Il-Trafiletto
Visualizzazione post con etichetta coma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta coma. Mostra tutti i post

14/10/14

"La condanna che si merita mio figlio per quello che ha fatto è l'ergastolo".

Nel febbraio scorso Maurizio Falcioni, un muratore italiano di 35 anni, con piccoli precedenti per droga, venne arrestato per tentato omicidio dai carabinieri di Ostia per aver preso pugni e a calci la convivente Chiara Insidioso Monda, disabile di 19 anni, riducendola in fin di vita. L’uomo la accusava di tradirla, da qui le tremendi percosse. 


Maurizio Falcioni ora è rinchiuso nel carcere di Velletri con l’accusa di tentato omicidio e ha chiesto al giudice di essere processato con il rito abbreviato, nonostante le proteste dell’opinione pubblica e dei familiari della vittima. Purtroppo la legge lo consente, e se la richiesta venisse accolta, consentirebbe al 35 enne muratore di avvalersi di uno sconto di pena pari ad un terzo. Il padre di Maurizio, Gianfranco, fin dall’inizio ha condannato il gesto del figlio, e in un’intervista rilasciata al giornalista Giulio Mancini del Messaggero ha dichiarato: “Sono più addolorato per Chiara che per mio figlio. Lui merita l’ergastolo per ciò che ha combinato. Certo, ho vissuto in prima persona con mia moglie ciò che conferma il medico, ovvero che la droga e l’alcol hanno distrutto la personalità di Maurizio. Ma quello che ha fatto è gravissimo, a Chiara voglio bene come a mia figlia che ha 25 anni”.

"La condanna che si merita mio figlio
per quello che ha fatto è l'ergastolo".
Ma quello che fa più rabbia a papà Gianfranco è che il figlio non si è mai pentito di quello che ha fatto, la povera Chiara è ancora degente in coma in un letto dell’ospedale San Camillo. Oggi inizia il processo a Maurizio, la difesa punta al riconoscimento dell’incapacità di intendere e volere, come riferisce la perizia dello psicologo di parte Marco Tinesi. All’ingresso dell’Ospedale S. Camillo da mesi è esposto un lenzuolo bianco con la scritta “Io sto con Chiara Insidioso, basta violenza sulle donne”. E anche nella curva Nord dello stadio Olimpico di Roma, durante le partite della Lazio, squadra della quale Chiara era tifosa, campeggia uno striscione con scritto “Forza Chiara, la Nord è con te”.(immagine presa dal web)

14/04/14

Sabine Kehm | "Shumi fa piccoli progressi che rendono felici".

La portavoce Sabine Kehm: «Piccoli progressi che ci rendono felici. Una decina di giorni fa la notizia dei primi segni di risveglio e coscienza. 

Schumacher
Oggi le notizie sono ancora migliori: Michael Schumacher, in coma indotto dal 29 dicembre scorso per un incidente sugli sci, “ha brevi momenti di veglia in cui mostra piccoli segnali di progresso”, dice la portavoce Sabine Kehm. Il sette volte campione del mondo di F1 Schumacher è sempre ricoverato nell’ospedale francese di Grenoble dove i medici l’hanno curato subito dopo che il pilota tedesco sulle piste del resort di MeribEl mentre sciava ha urato con forza la testa contro una roccia, riportando ferite gravissime nonostante indossasse il casco.

Per ora dunque la moglie Corinna ha deciso di soprassedere all'idea di portarlo a casa. La Kehm, intervenuta alla televisione tedesca Ard, ha confermato che degli sconosciuti hano tentato di introdursi nella stanza dove Schumacher si trova ricoverato. "Ci sono stati diversi casi di persone che hanno provato ad entrare nel reparto di terapia intensiva per scattare foto e video. C'è stato anche chi ha provato a farsi passare per il padrei di Michael". A fine gennaio è stata avviata una fase di ripresa dal coma artificiale e, ad inizio aprile, per la prima volta Schumi ha alternato "momenti di coscienza e di risveglio", ha riferito la portavoce. "Piccoli progressi, che ci rendono molto felici".

01/03/14

Elettricità | Sveglia per chi dorme in...coma?

Elettricità! Sveglia per chi dorme in...coma? La nuova idea scientifica riguarda dunque la stimolazione elettrica transcraniale diretta, cioè l’applicazione di una leggera corrente sul cranio attraverso una serie di elettrodi innestati sul cuoio capelluto.

