Non c'è pace per quella gente martoriata da guerre. Dopo aver raggiunto l'indipendenza, il Sud Sudanè di nuovo in una guerra civile. La chiesa ha fatto un appello perchè smettano le ostilità, ma la Caritas denuncia uccisioni e violenze.
Dopo soli 2 anni dalla sua indipendenza, il Sud Sudan e' nuovamente sull'orlo di una guerra civile. Dopo gli scontri nella notte del 15 dicembre, nella capitale Giuba, si sono sentiti risuonare colpi di armi da fuoco e bombe, e si sono verificati uccisioni indiscriminate di civili inermi in diversi quartieri della citta'. Lo si legge in un comunicato della Caritas italiana. Da allora, in poco piu' di un mese, il conflitto - prosegue la nota - ha raggiunto dimensioni catastrofiche. Agli inizi di febbraio si contano oltre 10.000 morti e circa 750.000 sfollati (il 10% dell'intera popolazione).
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Sud Sudan |
I vescovi sud sudanesi, insieme ai rappresentanti delle altre Chiese, hanno lanciato un forte appello alla pace: «Interpellati dal messaggio imperativo del Vangelo per la pace e la giustizia, chiediamo un'immediata e incondizionata cessazione delle ostilità in ogni parte del Paese: crediamo che il dialogo sia il migliore e l'unico giustificato mezzo per risolvere le controversie e le divisioni tra le parti. La violenza non è mai un'opzione». Anche papa Francesco, all'inizio di gennaio, aveva pronunciato un appello alla pace nel Paese africano. Nel frattempo però, conclude la Caritas, i combattimenti continuano, con un aumento preoccupante delle uccisioni su base etnica, in una spirale di violenza senza fine. E accanto al rumore delle armi, sempre più assordante, si sente oggi il grido della popolazione che chiede aiuto.