Il-Trafiletto

27/01/14

Monoliti Stonehenge: scoperto il luogo di origine

Chiunque abbia avuto la possibilità di visitare Stonehenge ha subito il fascino e la sacralità del luogo, intriso di energia e  mistero, come misteriosi sono i suoi monoliti. Da sempre oggetto di intenso studio e ricerca, i monoliti sono stati  un rompicapo. Ma lo studio approfondito della pietra utilizzata per erigere Stonehenge ha fatto sì che un gruppo di ricercatori geologi del Galles individuassero il luogo di origine dei monoliti.

La ricerca sarà pubblicata sul Journal of Archaeological Science entro i prossimi tre mesi.  A darne notizia è il quotidiano locale Western Mail. Secondo i risultati del nuovo studio, le pietre sono state trasportate da una collina nel Pembrokeshire, Galles, a circa 200 km di distanza dal sito di Stonehenge e circa a 2 km di distanza da dove si era ritenuto per quasi un secolo.
Le pietre, infatti, si ritenevano provenire da un'altra collina chiamata Carn Meini, teoria basata sulla ricerca eseguita nel 1923 da H.H. Thomas, ma con l'ausilio di nuove tecniche di analisi, i ricercatori sono stati in grado di individuare con precisione il luogo di origine dei monoliti. Attraverso il confronto tra la scansione a raggi X della dolerite (o diabase) di Stonehenge e quella presente in una una collina chiamata Carn Geodog, i geologi hanno confermato che quest'ultima è la vera cava originaria da dove sono stati tratti i monoliti. Il nome della pietra in realtà si riferisce alla dolerite maculata, una roccia ignea che appare di colore blu quando frantumata, presentando piccole sferule di feldspati e altri minerali che si sono uniti alla roccia fusa diverse ere geologiche fa. Il team di geologi, composto dal dottor Richard Bevins, Custode di Scienze Naturali presso il Museo Nazionale del Galles, il dottor Rob Ixer dell'University College di Londra, e il professor Nick Pearce di  Aberystwyth, hanno ottenuto conferma per la pubblicazione del loro studio da parte del Journal of Archaeological Science. "E' un progetto incredibilmente eccitante", ha detto Bevins. "Abbiamo ottenuto conferma della pubblicazione dopo che i nostri risultati sono stati verificati". Tuttavia, la ricerca non è in grado di spiegare in che modo le pietre sono state trasportate dal luogo di origine fino a Stonehenge. Si è molto di dibattuto su come i monoliti siano potuti arrivare fino alla piana di Salisbury, e al riguardo sono state avanzate diverse ipotesi. Alcuni ricercatori pensano che le rocce siano state trasportate dai movimenti naturali della roccia durante l'ultima era glaciale. Tuttavia, i segni dei movimenti glaciali lasciati nella regione non è in grado di supportare questa ipotesi: "Se sono stati spostati durante l'ultima era glaciale, certamente deve esserci una prova fisica", ha spiegato Bevins al Western Mail. I ricercatori sono più propensi a spiegare lo spostamento con il trasporto umano, anche se non è chiaro se i monoliti, ciascuno dal peso di diverse tonnellate, siano stati trascinate via terra oppure fatte 'galleggiare' su zattere via fiume. Ad ogni modo, ora che è stata localizzata l'origine delle pietre, gli scienziati potrebbero essere in grado di svelare il mistero che circonda la tecnica di trasporto dei monoliti. Eppure, anche se si capisse in che modo sono stati trasportati i monoliti, rimane un altro grande enigma: perchè i nostri antenati hanno deciso di utilizzare pietre tanto lontane per costruire Stonehenge, invece si utilizzare le pietre che già erano sul posto. Per ora, la questione rimane irrisolta.

Storia dell'oro colato: Propoli, studi sugli effetti antitumorali e complementari nella terapia

Può la propoli dare il proprio contributo come coadiuvante nelle terapie antitumorali?  Vi sono studi in merito che confermano le proprietà benefiche
Secondo uno studio di ricercatori della Gifu University (Giappone), lo stato di stress da ossidazione, dovuto a terapia con radiazioni per cancro al tratto gastrointestinale, può essere attenuato con supplementazione a base di propoli
Propoli
Il dottor Osamu Mizukami, che dirige una clinica complementare di Tokyo, tenta di affiancare agli effetti della terapia convenzionale (chirurgia, chemioterapia, radiazioni) i benefici della terapia complementare. La maggior parte dei suoi pazienti hanno il cancro a stadi avanzati, e nella maggior parte dei casi la terapia convenzionale è necessaria per evitare il proliferare di cellule cancerose. Mikuzami ha trattato più di 500 pazienti con la propoli (per cancro al polmone, stomaco, colon, prostata, ovaie, seno e pancreas) ottenendo un aumento della qualità della vita (meno dolore, più appetito, meno stanchezza) e della sopravvivenza, una mitigazione degli effetti collaterali delle terapie convenzionali e in alcuni casi un effetto diretto della propoli (usando dosi di almeno 10 gr al giorno) di riduzione del tumore e arresto della proliferazione.

