Chiudete le imposte, sprangate le finestre in modo
che alcun raggio di sole possa entrare. Rischiarate l'oscurità con
la pallida luce di una lampadina, ma non di una candela, il fuoco,
come il sole, è pericoloso per l'ospite di oggi, perché in questo
appuntamento con la mia rubrica, vi parlerò della creatura della
notte per eccellenza: il vampiro. Il vampiro in questione è Louis
de Pointe du Lac, creato dall'abile penna di Anne Rice e
il libro è Intervista col vampiro.
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Intervista col vampiro |
Molto c'è da dire su
questo libro, sulla saga a cui appartiene e sull'autrice, ma
cominciamo dalla trama di questo romanzo. In un'anonima stanza
immersa nell'oscurità Louis de Pointe du Lac si appresta a narrare
la sua lunga esistenza di vampiro a Daniel Molloy, un giornalista di
New Orleans. Acceso il registratore Louis ritorna indietro nel tempo,
fino al lontano 1791 quando la sua vita umana terminò ed iniziò la
sua vita da vampiro, grazie, o forse a causa, dell'intervento del
vampiro Lestat de Lioncourt. Con lo scorrere del nastro del
registratore, Louis racconta della sua nuova vita, dei propri
tormenti e dubbi, del suo compagno notturno Lestat, della piccola
Claudia e del misterioso Armand. Una lunga storia quella di Louis che
da New Orleans, percorre le strade di tutto il mondo per tornare alla
New Orleans dove tutto è iniziato.
Intervista col vampiro
fa parte della saga Le cronache dei vampiri, un lungo viaggio
dove la Rice ci porta nel mondo dei suoi vampiri, molto più
vicini al Dracula di Bram Stoker che a quelli che vanno
di moda in questi ultimi anni. I vampiri di Anne Rice sono
creature della notte, cupi, malinconici, ambigui. Vampiri condannati
che sono vittime e carnefici al medesimo tempo, stanchi e
disincantati. Vampiri che sembrano più uomini di quanto gli esseri
umani potrebbero essere.
Il romanzo in sé è un
racconto nel racconto, nel quale la Rice ci racconta di Louis
attraverso le parole di quest'ultimo che si racconta a David,
e nel farlo l'autrice utilizza descrizioni dettagliatamente accurate
e lente, da assaporare e apprezzare come un quadro. Questa capacità
descrittiva della Rice, in
chiave minore in questo primo volume ma più spiccato nei successivi,
permette al lettore di vedere
senza troppe difficoltà il mondo in cui i suoi vampiri si muovono.
Dico suoi perché per
quanto si legga libri incentrati sui vampiri, nessuno di essi sarà
come quelli creati dalla penna della Rice
e il motivo va ricercato proprio nell'autrice.
“[I miei] libri
riflettono chiaramente un viaggio dentro l'ateismo per ritornare a
Dio. È impossibile non accorgersene. Essi sono un tentativo di
stabilire ciò che è buono e ciò che è cattivo in un mondo ateo,
descrivono la lotta tra fratelli e sorelle in un mondo senza padri e
madri credibili”.
Con queste parole la Rice
parla dei propri libri, e di queste Cronache, iniziate alla
morte della sua prima figlia per leucemia. Perché, se come afferma
lei stessa, il Lestat di cellulosa è plasmato sulla figura
del marito, in Claudia è impossibile non vedere la figlia
dalla quale ha dovuto separarsi prematuramente.
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Anne Rice |
Leggere Intervista col
vampiro, fermandosi alla superficie, alla semplice storia
narrata, fa di questo romanzo un ottimo romanzo, con una Rice
un po' alle prime armi certo, ma fantastica nella sua capacità
descrittiva. Assaporare però il romanzo, tenendo conto della vita e
dei dubbi dell'autrice, porterà questo romanzo e i successivi ad un
livello superiore e credetemi, arrivati all'ultimo capitolo della
saga ne coglierete tutto il trasporto e tutti i sentimenti che ne
traspaiono.
Prima di allora però ci
aspettano ancora molti altri libri che compongono Le cronache dei
vampiri, e avremo modo di conoscere meglio Lestat, Louis e tutti gli
altri vampiri che compongono la grande famiglia creata da Anne Rice.
“La grande avventura
della nostra vita. Che cosa significa morire quando si può vivere
fino alla fine del mondo? E che cos'è la "fine del mondo",
se non un modo di dire, perché chi sa anche soltanto cos'è il mondo
stesso? Ormai ho già vissuto due secoli e ho visto le illusioni
dell'uno completamente distrutte dall'altro, sono stato eternamente
giovane ed eternamente vecchio, senza possedere illusioni, vivendo
attimo per attimo come un orologio d'argento che batte nel vuoto: il
quadrante dipinto, le lancette intagliate, che nessuno guarda, e che
non guardano nessuno, illuminate da una luce che non era luce, come
la luce alla quale Dio creò il mondo prima di aver creato la luce.
Tic-tac, tic-tac, tic-tac, la precisione dell'orologio, in una stanza
vasta come l'universo.”