Il-Trafiletto
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31/12/13

Il manoscritto Voynich, un libro indecifrato: vero o falso?

Si racconta che la lingua estrusca sia una lingua di difficile decifrazione, e del popolo estrusco si sa poco, ma esiste un libro scritto in una lingua o forse è meglio dire in caratteri sconosciuti e che non è ancora stato decifrato. Esso si trova presso  la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, e di esso non esistono copie. Fu acquistato da Wilfred Voynich, un mercante di libri rari e da esso prende il suo nome "Manoscritto Voynich". E sapete dove è stato acquistato? Il mercante polacco, naturalizzato inglese, nel 1912 acquistò 30 volumi dalla biblioteca del collegio gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati, che aveva bisogni di soldi per restaurare la villa. Strano che fosse in possesso dei gesuiti, il colto ordine ecclesiatico esistente...
Manoscritto Voynich

È composto da 102 fogli, per un totale di 204 pagine, largo 16 cm e spesso 4 cm.  La rilegatura, però, è fatta per 116 fogli, quindi si pensa che i restanti 14 siano andati dispersi. Il testo è scritto in una lingua sconosciuta. Il significato di tale libro è ancora sconosciuto, tuttavia, mediante la tecnica del Carbonio-14, è stato possibile stabilire che sia stato redatto tra il 1404 e il 1438. Si tratta dell’unico libro del XV secolo non ancora decifrato. Voynich ritrovò all’interno del libro una lettera di Johannes Marcus Marci, rettore dell’Università di Praga e medico reale di Rodolfo II di Boemia, con la quale egli inviava il manoscritto al poligrafo Athanasius Kircher, che si trovava a Roma, perché lo decifrasse. Marci affermava in questa lettera di aver ereditato il libro dall’amico Georg Baresch, e che precedentemente era appartenuto all’imperatore Rodolfo II, che, a sua volta, lo aveva acquistato credendolo opera di Ruggero Bacone,  famoso filosofo, teologo, scienziato e alchimista inglese.   Il volume è composto per la maggior parte di illustrazioni a colori, in base alle quali è stato possibile dividerlo in categorie a seconda del tema di questi disegni: -SEZIONE I (botanica): le prime 66 pagine contengono 113 disegni di piante del tutto sconosciute; -SEZIONE II (astronomica o astrologica): da pagina 67 a 73 sono presenti 25 diagrammi che sembrano rappresentare delle stelle. Inoltre vi sono anche alcuni segni zodiacali, tuttavia resta impossibile chiarire quale sia l’argomento di questa sezione; -SEZIONE III (biologica): da pagina 75 a 86 sono rappresentate diverse figure femminili nude, alcune delle quali sono immerse in vasche contenenti un liquido scuro. Per la presenza di corpi umani, gli studiosi hanno pensato ad un trattato di biologia; -SEZIONE IV (farmacologica): da pagina 87 a 102 il libro contiene diverse immagini di ampolle e fiale dalla forma analoga a quella cui siamo abituati. Inoltre sono raffigurate piante, radici, presumibilmente erbe medicinali. Nella terza e la quarta sezione vi è un foglio ripiegato sei volte, nel quale sono disegnati nove medaglioni con immagini di stelle o figure simili a cellule, raggiere di petali e fasci di tubi. Inoltre vi è un’ultima sezione, da pagina 102 a 104, nella quale non sono contenute immagini ma solo parole incomprensibili, sembrerebbe una sorta di indice. Nel corso degli anni sono stati svolti numerosissimi studi nel tentativo di decifrare questo manoscritto, ma nessuno di questi ha portato i risultati sperati. Molti, come il professore di filosofia medievale di Yale Robert Brumbaugh, hanno sostenuto che si trattasse di un falso: un autore truffaldino si sarebbe divertito a comporre un libro privo di significato per poterne ricavare qualche soldo visto il grande interesse verso le opere esoteriche di quell’epoca. Secondo William Newbold si trattava di un latino camuffato addirittura da Ruggero Bacone. Stojko, nel 1978, credette che si trattasse di ucraino, al quale erano state rimosse le vocali. Nel 1987 il fisico Leo Levitov attribuì il testo a degli eretici Catari, pensando di aver interpretato il testo come un misto di diverse lingue medievali centroeuropee. Il testo tuttavia non corrispondeva con la cultura catara, e la traduzione aveva poco senso. L’alfabeto che viene usato non è ancora stato decifrato, però sono state riconosciute 19-28 probabili lettere delle quali non è stato riscontrato nessun legame con nessuna lingua conosciuta. Inoltre, si nota la totale mancanza di errori, che nei manoscritti di solito sono frequenti. Le parole del manoscritto presentano forti ripetizioni di sillabe, il che ha spinto due studiosi, William Friedman e John Tiltman , a pensare che si trattasse di una lingua artificiale in cui ogni parola è composta da un insieme di lettere o sillabe che rimandano ad una divisione dell’essere in categorie. Un esempio di lingua artificiale è quella di John Wilikins. Negli anni il libro è stato sottoposto ad accuratissimi studi, dai quali, però, non è stato ricavato nessun significativo risultato. Per questo motivo molti hanno finito per definirlo un falso, altri invece gli hanno addirittura attribuito una provenienza extraterrestre. Chi scrisse questo manoscritto, e soprattutto, cosa c’è scritto tra quei misteriosi caratteri?