FAGOTTINI AL CERFOGLIO

POTETE SERVIRE QUESTO PIATTO, ISPIRATO ALLA CUCINA MEDIORIENTALE, PRIMA DI UN BRANZINO ALLA GRIGLIA ACCOMPAGNATO DA VERDURE ARROSTO. 429 kcal per porzione

Ingredienti per 4 porzioni   • 1 ROTOLO DI PASTA SFOGLIA FRESCA • l CIUFFO DI CERFOGLIO • 100 G DI COUSCOUS PRECOTTO • 2 CUCCHIAI DI OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA • 4-5 FOGLIE DI MENTA • 1 MAZZETTO DI ERBA CIPOLLlNA
 • 1 CUORE DI SEDANO • 2 CIPOLLOTTI FRESCHI • 100 Gr DI PISELLI LESSATI • 70 Gr DI FORMAGGIO DI CAPRA • 1 PIZZICO DI PEPERONCINO IN POLVERE • SALE 

PORTATE a bollore in una casseruola 1dl scarso d'acqua, salatela, versatevi il couscous e l'olio, coprite con un coperchio e spegnete il fuoco. Lasciate riposare per 5 minuti o secondo le indicazioni del produttore, poi sgranate la semola con una forchetta e trasferitela in una terrina.

PULITE il cerfoglio, staccate le foglioline, lavatele e asciugatele insieme a quelle di menta e a 3 steli di erba cipollina. Tritate insieme queste erbe aromatiche, tenendo da parte qualche fogliolina di cerfoglio per decorare.

FAGOTTINI AL CERFOGLIO
MONDATE e lavate il sedano, poi affettatelo molto sottilmente; fate lo stesso con i cipollotti, quindi mescolate questi ingredienti con il couscous. Unite anche le erbe tritate precedentemente, i piselli (tenetene da parte 1 cucchiaio per decorare), il formaggio di capra a pezzetti e il peperoncino.

SROTOLATE la pasta sfoglia, assottigliatela bene con il matterello e ricavate 4 grossi dischi. Ponete al centro di ogni disco la preparazione al couscous. Richiudete la pasta e sistemate i 4 fagottini ottenuti in una grande teglia rivestita con carta da forno. Cuocete in forno caldo a 200°C per 15 minuti circa, finché la pasta sarà dorata. Servite i fagottini in coppette di ceramica o in piattini, decorando con il cerfoglio e i piselli tenuti da parte e con gli steli d'erba cipollina rimasti.

VARIANTI APPETITOSE 
1 • Invece della pasta sfoglia potete usare lo pasta phillo: per ogni fagottino sovrapponete 4 quadrati di pasta di circa 16cm per lato, leggermente unti d'olio, poi farciteli.
2• AI posto del sedano utilizzate carote tagliate a julienne.


SAVOIR FAIRE
TÈ ALLA MENTA In Medio Oriente durante i pasti viene spesso servito il tè alla menta, offerto sia freddo sia caldo, secondo le stagioni. Per prepararlo, mettete in infusione un tè delicato (per esempio al bergamotto) con qualche fogliolina di menta; sulla quantità regolatevi secondo i vostri gusti. Lasciate riposare per almeno 10 minuti, eliminate la menta e gustate il tè caldo oppure fatela raffreddare.

Confusione nel decreto svuota carceri della Cancellieri | In libertà boss mafiosi

Come risolvere il problema "carceri"? Ma certo ...l'indulto è la soluzione. Aspettando che le riforme di sistema possano prendere "consistenza", non c'è alternativa allo "svuota carceri". L'indulto sembra la via più certa e facile per ridurre il numero dei detenuti e liberare i boss mafiosi.

