A raccontarci di Dante e dei suoi cantici infernali è questa volta un francese,
considerato uno degli autori francesi più promettenti nel campo del romanzo
storico-avventuroso e del giallo. Sto parlando di Arnaud Delalande e del suo libro La trappola di Dante.
Venezia |
“La
sua libertà aveva un prezzo: una spiccata avversione nei suoi riguardi. Lo si
definiva un uomo senza fede o senza morale, ma quei giudizi spesso erano
soltanto il riflesso di un'invidia inconfessata, dal desiderio represso di
somigliargli. Metteva in imbarazzo il potere mentre lo serviva e si ribellava a
ogni forma di autorità.”
La trappola di Dante |
Affascinante, astuto, libertino, avventuriero,
intrepido, abile di lingua quanto di spada, spia al servizio del Doge di Venezia, conosciuto col nome di Orchidea nera, per il fiore che lascia sulle sue vittime. Lo 007 de
noialtri insomma, ecco il meraviglioso protagonista di questo romanzo.
Siamo nella Venezia del 1756. Il celebre attore
Marcello Torretone è stato atrocemente assassinato. Sul suo corpo viene
ritrovata una frase del IV canto dell’Inferno di Dante. Semplice cronaca nera
se non fosse che l’attore era una spia del governo della Serenissima. Emilio
Vindicati, membro della Quarantia Criminale si reca dal Doge per informarlo che
un’ombra misteriosa minaccia la città e la morte dell’attore è solo il
principio. L’unico che può salvare la Serenissima è l’Orchidea nera ovvero
Pietro Viravolta, ex collaboratore della Quarantia Criminale, detenuto ai
Piombi per la sua condotta… eccessivamente libertina.
Delalande
ci porta nella Venezia al suo
massimo splendore, e ce la fa visitare con tale maestria e dovizia di
particolari da dipingercela davanti agli occhi come un meraviglioso quadro. Il
lettore che non è mai stato a Venezia desidererà vederla per la prima volta, e
chi vi è già stato vorrà tornarci solo per rivedere, con gli occhi della mente,
le vicende narrate nel libro.
Arnaud Delalande |
Personaggi storici intrecciati a personaggi
inventati, un diabolico intreccio magistralmente architettato, le trame di un
cattivo insospettabile, le condanne del Dante rappresentate tra i calli
veneziani rendono questo giallo d’avventura un vero gioiello della narrativa, imperdibile per i lettori in cerca di un giallo dal finale esplosivo.
E il Dante?
Ha un ruolo minore rispetto a quello che aveva ne Il Circolo Dante di Pearl,
qui infatti è solo una scelta di stile del cattivo, una perla dell’autore, non
una vera chiave di lettura per la soluzione dell’enigma.
Ancora una volta uno straniero porta alla ribalta
il nostro Dante, questa volta collocandolo nella nostra famosa e bella Venezia
con un libro non da leggere, ma da divorare fino all’ultima incredibile pagina.