06/12/13

Prandelli chiede alla FIFA di fare un…”Time Out”!

Tra regole e decisioni più o meno bizzarre della Fifa riguardo fasce e fascette, merletti e bordature, ancora tutta da interpretare oltre che “significare” per non equivocare ed in santa pace iniziare a finalmente, giocare, si alzano appelli a voce alta in merito le convocazioni più o meno legittime e necessarie, il nostro commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli, ha pensato di proporre una pausa. Anzi, un “time out”. L'idea di introdurre la regola già esistente in altri sport, quella del Time Out è stata proposta dal ct azzurro, durante un incontro ufficiale tenutosi con i giornalisti, ieri nei locali dell'Associazione stampa estera a Roma. «Avremo due problemi grandi in Brasile: caldo e umidità che rischiano in città tipo Fortaleza e Manaus di condizionare le gare. Lo abbiamo sperimentato in Confederations. Prima dei corner, tutti a bere. Forse meglio fermarsi due minuti e consentire di dissetarsi». Cosi disse CesarePrandelli!
ITALY SOCCER UEFA EURO 2012 QUALIFICATION
Cesare Prandelli vuole il time out
Sembra facile ma…mai dire time out. Il modus operandi del time out è una consuetudine ormai consolidata in altri sport: l'interruzione del gioco richiesta dal tecnico di una delle due squadre in campo, infatti è prevista già da tempo nella pallacanestro, nella pallavolo, nel baseball, nel football americano, ma anche nel nobile sport come il cricket, nell'hockey su ghiaccio, nella pallamano e, pensate un po', pure nel parente nemmeno tanto lontano, nel calcio a 5.

Ma nel calcio a 11, invece, assolutamente no, non è hanno mai voluto sapere! E pensare che nel più recente passato si sono espressi a favore del time out, personalità di primo piano del calcio internazionale. Solo per fare qualche nome, Gerhard Aigner, dal 1989 al 1999 segretario generale dell'Uefa. Sosteneva uno dei massimi dirigenti del calcio europeo nel gennaio del 1995: «L'Uefa proporrà in tempi brevi l'introduzione di un'interruzione di gioco per tempo nelle partite. I tecnici avrebbero così la possibilità di comunicare istruzioni alla loro squadra. In cambio, durante lo svolgimento del gioco, sarebbero costretti a restare seduti in panchina.

Questa idea è già in vigore in altre discipline sportive e una proposta simile era stata discussa prima del Mondiale statunitense». Aigner era convinto che il time out potesse sconfiggere una volta per tutte i comportamenti spesso fuori dalle righe degli allenatori nel corso delle partite («incitano i giocatori e i tifosi ad atteggiamenti antisportivi e si moltiplicano i casi di tecnici che si insultano dalla panchina. Un brutto spettacolo»). Insomma, roba da codice penale. Da qui, l'idea tutta nuova ma anche no di istituzionalizzare una pausa per consentire ai tecnici di guardare negli occhi i propri atleti senza dare spettacolo a due passi dal terreno di gioco. Già, ma c'era di più. Sì, perché nel calcio nulla avviene per caso. «Un'interruzione del gioco rappresenterebbe un'occasione ideale di piazzare pubblicità durante trasmissioni tv in diretta», l'ammissione di Aigner. «Questa conseguenza non sarebbe insignificante, considerato che per queste trasmissioni in diretta le reti televisive pagano ingenti somme e rischiano di trovarsi in difficoltà finanziarie». Svelato l'arcano.

Con il time out l'Uefa voleva mettere insieme le necessità del campo con le gioie del portafogli. Peccato che la Fifa, dopo lunghe riflessioni e sperimenti più o meno convincenti, disse no. E fine delle discussioni.
Passano gli anni, cambiano le logiche e le ragioni del calcio, non cambia l'approccio ultraconservatore del massimo organismo pallonaro del pianeta. Che accenna ma non conclude, apre ma non rivoluziona. È andata così per almeno un paio di lustri a proposito dell'introduzione della moviola durante le partite, potrebbe capitare lo stesso per il time out. Nel maggio scorso, il direttivo della Fifpro, il sindacato internazionale dei calciatori professionisti, aveva chiesto lo spostamento delle partite del Mondiale a orari meno critici. Perché il Brasile è grande quanto l'intera Europa e i viaggi da uno stadio all'altro non sono da prendere sottogamba. E poi perché da quelle parti - vedi Manaus, Recife, Brasilia - può fare così caldo da non riuscire a respirare.

La risposta della Fifa? Apertura per brevi interruzioni decise dagli arbitri per permettere ai giocatori di dissetarsi, nulla più. Con tanto di decisione definitiva rimandata a data da destinarsi. Prandelli però non ha più intenzione di aspettare e l'ha fatto capire con un affondo dei suoi. La strategia del ct azzurro è chiara: dare forma a un accerchiamento da sfida all'Ok Corral e vinca il migliore. «Se l'intenzione è quella di regalare un grande spettacolo, allora bisogna mettere i giocatori in condizioni di poterlo fare. È una richiesta che penso possano fare anche le altre federazioni». L'Italia si espone e rimane alla finestra nell'attesa di risposte di segno positivo. Che presto o tardi arriveranno, ormai è più che una speranza.

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