarda i proventi delle privatizzazioni e i loro effetti sul bilancio del 2014". Parla così Olli Rehn, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per gli affari economici.
    
Olli Rehn, vice presidente della Commissione europea



Rehn resta convinto che la Finanziaria messa a punto da Letta e Saccomanni non ci consenta margini di manovra e che per di più debba essere corretta sul fronte del debito. 

Ma si dice anche pronto a ricredersi se, entro febbraio, il governo fosse in grado di presentare dati concreti sui tagli effettivi di spesa e introiti delle privatizzazioni. Che cosa non la convince nel piano di stabilità e nella legge finanziaria italiana? "Per quanto riguarda il deficit, l'Italia è in linea, anche se di poco, con il criterio del tre per cento e questo ha consentito al Paese di uscire dalla procedura per deficit eccessivo che è importante per la sua credibilità sui mercati finanziari. Inoltre l'Italia deve rispettare un certo ritmo di riduzione del debito, e non lo sta rispettando. Per farlo, lo sforzo di aggiustamento strutturale avrebbe dovuto essere pari a mezzo punto del Pil, e invece è solo dello 0,1 per cento. Ed è per questo motivo che l'Italia non ha margini di manovra e non potrà invocare la clausola di flessibilità     fonte
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