Si tratta di una tecnica innovativa che ultimamente sta trovando sempre di più il suo impiego nel settore medico. La nuova tecnica dunque, ovvero sia la stimolazione elettrica transcraniale diretta è stata utilizzata con successo dai ricercatori della University of Oxford per aumentare le abilità matematiche di alcuni studenti, anche se in quella circostanza non si erano risparmiati certi detrattori, secondo cui gli introiti avuti da tale innovazione, avrebbero dato luogo ad un deficit importante in altri settori. Comunque sia, gli scienziati dell'Università di Liegi, coordinati da Steven Laureys, dichiarano oggi di aver raggiunto un obiettivo ancora più ambizioso: usare la tDSC per svegliare pazienti in stato minimamente cosciente o vegetativo!
tDSC
stimolazione elettrica transcraniale diretta

Attenzione! Per svegliare, specificano i ricercatori, s’intende semplicemente recuperare alcune funzioni di base che si credevano perdute per sempre. Ed inoltre per un tempo assai limitato: “Non voglio dare false speranze alle famiglie dei malati”, dice Laureys a NewScientist. “Le persone che abbiamo sottoposto a stimolazione elettrica transcraniale diretta non si sono alzate né hanno iniziato a camminare. La tecnica però mostra buone potenzialità per un lieve recupero, anche anni dopo il danno”.

L’équipe di Laureys ha lavorato con 55 pazienti che a causa di gravi danni cerebrali o mancanza di ossigeno al cervello, come dicevamo, erano in stato vegetativo (cioè in cui sono presenti le fasi di sonno e veglia e i riflessi, ma non c’è alcuna consapevolezza) o di minima coscienza (in cui si avverte il dolore e si provano alcune emozioni, ma si è impossibilitati a comunicare). Gli scienziati hanno posto degli elettrodi sulla corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra dei pazienti, l’area del cervello coinvolta nella memoria, nei processi decisionali e nella coscienza. Hanno quindi eseguito venti minuti di stimolazione su metà di loro e un trattamento placebo sull’altra metà.

“Durante e subito dopo le stimolazioni”, racconta ancora NewScientist, “13 persone in stato minimamente cosciente e 2 persone in stato vegetativo hanno mostrato segni di consapevolezza mai osservati prima. Nel gruppo trattato con placebo non si sono osservati gli stessi miglioramenti”. Alcuni pazienti erano addirittura in grado di rispondere a semplici domande muovendo la testa o gli occhi e stringendo le mani. I risultati completi dello studio non sono ancora disponibili, ma saranno presto pubblicati sulla rivista Neurology per un vaglio più approfondito.

Anche perché, ammettono gli scienziati, non è chiaro come funzioni esattamente il trattamento: l’ipotesi più probabile è che agisca su un’attività cerebrale precedentemente soppressa, innalzandola al di sopra di una certa soglia. L’effetto, purtroppo, è durato soltanto un paio d’ore, dopo le quali i pazienti sono scivolati di nuovo nello stato di incomunicabilità in cui si trovavano prima. Nessuno può dire con certezza cosa sia successo in quelle due ore: “I pazienti potrebbero aver provato la stessa sensazione che abbiamo quando dormiamo in un hotel e ci svegliamo all’improvviso senza sapere dove siamo”, spiega Laureys. Gli scienziati stanno ora lavorando per allargare il più possibile questa finestra temporale, magari aumentando la durata della stimolazione cerebrale che specificano, non ha alcun effetto collaterale.

16/01/14

Un saluto a Paolo Onofri, il papà del piccolo Tommy

L'11 agosto del 2008 Paolo Onofri sta camminando nei boschi quando si accascia colpito da un ictus. Non c'è copertura per i cellulari. Tascorrono minuti preziosi prima che giungano i soccorsi. Il danno cerebrale è senza rimedio

Paolo e Paola Onofri
 
Un anno dopo il dramma, il tribunale di Parma ne ha dichiarato l'interdizione per incapacità di intendere e di volere, su richiesta della moglie. Un atto dovuto. Per una famiglia già così duramente colpita dalla tragedia, un'ulteriore durissima sofferenza. Paola Pellinghelli ha più volte dichiarato alla stampa che non avrebbe consentito l'accanimento terapeutico sul marito. Ieri Onofri si è spento. Avrebbe compiuto 55 anni il prossimo maggio.

