Il-Trafiletto
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13/09/14

Pennette in crosta

Pennette in crosta
Ingredienti x 8
• 400 g di pennette
• 500 g di passata di pomodoro
• una cipolla • un mazzetto di basilico
• 150g di mortadella • una mozzarella
• olio • sale e pepe
PER LA PASTA 
• 250 g di farina
• 135g di burro
• 2 cucchiai di grana
• un cucchiaino di zucchero
• sale
PER LE POLPETTINE
• 300 g di polpa di manzo tritata
• 100g di salsiccia
• 4 cucchiai di parmigiano grattugiato
• uno spicchio d'aglio .3 uova
• 2 cucchiai di prezzemolo tritato
• pangrattato q.b.
• sale e pepe
Preparazione: media Tempo: un'ora e 30 minuti Calorie a porzione: 820
Pennette in crosta
Per il guscio di pasta: lavorate la farina nel mixer con 125 g di burro a dadini, il formaggio, lo zucchero, un pizzico di sale e un paio di cucchiai di acqua ghiacciata, finché avrete un composto liscio; toglietelo dal mixer, formate una palla, avvolgetela in un telo e fatela riposare in frigo per 30 minuti
Scaldate il forno a 180°. Stendete l'impasto in una sfoglia sottile e usatela per foderare uno stampo da timballo di 28 cm con fondo amovibile imburrato.
Tagliate la pasta in eccesso, formate con questa un cordone intrecciato e attaccatelo lungo il bordo.
Punzecchiate la base della crosta con una forchetta, copritela con carta da forno e legumi e cuocetela in forno per 15 minuti.
Per il sugo: affettate la cipolla e fatela soffriggere in una casseruola con tre cucchiai di olio, a fuoco dolcissimo in modo che appassisca senza prendere colore; unite la passatadi pomodoro e basilico, salate, pepate e cuocete' a fuoco moderato per 15 minuti circa o finché il sugo si sarà leggermente addensato: toglietelo dal fuoco e tenetelo da parte in caldo.
Per le polpettine: mescolate la carne trita in una terrina con la salsiccia spellata, il formaggio, le uova sbattute, il prezzemolo, l'aglio tritato, il sale, il pepe e panqratto fino a ottenere un composto sodo. Formate con questo composto delle polpettine grosse come una ciliegia e aggiungetele al sugo di pomodoro. Cuocete per 15 minuti. Sgocciolate la mozzarella e tagliatela a dadini. Tagliate a listarelle la mortadella. Cuocete la pasta in abbondante acqua bollente salata. Scolatela molto al dente e allargatela su un telo per asciugarla. Raccoglietela in una terrina e conditela con il sugo e le polpettine. Eliminate i legumi e la carta dal guscio e adagiate sul fondo uno strato di pasta condita con il sugo di pomodoro e le polpette, distribuitevi sopra un po' di mortadella e di mozzarella. Cuocete il timballo in forno a 180° per 20 minuti, finché la superficie sarà ben gratinata. Toglietelo dal forno e lasciatelo riposare qualche minuto prima di sformarlo.

13/08/14

Penne città medioevale

Penne (m 438 s.m.; ab. 11.670) Si trova in Abruzzo, in provincia di Pescara da cui dista 31 km. Il nucleo originario sorge su un'altura rocciosa dominante le valli del Tavo e del Baricello.
Penne città medioevale Il nucleo storico ha un impianto fitto e irregolare, tipico del Medioevo. L'uso quasi esclusivo del cotto, che modella case, strade, edifici civili e religiosi, fa dell'abitato un unico corpo che amalgama diversi stili edilizi. Spazi medioevali, di austera solidità romanica, si avvicendano infatti a linee architettoniche ricercate e complesse.
Storia Penne, importante centro dei Vestini, ricordata da Plinio e da Tolomeo, fedele alleata di  Roma nelle guerre puniche e in quella sociale, ottiene la cittadinanza nell'89 a.c., divenendo municipio ascritto alla tribù Quirina. Antica sede vescovile accertata già alla fine del secolo V. Penne diviene contea, ricordata per la prima volta nell'853. Nel 1140 viene conquistata da Ruggero I e dichiarata città regia. Divenuta, con gli Angioini, capoluogo di un vasto territorio, viene assalita e saccheggiata nel 1436 da milizie aquilane comandate da Jacopo Caldora. Nel 1552 viene data da Carlo V a Margherita d'Austria, sposa di Ottavio Farnese, quindi passa ai Borboni. La città prende viva parte agli avvenimenti risorgimentali e nel 1837 vi scoppia un moto rivoluzionano, conclusosi con l'arresto e la fucilazione dei suoi maggiori promotori.

