Il-Trafiletto
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16/07/14

La Tettonica oggi

La litosfera attuale è divisa in otto grandi placche e in molte più piccole. La loro velocità media è di circa 4 centimetri all'anno, più o meno la stessa a cui crescono le unghie. 

La cosa ancora non del tutto chiara, però, è perché alcune placche vadano più veloci di altre. In genere il fenomeno inizia con un riscaldamento alla base della crosta continentale, che la fa diventare più deformabile e meno densa. Dato che gli oggetti più densi salgono rispetto a quelli meno densi, l'area riscaldata diventa un'ampia cupola.

Via via che la crosta si gonfia, si formano delle fratture che gradualmente diventano fosse tettoniche che cominciano a dividere il continente. A un certo punto tra i frammenti continentali emerge materiale basaltico che li allontana ulteriormente fino a formare un oceano come l'Atlantico.

Con il tempo, un oceano antico come il Pacifico comincia a chiudersi. Le placche oceaniche scendono sotto i continenti formando un'enorme fossa, o zona di subduzione, profonda fino a 10 chilometri. Quando le immani lastre si addentrano nel mantello, alla superficie si hanno spesso terremoti profondi. I sedimenti in precedenza sul fondo dell'oceano cominciano a riscaldarsi, fondendosi e ascendendo all'interno della crosta fino a formare catene di vulcani lungo il bordo del continente.

La "cintura di fuoco" attorno al Pacifico, per esempio, è provocata dalla spinta della crosta oceanica sotto i continenti. Quando i continenti collidono tra loro, come quando circa 50 milioni di anni fa l'India finì contro l'Asia, si innalzano possenti catene montuose come l'Himalaya. In altri luoghi, come la faglia di Sant'Andrea, dove i continenti sfregano l'uno contro l'altro, terremoti meno profondi possono provocare danni immani in superficie. Per la fine degli anni Sessanta si era compiuta una rivoluzione in campo geologico, comparabile con quella avviata da Darwin cento anni prima in ambito biologico, quando propose la sua teoria dell'evoluzione. Oggi la grande teoria unificante della tettonica delle placche, come è chiamata oggi la deriva dei continenti, spiega praticamente ogni fenomeno geologico noto.(science)



Le strisce magnetiche | La loro importanza si chiari' negli anni '60

Nel 1962 Harry Hess, all'epoca direttore del dipartimento di geologia dell'Università di Princeton, negli Stati Uniti, avanzò un'ipotesi stupefacente.

L'espansione dei fondali oceanici, come fu chiamata la teoria di Hess, prevedeva che, via via che "sezioni in sollevamento delle celle di convezione del mantello" sgorgavano dalle profondità al di sotto delle dorsali medio-oceaniche, il nuovo materiale spingesse via il precedente in modo tale che metà si allontanasse da una parte della dorsale e metà dall'altra, ampliando così lievemente l'oceano. Prima o poi il flusso iniziale si sarebbe ritrovato a migliaia di chilometri dalla dorsale. I due continenti, un tempo uniti, sarebbero finiti a grande distanza. Inoltre, anziché avere continenti che arrancavano sulla crosta oceanica come proposto da Wegener, Hess li descriveva trasportati su un nastro trasportatore dato dai moti convettivi del mantello. Menzionò solo di sfuggita il lavoro di Holmes, precedente di 35 anni.

CODICE A BARRE DELLA TERRA 
L'importanza delle strisce magnetiche del fondo dell'oceano si chiarì grazie a due geofisici britannici, Fred Vine e il suo relatore di dottorato a Cambridge, Drummond Matthews. Nel 1963 ipotizzarono che se l'espansione dei fondali oceanici si svolgeva come immaginava Hess, le strisce dovevano rappresentare il ribaltamento periodico del campo magnetico terrestre, fossilizzato nei basalti via via che fluivano lentamente dalla dorsale medio-oceanica. Nel corso di milioni di anni l'orientamento del campo magnetico terrestre era rimasto registrato come un codice a barre. Nel gennaio dello stesso anno il canadese Lawrence Morley propose una spiegazione simile, ma il suo lavoro fu respinto dai giornali scientifici perché considerato troppo discutibile.