 Il 2 marzo del 2006 è un giovedì. La vita di Tommaso Onofri finisce dopo un viaggio che è durato diciassette mesi. Quella sera la famiglia Onofri è riunita a cena nel tinello nel casale di Casalbaroncolo, a qualche km da Parma. Tody, il cane meticcio, è stato fatto fuggire, ancora non si sa da chi. Il black out è improvviso. In due irrompono nella casa, protetti dal buio, mascherati con passamontagna, malamente e pericolosamente armati, una pistola, un coltello. Legano con il nastro adesivo il capofamiglia Paolo Omofri, la moglie Paola Pellinghelli, Sebastiano, il figlio più grande, che all'epoca ha otto anni. Strappano dal seggiolone Tommaso, incuranti del suo pianto. Morrà quella sera stessa ma lo si saprà soltanto dopo un mese di angosce, tormenti, dubbi, ricerche. La figura di Paolo Onofri, il padre, inizia a diventare familiare da allora. E' alto, imponente, vestito di scuro, perennemente aggrondato. Dirige un ufficio postale in città, la moglie è impiegata in un altro. Quel casale ristrutturato è il suo orgoglio, il suo vanto modesto insieme con il suo ruolo di direttore, l'ufficio moderno, l'allarme nel caveau modulato sulla persona. Solo in seguito si saprà che quel suo orgoglio, le sue modeste vanterie, quel presentarsi un giorno ai muratori al lavoro con una scatola di scarpe riempita di bigliettoni, hanno ingolosito i rapitori-assassini, stimolato gli appetiti di uno sgangherato terzetto composto da Mario Alessi, muratore siciliano con alle spalle una storia di sequestro e violenza su una ragazza, la compagna Antonella Conserva, massiccia, capelli corvini, Salvatore Raimondi, pugilatore fallito e manovale, il pregiudicato che con la sua impronta sul nastro adesivo firmerà il tragico raid e orienterà le indagini. Non parla molto, Paolo Onofri. Offre un aspetto di uomo duro, risoluto. Questo aspetto, insieme con il particolare che la famiglia non è certo ricca, favorisce illazioni, atteggiamenti poco generosi che riguardati oggi appaiono crudelmente ingiusti. Si scava nel passato di quel personaggio che pare tagliato con l'accetta e fatto apposta per non attirarsi simpatie, si scava nel suo passato, si riesuma il suo primo matrimonio, si avanzano dubbi e congetture su presunte stranezze di un sequestro che già di per sé appare strano, anomalo, indecifrabile. Eppure Paolo Onofri è stato chiaro nella sua prima deposizione in questura: "Percepisco uno stipendio inferiore a euro 2000 al mese e mia moglie, che è impiegata presso l'ufficio postale di San Prospero, percepisce uno stipendio poco superiore a euro 1000 al mese. Le mie condizioni non sono tali da lasciare supporre che le persone che mi hanno sequestrato il bambino possano chiedere un riscatto in cambio della sua liberazione". La mattina del 4 marzo la televisione tramette una intervista del padre di Tommy. Ha gli occhi arrossati, la solita aria cupa e soprattutto adirata. Pare affrontare le telecamere e sfidare a muso duro i rapitori del suo bambino, quando dice. "Se non me lo riportano andrò a prenderlo personalmente". E aggiunge: "Gli inquienti hanno ristretto molto il campo delle ipotesi". Come se nutrisse qualche sospetto e insieme coltivasse una speranza. Quella del 10 marzo è una brutta giornata. In uno scantinato in via Jacchia, a Parma, viene trovato un vecchio computer di Paolo che racchiude filmati e file pedopornografici. Lui si difende, sostiene che sta facendo una ricerca sulla pedopornografia per poi denunciare. Davanti al gip patteggerà una condanna a sei mesi. "Tommy è morto", un titolo su un giornale di domenica 2 aprile. Morto. Ucciso, strangolato e colpito con una mazzetta da muratore sul greto del torrente Enza, alla località Traglione, luogo desolato per prostituite e coppiette in cerca di rapida intimità, una discarica come tomba, poche manciate di terra a fare da sudario. Paolo e Paola sono uno accanto all'altro nella cattedrale invasa dalla folla per i funerali. Insieme nelle aule giudizarie. Si ha la sensazione strana che in quei momenti sia lei, la donna piccola e minuta, la più forte. Il mare in tempesta pare richiudersi. Tommy vive in una fondazione che porta il suo nome e fa del bene ad altri bambini che hanno conosciuto troppo presto la fatica del vivere. Paolo e Paola trascorrono i pomeriggi delle loro domeniche al Traglione, a tenere pulito il piccolo sacrario dove è impossibile sostare senza frenare una lacrima. Pare finita. Pare ricostruito un simulacro di serenità. Il destino trama invece il suo ultimo tradimento. L'11 agosto del 2008 gli Onofri sono in vacanza in Trentino, nella zona di Folgaria. L'uomo grande, forte, duro, cede all'improvviso. Paolo Onofri sta camminando nei boschi quando si accascia colpito da un ictus. Non c'è copertura per i cellulari. Tascorrono minuti preziosi prima che giungano i soccorsi. Il danno cerebrale è senza rimedio Come se la sorte avesse voluto riservarsi l'appendice crudele di un'ultima beffa. Da allora Paolo Onofri vive di sola vita biologica. Paola è contraria all'accanimento terapeutico e lo dichiara, ma lascia che sia, che scorra così. Fino alla fine.                             fonte Quotidiano.net