Arte e monumenti Fra gli esmpi di architettura medioevale si distinguono il palazzo De Caesaris, con cortile a doppia loggia, la casa Vestini, in parte nfatta, la casa delle suore della Sacra Famiglia, un cortile con archi a tutto sesto in via delle Rimesse, una casa con portale a sesto acuto in via Mario dei Fiori e un altro edificio con portale e monofora ogivale posto in corso dei Vestini. L'edificio più antico della città è però la Cattedrale, d'origine paleocristiana, rifatta in forme romaniche, poi gotiche e ricostruita dopo i gravi danni subiti durante l'ultima guerra, con un massiccio campamle. All'interno, nel presbiterio, notevole altare del vescovo Oderisio e interessante cripta, forse del secolo X. Nei locali adiacenti è ordinato il Museo Civico-Diocesano, che conserva fra l'altro un crocifisso ligneo trecentesco e una croce processionale di Nicola da Guardiagrele. Altre chiese: S. Giovanni che conserva, della costruzione trecentesca, l'abside poligonale e il
massiccio campamle; S. Agostino, che presenta tracce del '300 ed ha un pittoresco campanile del secolo XV.
Manifestazioni Festa patronale di S. Massimo (7 maggio); tradizionale processione del Venerdì Santo.
Prodotti enogastronomici Buona la produzione d'olio d'oliva. Fra i salumi notevole il prosciutto di montagna.
Tipico vino della zona è il Montepulciano d'Abruzzo, rosso.
Agnello brodettato
Valori nutrizionali Protidi 53 Lipidi 30 Glucidi 12 Kcal 530
L'Abruzzo ha tenuto in auge per secoli un grande paiolo di rame, chiamato cotturo, usato principalmente dai pastori per cucinare all'aperto le carni ovine durante gli spostamenti stagionali delle greggi. Dal cotturo discende la predilezione degli abruzzesi per tipici piatti della cucina silvo- pastorale, come questa preparazione del periodo pasquale.
Ingredienti per 4 persone:
*1 kg di cosciotto e spalla d'agnello con tutto l'osso
*50 g di prosciutto crudo grasso e magro
*cipolla prezzemolo
*aglio
*olio d'oliva
*vino bianco secco
*brodo farina
*3 tuorli d'uovo
*1/2 limone
*noce moscata
*sale *pepe 
Mettete in un tegame l'olio, l'agnello tagliato a pezzi di circa 25 g l'uno, il prosciutto e la cipolla tritati, condite con sale, pepe e un pizzico di noce moscata e fate cuocere a calore moderato, mescolando spesso. Appena l'agnello tende ad imbiondire bagnate con 2 dl di vino bianco secco e fatelo ridurre quasi completamente; aggiungete tre cucchiai di farina, mescolate bene, versate del brodo a filo della carne, coprite il tegame e continuate la cottura a fuoco moderato. Durante la cottura, se necessario, aggiungete dell'altro brodo, tenendo presente che la salsa deve risultare, a fine cottura, piuttosto abbondante ma non troppo liquida. Qualche minuto prima di ritirare dal fuoco, mescolatevi un trito di aglio e prezzemolo, passate il tegame sull'angolo del fornello e amalgamatevi i tuorli d'uovo diluiti con il succo di 1/2 limone. Rimettete il tegame sul fuoco e, non appena accenna l'ebollizione e l'uovo prende corpo, versate la preparazione in un piatto di servizio concavo e servite immediatamente.

19/05/14

E adesso pasta !

Complici i figli o la premura, a chi non è mai capitato di entrare in un fast food per mangiare un panino? Bastano pochi euro e si compra un sandwich di tre strati per due, allegramente farcito con un hamburger, sottilette di fontina arancione, foglie d'insalata, ketchup, salsette varie e chi più ne ha più ne metta. Servito con un rituale sbrigativo 

Vogliamo entrare poi nel merito del sapore? In barba a tutte le tradizioni gastronomiche nostrane e all'insegna dell'omologazione del gusto, un panino comprato in una di queste multinazionali della ristorazione veloce ha lo stesso sapore a Roma, come a Pechino, a Nairobi come a Puerto Escondido. Sarà forse anche questo uno dei motivi di tanto successo tra i giovani: probabilmente basterà loro solo un morso per sentirsi cittadini del mondo, non so.
E' il tempo che manca? Prima di ricorrere al fast food, prendiamo in considerazione l'idea di farei due spaghetti (o i paccheri, le mafalde, gli ziti napoletani) aglio, olio e peperoncino. E un buon caffè, espresso naturalmente perché, tra l'altro, contiene meno caffeina. Beh, certo, sarà forse tutto meno fast, ma sicuramente molto, molto più food!