19/12/13

Il metodo "Stamina" poptrebbe trasmettere l'Hiv e la Bse | Il rapporto dei NAS

Non è facile trattare questo argomento quando non si hanno le competenze. Ma quando cè la sofferenza di bambini, diventa ancor più difficile anche per chi, le competenze le possiede.
Una mia riflessione, però posso farla. Ho letto molto su questo scottante tema, e ho ascoltato tanti pareri sul metodo di cura. Sono stati intervistati tanti "papaveroni" della medicina della ricerca e della farmacologia, non ho letto di una intervista ad un ammalato che si sia sottoposto a questa "cura". Certo che i "topo sicret" dei verbali, oltre che i pareri dei tribunali mai resi pubblici, non aiutano a farsi un parere obbiettivo. Per quanto mi riguarda non ho un parere, ed è per questo che riporto in forma integrale l'articolo di La Stampa.it.

Il rapporto choc su Stamina “Non ci sono cellule staminali” Dai verbali dei Nas e dai pareri del comitato ministeriale di esperti emerge anche il rischio di contrarre il morbo della mucca pazza Un metodo che non dovrebbe nemmeno chiamarsi «Stamina» perché di cellule staminali nelle misteriose infusioni ce ne sarebbero sì e no tracce. Nessun accenno a come le cellule mesenchimali del midollo si trasformerebbero in cellule cerebrali e dei tessuti nervosi, in grado di riparare i danni all’origine di molte malattie neuro degenerative, come Sla o Sma1. 

Un momento della mobilitazione per la libertà di cura
con il metodo Stamina organizzata
dal «Civico 117 a» in piazza del Pantheon
a Roma, due giorni fa
E persino lo spettro di contaminazioni da morbo di «mucca pazza». A gettare nuove ombre intorno al contrastato «metodo Vannoni» sono le carte sin qui “top secret” dei verbali dei Nas e degli organismi scientifici istituzionali, oltre che il parere, mai reso pubblico integralmente, con il quale il Comitato di esperti, poi giudicato «non imparziale» dal Tar Lazio, ha bloccato sul nascere la sperimentazione. Documenti che da un lato confermano quanto già trapelato, come il rischio di trasmissione di malattie infettive, Hiv in testa, per assenza di controlli delle cellule dal donatore. Ma dall’altro rivelano altri rischi per i pazienti. Come quello della Bse, meglio nota come sindrome da mucca pazza. Verbale del 16 ottobre 2012, dopo la chiusura dei laboratori degli Ospedali civili di Brescia, dove si coltivavano le cellule per Stamina. Secondo l’Aifa in assenza di sicurezza.


Presenti gli stati maggiori dei Nas, della stessa Agenzia del farmaco, dell’Istituto superiore di sanità e del centro nazionale trapianti. Luca Pani, presidente dell’Aifa, afferma che l’analisi condotta «farebbe supporre l’uso di siero fetale bovino nei terreni di coltura». Dubbio fugato dagli esperti del comitato, che nel parere svelano come sia la stessa documentazione presentata da Stamina a confermare l’uso di siero bovino per la coltura delle cellule. 

Cosa che in sé non sarebbe vietata anche se sconsigliata. Purché – ricorda il comitato – «per ridurre i rischi di natura infettiva… il siero fetale bovino provenga da animali allevati e sacrificati in Paesi privi di Bse», il tutto mediante certificazione europea. «Nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti», si legge però nel parere. Ma i pericoli non finiscono qui. «Il terreno di coltura contiene antibiotici», rivela sempre il comitato, che considera questa pratica «non giustificata» e a rischio di tossicità. E poi la presenza di detriti dei tessuti potrebbe provocare micro embolie polmonari e cerebrali. Del resto un altro verbale rivela che in un campione prelevato a Brescia il 30% delle cellule sarebbe stato contaminato. In un altro campione la contaminazione sarebbe invece «bassissima», ma in entrambi si rileva l’assenza di un marcatore che generalmente rileva la presenza di cellule staminali mesenchimali. Sorge allora il dubbio su cosa venga realmente somministrato ai pazienti. 

Tanto che il generale Cosimo Piccinno, capo dei Nas, avanza il sospetto che il metodo Stamina sia nella realtà cosa diversa da quello descritto nella domanda di brevetto presentata a suo tempo da Vannoni e poi respinta negli Usa. Nel consenso informato fatto firmare ai pazienti, rivela un altro verbale, «sorprendentemente si dichiara che le cellule somministrate possono essere leucociti del sangue, di solito mescolati ad altre componenti minori… oppure cellule più purificate quali le cellule mesenchimali estratte dal midollo osseo». Insomma, un frullato indefinibile. E infatti per gli scienziati del comitato che hanno potuto leggere per esteso le carte di Vannoni dal metodo Stamina di coltura «la popolazione (cellulare) che si ottiene non è purificata, non è omogenea, non è una popolazione di cellule staminali». 

Qualunque cosa sia però per il comitato non c’è nulla che dimostri la trasformazione di cellule del midollo in cellule neuronali in grado di riparare i danni delle malattie neuro degenerative. Secondo le sequenze descritte nella domanda di brevetto la trasformazione avverrebbe dopo solo un’ora di coltura in acido retinoico. All’Iss, rivela un verbale, ci hanno provato per 2 ore e poi per 24. Ma del miracolo della trasformazione cellulare nessuna traccia. «Su Stamina serve chiarezza perché non ci siano più dubbi», ha ribadito la Lorenzin preannunciando a breve la nomina del nuovo comitato. A meno che prima degli scienziati a sollevare nuovi dubbi arrivi la magistratura.    fonte
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