Autore internazionale di bestsellers. Vincitore per tre volte del Ellery Queen Readers Award for Best Short Story of the Year, del British Thumping Good Read Award, del Crime Writers Association's Ian Fleming Steel Dagger Award, ed è stato sei volte nominato all'Edgar Award. Questo solo per citare qualche premio, perché Jeffery Deaver, l'autore di oggi, di premi per i suoi libri ne ha vinti parecchi.
La dodicesima carta |
Il libro di oggi si intitola La dodicesima carta e, nel ciclo di Lincoln Rhyme, è il sesto che Deaver ha pubblicato. Siamo ad Harlem, nella biblioteca del Museo afroamericano, dove la sedicenne Geneva Settle sta racimolando informazioni su un suo antenato vissuto a metà dell'Ottocento e che si era battuto per i diritti civili della gente di colore, finendo poi misteriosamente in carcere. Mentre Geneva è concertata nelle sue ricerca un uomo le si avvicina e cerca di violentarla. Nonostante l'accaduto sembri solo un tentativo di stupro, Rhyme e Sachs iniziano ad indagare. L'obiettivo del misterioso stupratore era Geneva, ma per un motivo ben più grande, quando però non è riuscito ad eliminarla non si è fatto scrupoli ad uccidere il bibliotecario che forse aveva visto qualcosa che non doveva vedere. Sulla scena del delitto un unico indizio, la dodicesima carta dei tarocchi: l'Impiccato.
L'idea per questo libro, Deaver l'ha avuta mentre camminava per vie di Manhattan dove ha vissuto per un certo periodo della sua vita: “mentre camminavo, mi sono imbattuto in un punto dove c’era un buco per dei lavori in corso. In breve, gli operai che stavano sistemando la strada si sono accorti, scavando, che c’erano delle rovine e quei lavori si sono trasformati in scavi archeologici: pur con una storia recente, in America c’è qualcosa e in quel caso c’erano i resti di un cimitero afroamericano del 1850.
Mi è parsa un’idea interessante, anche se ci sono voluti dodici anni perché questa idea di partenza, sviluppata con un lavoro preparatorio di otto mesi, diventasse un romanzo.”
Se ben ricordate, questo non è il primo libro di cui vi parlo del famoso Deaver. La mia partecipazione a questa rubrica iniziò proprio, tra gli altri con il libro Lo scheletro che balla, secondo libro pubblicato da Deaver.
Jeffery Deaver |
Se paragoniamo Lo scheletro che balla a La dodicesima carta, ci rendiamo subito conto che quest'ultimo è ad un livello inferiore. Non che il libro sia brutto o illeggibile, questo no, è davvero difficile che un libro di Deaver si possa definire tale, ma manca di quella verve che precedenti libri scritti dall'autore hanno.
“Il volto bagnato di sudore e lacrime, l'uomo corre per salvarsi la vita.
"Eccolo! Eccolo là!"
L'ex schiavo non capisce bene da dove venga la voce. Dalle sue spalle? Da sinistra o da destra? Dal tetto di una delle case decrepite che si allineano lungo queste sordide strade acciottolate? Nell'aria di luglio calda e densa come paraffina, l'uomo smilzo salta un cumulo di sterco di cavallo. I netturbini non arrivano qui, in questa parte della città. Charles Singleton si ferma presso un bancale con un'alta pila di barilotti appoggiata sopra, tentando di riprendere fiato.”
Una caratteristica dei libri di Deaver è che, il filone principale della storia, le indagini e l'investigazione, è sempre attraversato da un filone secondario, che rimane nascosto fino alla fine quasi. Un filo che da principio pare slegato a tutto il resto della storia, tanto da farsi venire il dubbio che questa volta il buon vecchio Deaver abbia toppato, e invece, giungendo finalmente alla fine, ecco che si scopre che è sempre stato il reale collante di tutta la storia.
Ne La dodicesima carta, questo filo nascosto è la storia dell'antenato di Geneva, militante dei diritti civili per la sua razza e poi misteriosamente incarcerato. Non vi dico altro per non rovinarvi la storia.
L'impiccato o L'appeso |
Il killer di questa storia Thompson Boyd, è un killer su commissione freddo e allo stesso tempo anomalo. Deaver ce lo fa conoscere poco alla volta, inserendolo nella narrazione tra un'indagine e l'altra, così che possiamo farci un'idea di chi sia questo Thompson Boyd e perché agisca in quel modo.
Rhyme è sempre il più bravo quanto scorbutico consulente dell'FBI, così come Amelia è sempre la solita inarrestabile detective. Le indagini non sono prive di colpi di scena o rivelazioni, ma, se confrontato con i libri precedenti di questo ciclo, ci si accorge che in effetti tutto appare un po' annacquato e diluito.
Nonostante questo, il libro sa prenderti e legarti alle sue pagine, con una narrazione tipica del buon caro Deaver, che anche se sotto tono, sa trascinarti nel vivo delle indagini fino alle ultimi rivelazioni. Un libro da ombrellone, proprio perché leggermente inferiore al solito livello dell'autore, ma comunque consigliato agli amanti del genere.
(Le immagini presenti su questo post sono state prese da internet. Le informazioni riguardanti l'autore sono state prese dalla Wikipedia. L'estratto dell'intervista di Deaver è stata presa da guide.supereva.it. La citazione presente in questo post è stata presa dal libro di cui lo stesso tratta)