Giacomo Leopardi, di passaggio a Napoli, definì l'abitudine locale di mangiar spesso pasta «manife- sto di stupidità». Filippo Tommaso Marinetti, futurista, decretò che la pasta era «un simbolo passatista di pesantezza e tronfiezza pasciuta». Voci stonate. E poco lungimiranti, perché non solo gli italiani continuano a godersi con somma soddisfazione fumanti piatti di spaghetti, ma questo manifesto gastronomico della penisola è riuscito, negli ultimi anni, a conquistare praticamente tutto il mondo. Le leggende sull'antica origine della pasta sono numerose: dai cinesi agli etruschi, dai romani agli arabi, tutti si attribuiscono il merito dell'invenzione.

Psta di semola
Una cosa, però, è certa: la pasta «vera», quella di grano duro, ha trovato a Napoli la sua consacrazione in un'epoca neppure tanto lontana. Il matrimonio fra il pomodoro (giunto in Europa dopo la scoperta dell'America e considerato commestibile solo a partire dal Settecento) e gli spaghetti fu celebrato sotto il Vesuvio. Dopo, l'inventiva italica nel condire la pasta non ha avuto eguali. Originariamente cibo per poveri, gli spaghetti, che allora nei «bassi» si mangiavano con le mani, arrivarono a corte con Ferdinando IV di Borbone re di Napoli. Il sovrano, ovviamente, non poteva imitare i suoi popolani: doveva servirsi della forchetta per questioni di etichetta.

Ma le forchette di quei tempi possedevano solo tre rebbi e gli spaghetti sfuggivano inesorabilmente. Ordinò dunque a un ciambellano-scienziato di grande ingegno, Gennaro Spadaccini, di risolvere il problema: questi portò da tre a quattro il numero dei rebbi e gli spaghetti non scivolarono più. Ma Napoli ha pure il merito di aver inventato la pasta «industriale». Qui infatti nell'Ottocento cominciano l'attività, con torchi e macchinari da loro perfezionati, pastai che distribuiscono il loro ottimo prodotto in tutta Italia e anche oltre: non solo spaghetti e maccheroni ma una miriade di formati diversi: bucatini, ziti, vermicelli, mafalde, linguine, penne, conchiglie, rigatoni, paccheri ...

lavorazione industriale della pasta
Oggi una nota industria partenopea ha in catalogo oltre cento diversi formati. La qualità della pasta dipende dall'esperienza di chi la produce oltre che dalla materia prima, la semola di grano duro e non altro; e da un ambiente che le permetta di essiccare nelle migliori condizioni: in ambiente secco e ventilato come quello di Napoli. Sono sempre i napoletani, poi, che hanno insegnato a tutti a cuocere la pasta «al dente», rendendola così più digeribile.

04/11/13

Non volete rinunciare alla pasta ma siete stufi dei soliti condimenti? Provate le Penne con ricotta e tè alla menta

Ho sempre amato i carboidrati e per carboidrati intendo in questo caso la pasta, a cui di solito non rinuncio. Però ci sono momenti in cui mi lambicco il cervello perchè il mio palato cerca un condimento diverso da quelli classici. Mettiamoci anche la mancanza di tempo, o la furia o i momenti di "otium sine voluntate" ( di pigrizia acuta). Per amalgamare e armonizzare tutto, bisogna impegnarsi a cercare, ed ecco cosa ho trovato e naturalmente provato.
Penne con ricotta e tè alla menta

PENNE CON RICOTTA E TE' ALLA MENTA
Preparazione: 10 minuti
Cottura: 10 minuti
Difficoltà: facile

Ingredienti
320 gr di penne
100 gr di ricotta di pecora
40 ml di panna fresca
tè verde alla menta
menta fresca
sale e pepe

Mettete sul fuoco la panna e mettetevi in infusione il tè, lasciate sobbollire per circa 5 minuti. Passate la ricotta al setaccio, unite il sale e il pepe e amalgamate bene. Filtrate la panna aromatizzata e unitela alla ricotta. Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela e saltatela in padella con il composto di ricotta. Profumate con qualche fogliolina di menta e servite subito.
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