11/01/14

Ariel Sharon è morto ''Un leader che ha consacrato la sua vita ad Israele'' così lo definì Obama

Dopo otto anni di  coma, è morto Ariel Sharon, definito la spada di Davide. Gli israeliani lo piangono. Per i palestinesi era un criminale di guerra

Ariel Sharon è morto oggi a 85 anni nell'ospedale di Tel Ha Shomer, nei pressi di Tel Aviv, dove era ricoverato negli ultimi tempi. Le sue condizioni - Sharon era in coma da otto anni - si sono drammaticamente aggravate nei giorni scorsi. I funerali di Sharon si svolgeranno in due fasi: prima alla Knesset (parlamento) di Gerusalemme e quindi nel suo Ranch dei Sicomori, nel Neghev, dove sarà sepolto accanto alla tomba della moglie, Lili.

Ancora non è noto se le esequie potranno avere luogo già domani, come vorrebbe la tradizione ebraica. ''E' andato quando ha deciso lui''. Cosi' il figlio di Ariel Sharon, Gilad, ha commentato, citato dai media, la morte del padre. Gilad Sharon ha ringraziato lo staff medico dell'ospedale di Tel Ha Shomer, dove l'ex premier era ricoverato, e tutti coloro che hanno pregato per il padre. 'Sharon ha continuato a battersi per la sua vita nella settimana passata da quando le sue condizioni sono ulteriormente peggiorate''. Lo ha detto il professor Shlomo Noi, direttore dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer, annunciando ufficialmente la morte dell'ex premier israeliano. Il medico ha detto che l'anziano leader - in coma da otto anni - si e' battuto ''contro ogni probabilita''. Ma oggi - ha aggiunto - il cuore si ''e' indebolito'' e ''serenamente si e' separato dalla sua famiglia''. ''Un leader che ha consacrato la sua vita ad Israele'': cosi' il presidente americano, Barack Obama, ricorda Sharon, esprimendo il cordoglio di tutti gli americani e della moglie Michelle per la scomparsa dell'ex primo ministro israeliano. ''Ribadiamo - aggiunge il presidente Usa - il nostro incrollabile impegno per la sicurezza di Israele e il nostro apprezzamento per la durevole amicizia tra i nostri due Paesi e i nostri due popoli''. "Il mio caro amico Arik Sharon ha perso oggi la sua ultima battaglia. Arik era un soldato valoroso e un leader che sapeva osare. Amava la sua nazione e la sua nazione lo amava". E' il primo commento del capo dello Stato Shimon Peres alla morte dell'ex premier israeliano Ariel Sharon. "Un grande e coraggioso leader e un vero sionista". Così il capo dell'opposizione israeliana, il laburista, Isaac Herzog, ha commentato la morte di Ariel Sharon. Herzog ha detto che Sharon sapeva come "cambiare la sua opinione del mondo e riconoscere il giusto percorso dello Stato di Israele". Sharon era un "criminale, responsabile della morte di Arafat sfuggito alla giustizia internazionale". Così Jibril Raboub, un dirigente di Fatah, ha commentato la morte dell'ex premier israeliano. Hamas al potere a Gaza ha definito un "momento storico" la "scomparsa di questo criminale con le mani coperte di sangue palestinese". "Lo Stato di Israele china il capo con la dipartita dell'ex premier Ariel Sharon, componente centrale nella lotta per la sicurezza di Israele durante tutta la sua esistenza". Così il premier Benyamin Netanyahu commenta la morte di Sharon "combattente valoroso, grande condottiero, fra i comandanti più importanti delle nostre forze armate". fonte Ansa
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Italia.