Il-Trafiletto
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28/11/13

Perchè si dice: "restare sull'albero a cantare"?

Una volta mi sono arrampicata su un fico e mi sono comodamente seduta su un ramo, mentre naturalmente i miei, distratti, ignoravano le mie performance ginniche. Da quel ramo intonai una specie di canzoncina, una sorta di inno da me composto per la conquista del ramo stesso.
In verità l'adagio che andremo ad analizzare non c'entra nulla con il mio ricordo, ma a me piace l'associazione di idee e quinidi....
Il corvo e la volpe

Restare sull'albero a cantare, restar delusi, perdere un'occasione, lasciarsi scappare qualcosa a beneficio di altri. Il modo di dire viene probabilmente dalla famosa favola di Esopo, raccontata anche da Fedro, Apuleio e La Fontaine, che s'intitola Il corvo e  la volpe. Un corvo aveva rubato un pezzo di carne ed era andat a posarsi su un albero. Lo vide la volpe e le venne la voglia di quella carne. Si fermò ai suoi piedi e cominciò a fare gran lodi del suo corpo perfetto e della sua bellezza, dicendo che nessuno era più adatto di lui ad essere il re degli uccelli, e che lo sarebbe diventato senz'altro, se avesse avuto la voce. Il corvo allora, volendo mostrare che nemmeno la voce gli mancava, si mise a gracchiare con tutte le sue forze, lasciando cadere la carne. La volpe si precipitò ad afferrarla, soggiungendo: " Se poi, caro il mio corvo, tu avessi anche il cervello, non ti mancherebbe proprio altro, per diventare re". Ecco, conclude Esopo, una favola adatta per un uomo stolto.

27/11/13

Seduzioni a tavola: Anguria con gocce di cioccolato


Seduzioni a tavola
So già che penserete che questo dessert è molto estivo, ed è vero, però non posso esimermi dal darvi comunque questa ricetta. Ne otterrete una coreografia splendida, quindi saranno appagati il gusto e gli occhi.
 Ingredienti
1 anguria piccola
6-7 cucchiai di zucchero
Cointreau
150-200 gr di cioccolato fondente

L'anguria è un frutto un po' grosso per due persone, quindi con un po' di pazienza cercatene una più piccola (oggi in commercio ve ne sono di piccole, adatte appunto anche a chi è single), cercatene una di un bel verde unifome perchè per ricavare un bel cestino, vi serve un frutto intero.
Tagliate una calottina all'anguria perchè stia diritta, poi tagliatene un'altra più grande opposta alla prima, due dita al di sopra del diametro. Svuotate completamente il frutto lisciando con un cucchiaio la parete interna, capovolgetelo su un piatto fondo e mettetelo in frigorifero nell'attesa che perda acqua. Tagliate la polpa a tocchetti, privatela dei semi, zuccheratela e tenetela al fresco per alcune ore. Nel frattempo grattugiate il cioccoalto amaro.
Esempio semplice

Tirate fuori l'anguria (anche seio amo comunque dire cocomero, è una parola più tonda e morbida) e dentellate la coppa ottenuta tutt'intorno al bordo; potete intagliare delle piccole cuspidi alte circa 3
 cm, o dei piccoli festoni dal bordo arrotondato. Scoalte la polpa a pezzetti e mettetela in una terrina, aggiungete il cioccolato, 2 o 3 bicchierini di Cointreau e se occorre, altro zucchero. A questo punto vestite a festa la vostra anguria ponendola su un piatto coperto di foglie di fico (potete sempre chiedere al vostro fruttivendolo per le foglie), praticate poi due fori sul bordo e fatevi passare 2 o 3 piccoli tralci d'edera intrecciati a mo' di manico (di edera se trova tanta in giro). Il vostro delizioso cestino è pronto, con il suo cuore rosso, dolce e profumato immerso nel verde cupo, come quello che colorava i boschi delle favole infantili.
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