 
La guardasigilli Annamaria Cancellieri  nel giro di 20 giorni ha trasferito l’emergenza dalle celle ai magistrati che le devono svuotare. Ai tribunali di sorveglianza, sono pervenute a raffica richieste di istanze di liberazione anticipata “speciale”, quella che aumenta i giorni dello sconto di pena da 45 a 75 ogni sei mesi, tra cui ne hanno beneficiato anche i condannati per reati di mafia. Il magistrato Alfredo Mantovano, ha lanciato l’allarme Campania per la possibile scarcerazione di mille condannati per reati di mafia, dopo alla scarcerazione del boss di Cosa nostra Carmelo Vellini.
Cancellieri
 Non ci sono ancora notizie ufficiali, ma basta informarsi presso i tribunali di sotrveglianza per sapere che nel distretto di Bari negli ultimi 30 giorni sono arrivate 758 istanze di liberazione, la media mensile del 2013 non superava le 200. A Reggio Emilia l’anno scorso ne arrivavano 280 al mese, ne sono arrivate 408, il 144% in più. Peggio ancora al Tribunale di sorveglianza di Vercelli dove in tutto il 2013 le istanze sono state 1.891: sono bastate tre settimane di svuota carceri per superare quota 450 (più altre cento in arrivo). Significa il 300% in più. E poi Verona altre 282 (+141%). A Lecce tre magistrati e un presidente si sono visti accumulare sulle scrivanie 525 istanze in 20 giorni contro una media di 200 l’anno. E infine, Spoleto. La media mensile nel 2013 era di 142 istanze al mese, siamo già a 328 (+130%).  Grazie al decreto della Cancellieri, molti boss della malavita si ritroveranno liberi di delinquere. Il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani molto critico nei confronti “degli sconti di pena in corso di esecuzione della stessa” con i quali certo non “si realizza una diminuzione dei detenuti”.  Martedì, a Firenze, la categoria dei magistrati dei tribunali di sorveglianza, si riunirà per avere rinforzi da Roma: “Non è più sostenibile la sproporzione tra il numero di istanze che arrivano e il personale che le può accogliere e istruire. Serve un provvedimento d’urgenza che autorizzi i presidenti delle Corti d’appello ad applicare altro personale amministrativo. Per come siamo messi andrebbero bene anche volontari e colletti bianchi in pensione. Se non avremo risposte penseremo a quali azioni mettere in campo”. Ha detto ieri il presidente Santacroce, “meritano consenso” le proposte per “per limitare i reati per cui si prevede la custodia cautelare” anche se la riforma più importante da mettere mano è quella sulla prescrizione, che determina un alta percentuale di delitti di corruzione dichiarati estinti.
 Un tema che introduce quello sul rapporto conflittuale tra politica e magistratura. “Un risvolto doloroso”, lo definisce Santacroce che produce “una delegittimazione gratuita e faziosa, che ha provocato una progressiva sfiducia nell’operato dei giudici e nel controllo di legalità che a essi è demandato”. Da qui l’appello per un decisivo cambiamento perché “se la giustizia non funziona è dovere dei magistrati denunciare le cose che non vanno e del sistema politico metterla in condizione di lavorare al meglio, perché altrimenti si lede un diritto fondamentale dei cittadini”. E, dunque, per dare “credibilità” al loro operato, i magistrati devono “sentirsi sempre meno potere e sempre più servizio come vuole la Costituzione”, abbandonando “protagonismi e comportamenti improntati a scarso equilibrio” senza “assumere smanie di bonifiche politiche”.

Avvelena la moglie con l’acido muriatico. Chiesta l’archiviazione perché….. il veleno era poco!

Incredibile vicenda in provincia di Bergamo. Il Pubblico Ministero ha chiesto di archiviare il caso di un avvelenamento perché ….il veleno era poco! Una donna si è improvvisata detective e ha piazzato una microcamera all'interno di una sveglia dopo che aveva trovato nel cesto della spazzatura delle fiale vuote di acido muriatico. E le immagini della telecamera hanno ripreso suo marito che, con un contagocce, le versava il veleno in una bottiglietta, la stessa bottiglietta dalla quale, alcuni giorni prima, la donna aveva bevuto un sorso d'acqua che le aveva bruciato la bocca. Il tutto accadeva a marzo dell'anno scorso e la donna aveva sporto denuncia alla polizia, che aveva proceduto all’arresto del marito Eliseo Bongiorno, 67 anni, falegname di Dalmine in pensione e sposato con la donna da ben 39 anni, con l'accusa di tentato omicidio aggravato dal legame di parentela. Adesso il PM ha chiesto per lui l'archiviazione del caso perché il quantitativo di acido muriatico che l'uomo aveva messo nella bottiglietta della moglie era, secondo una perizia, insufficiente a causarle la morte. Il marito ha aveva sempre ammesso la propria responsabilità, giurando però di non aver mai voluto uccidere la donna. <padre Pio e di ascoltare Radio Maria tutto il giorno. Si dedica completamente a quello...>>, aveva spiegato al giudice. La moglie si era fatta aiutare in questa storia da un figlio che vive ancora con la coppia. I primi sospetti della donna erano arrivati a febbraio: dopo aver bevuto dalla famosa bottiglietta, la moglie si era sentita poco bene. Da lì l'idea di collocare la microcamera e riprendere il marito, scoprendolo un avvelenatore. La stessa donna aveva anche fatto analizzare il contenuto della bottiglietta dalla ditta dove lavora, che produce detersivi, e aveva scoperto la sostanza nociva. La donna si è opposta alla richiesta di archiviazione.
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