5, 1. Ti è forse possibile trovare una città più infelice di Atene, quando i trenta tiranni la facevano a brani? mille e trecento cittadini avevano ucciso, tutti i migliori, né con questo la facevano finita, ma la crudeltà.si eccitava da sé sola. Nella città in cui c'era l'"Aeropago", tribunale legatissimo alle leggi, in cui c'erano un senato ed un popolo simile ad un senato, si adunava ogni giorno il collegio dei carnefici che incuteva paura e la curia funesta veniva resa troppo stretta per il gran numero di tiranni: era forse in grado di viversene in pace quella città, in cui c'erano tanti tiranni, quanti sgherri sarebbero stati sufficienti? agli animi non si poteva neppure offrire alcuna speranza di riacquistare la libertà, né appariva esserci posto per alcun rimedio contro un così grande numero di mali: da dove potevano venire alla città infelice tanti Armodi?

2. Socrate se ne stava tuttavia in mezzo a tutti e consolava i buleuti piangenti, esortava coloro che disperavano dello Stato, rimproverava ai ricchi, che temevano per la roba loro, il troppo tardo pentimento per la loro pericolosa avidità, portava intorno un grande esempio per chi voleva irnitarlo, incedendo egli libero fra trenta padroni.
3. Costui, tuttavia, fu proprio Atene ad ucciderlo in carcere e la libertà politica non sopportò la libertà di parola di chi, senza suo danno, aveva fatto offesa ad una schiera di tirannis: puoi dunque sapere che, anche in uno Stato gettato a terra, c'è l'occasione per il saggio di manifestarsi e al contrario in uno Stato fiorente e ricco, regnano sfrontatezza invidia ed infiniti altri torpidi difetti.
4. Comunque si presenterà dunque la situazione politica, comunque la fortuna lo permetterà,
così noi ci di spiegheremo o ci raccoglieremo, in ogni caso ci muoveremo né, vincolati dalla paura, intorpidiremo. Vero uomo sarà, anzi, colui che, incombendo pericoli da ogni parte, non farà cozzare la sua virtù contro armi e catene tutto intorno risonanti e neppure la nasconderà: salvarsi non è infatti seppellirsi.
5. Secondo verità, a mio giudizio, Curio Dentato affermava di preferire essere morto che vivere da morto": è l'estremo dei mali, uscire dal numero del vivi prima di morire. Bisognerà fare in modo, che ti imbatterai in un periodo poco praticabile per la vita politica, che tu riservi più tempo alle appartate attività culturali e, non diversamente che se ci si trovasse in una navigazione pericolosa, che tu cerchi di volta in volta un porto, non aspettando che la situazione ti congedi, ma spontaneamente slegandoti da essa.