Quante volte ci capita di giudicare un libro dalla copertina o dal titolo?
Se quello che ci ritroviamo davanti è un libro dalla copertina ambigua e il titolo poco accattivamente,per giunta scritto da un autore italiano alle prese con il suo primo romanzo,ci viene quasi naturale partire sfiduciati. Io stessa,seppur appassionata di scrittori emergenti,non avrei puntato un centesimo su questa opera. E invece ecco la sopresa: su una scena italiana piatta,abituata a romanzi di tutt'altro genere ecco che si affiaccia un Christian Frascella con il suo "Mia sorella è una foca monaca",un titolo strano,diverso così come i personaggi messi in scena.
Il protagonista del libro è un diciasettenne,un ragazzo sbruffone,sbandato,pronto a prendere la vita di petto e a fare a botte all'occorrenza (sempre prendendone parecchie,naturalmente). Il giovane convive con un padre altrettanto scombinato a cui piace un po' troppo alzare il gomito in seguito all'abbandono da parte della moglie,chiamato forse il "Capo" e con una sorella tutta casa e chiesa,la foca monaca appunto.
Mia sorella è una foca monaca |
Una tecnica narrativa paragonata,forse con un pizzico di esagerazione,a quella di un Salinger piuttosto che a quella di un Fante. Sicuramente ne ritroviamo la caratterizzazione dei personaggi,ovvero il voler mettere sulla scena il perdente,il cosiddetto "antieroe",il personaggio comune in ui il lettore si riconosce e si identifica. Lo stile fresco,divertente,ironico e la lingua tagliente e sarcastica del personaggio mantengono l'attenzione del lettore sempre viva e partecipe; non importa se si è amato o odiato il protagonista o se addirittura non se ne conosce nemmeno il nome,ciò che più importa è la connessione che si crea,di sicuro la prova inconfutabile che la narrativa italiana è ancora viva e costellata di scrittori emergenti capaci e innovativi.