Nel 1965 venne svolto un nuovo studio magnetico della dorsale Juan de Fuca nel Pacifico nordorientale. Vine correlò i dati con i tempi delle inversioni magnetiche nella lava sulla terraferma e calcolò le epoche delle inversioni sul fondo marino. Fu immediatamente evidente che le rocce più giovani erano più vicine alla dorsale, mentre le più antiche erano le più distanti, adiacenti al continente. L'anno successivo i campioni da profondi carotaggi dal Pacifico mostrarono che la cronologia e la disposizione delle inversioni magnetiche nei campioni coincidevano con quelle determinate dalla lava sulla terraferma. Ciò confermava il lavoro di Vine e la teoria della deriva dei continenti diventava finalmente incontestabile.(science)


03/02/14

13 mesi alla deriva in mare aperto: l'Odissea di un naufrago

E' successo davvero, come in "Cast away", Jose Salvador Albarengo, 37 anni ha passato 13 mesi alla deriva, su una barca in vetroresina di 7 metri. Era partito per una battuta di pesca che doveva durare solo un giorno, e ha vissuto un'Odissea. Per sopravvivere ha bevuto sangue di tartaruga, in mancanza d'acqua e mangiato carne cruda.

 - E' rimasto alla deriva per oltre un anno, bevendo sangue di tartaruga (quando gli mancava l'acqua piovana) e nutrendosi della carne cruda degli uccelli e pesci che riusciva a catturare a mani nude: un pescatore salvadoregno, scomparso al largo delle coste del Messico, il 24 dicembre 2012, nel pieno di una violenta tempesta, e' ricomparso all'altro capo del globo, a oltre 12.500 chilometri di distanza in uno sperduto atollo corallino nelle Isole Marshall. L'uomo - la barba lunga, sorridente, in mano una lattina di Coca Cola e descritto in condizioni "migliori di quanto ci si possa aspettare" - e' sbarcato dalla motovedetta della polizia che e' andato a recuperarlo nell'atollo di Ebon ed e' arrivato, dopo un'ennesima navigazione di 22 ore, nella capitale delle isole, a Majuro. Ad attenderlo sulla banchina, diverse centinaia di curiosi attirati dalla sua singolare avventura. Il naufrago ha detto di chiamarsi Jose Salvador Albarengo, avere 37 anni, ed esser salpato per una spedizione a caccia di squali, per conto della compagnia ittica Camoronera Dela Costa, il giorno della vigilia di Natale del 2012. Doveva essere una battuta di pesca di appena un giorno, e' stata un'odissea durata 13 mesi.

Il compagno che era con lui, un ragazzino di nome Xiquel, tra i 15 e i 18 anni, e' morto poche settimane dopo perche' - ha raccontato - incapace di mangiare carne cruda. Il pescatore tornato alla civilta' e' stato recuperato giovedi' scorso, smunto e disorientato, su una barca in vetroresina di 7 metri arenatasi vicino al remoto atollo corallino: i locali hanno cercato di farsi spiegare cosa fosse successo ma lui parla solo spagnolo e le prime comunicazioni sono avvenute a gesti. "Cammina male, le sue gambe sono molto rinsecchite. Non credo si tratti di una bufala, penso che abbia avuto un bel po' di problemi in mare al largo", ha raccontato Jack Niedenthal, un cineasta che vive a Majuro, che e' riuscito a parlargli brevemente grazie a un interprete prima che l'uomo fosse portato via in ospedale. "Doveva essere una battuta di pesca di una sola giornata, e invece sono stati portati via da venti fortissimi. Ma sembra in condizioni migliori di quanto ci si possa attendere", ha raccontato l'ambasciatore Usa nelle Isole Marshall, Tom Ambruster, un altro che e' riuscito a parlargli. L'uomo ha raccontato di essere salvadoregno ma che ha vissuto 15 anni a Tapachula, in Messico, prima della clamorosa odissea. "Ha detto di essere un pescatore di gamberi e squali", ha riferito ancora l'ambasciatore. Adesso le autorita' delle Isole Marshall contatteranno la famiglia e organizzeranno il suo rimpatrio, ma prima - dopo i controlli sanitari in ospedale - il pescatore-naufrago dovra' essere sentito dagli inquirenti.                                                                                         fonte AGI
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