01/11/13

Traffico illegale dei rifiuti nocivi | Schiavone: "Divenne un business «autorizzato» per il clan dei Casalesi nel 1990"

Il traffico illegale dei rifiuti nocivi ha procurato la morte di molte persone. Esseri umani con una vita da vivere. Lo disse anche Schiavone, il pentito del clan dei Casalesi, che nel corso dell’audizione dell’ottobre del 1997 davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo di rifiuti disse:“In 20 anni rischiano tutti di morire di cancro
Schiavone

Entro venti anni gli abitanti di numerosi comuni del Casertano «rischiano di morire tutti di cancro» a causa dei rifiuti pericolosi interrati in quel territorio. Così, il pentito del clan dei Casalesi, Carmine Schiavone, nel corso dell’audizione dell’ottobre del 1997 davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo di rifiuti. Verbali che solo oggi sono diventati pubblici dopo la rimozione del segreto.
Riferendosi al traffico illegale di rifiuti nocivi, Schiavone spiega che divenne un business «autorizzato» per il clan dei Casalesi nel 1990. «Tuttavia - riferì il pentito - quel traffico veniva già attuato in precedenza. Gli abitanti del paese rischiano tutti di morire di cancro entro 20 anni; non credo infatti che si salveranno: gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno e così via, avranno, forse, venti anni di vita».
Rifiuti radioattivi in un «terreno su cui oggi ci sono i bufali e su cui non cresce l’erba», interrati lungo tutto il litorale Domitio e sversati anche nel lago di Lucrino, specchio d’acqua che si trova nell’area flegrea.

«Esprimo grande soddisfazione per la decisione di togliere il segreto sui contenuti dell’audizione che il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone svolse nell’ottobre 1997 alla Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti’»: così Laura Boldrini, sulla decisione dell’Ufficio di Presidenza. «Si tratta della prima volta che la Presidenza della Camera - senza che questo sia richiesto dalla magistratura - decide di rendere pubblico un documento formato da Commissioni di inchiesta che in passato lo avevano classificato come segreto».

«Lo dovevamo in primo luogo - ha proseguito la presidente della Camera - ai cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale cosciente e premeditata, come ho avuto modo di dire anche recentemente a Pollica, per la commemorazione dell’assassinio del sindaco Angelo Vassallo: cittadini che oggi hanno tutto il diritto di conoscere quali crimini siano stati commessi ai loro danni per poter esigere la riparazione possibile. Troppo spesso, nella storia del nostro Paese, il segreto è stato infatti invocato non a tutela non dei diritti di tutti ma a copertura degli interessi di alcuni. La fiducia nelle istituzioni - ha sottolineato Laura Boldrini - si rinsalda anche facendo luce su zone d’ombra immotivate e perciò inaccettabili all’opinione pubblica».
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