Il-Trafiletto
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12/08/14

Un riccio nella tempesta di Stephen Jay Gould

Un riccio nella tempesta
di Stephen Jay Gould

Un riccio nella tempesta di Stephen Jay Gould Codice Edizioni, 21,00 € (293pp, 2013) 

Quando un pensatore eclettico e originale, tra i divulgatori scientifici più apprezzati e influenti del XX secolo, come Stephen Jay Gould si mette a scrivere recensioni di libri il risultato è senz'altro molto lontano dalle mere descrizioni di quei particolari scritti.

L'opera recensita diventa piuttosto il pretesto per poter approfondire un determinato argomento ed esprimere la propria "visione della natura e della mente umana". Il titolo di questa antologia, "Un riccio nella tempesta", si rifa all'antico aforisma di Archiloco sul riccio e la volpe: "La volpe ne sa tante, una il riccio, importante". Gould vede la virtù principale della volpe nella flessibilità, nella capacità di cavarsi d'impaccio brillantemente nelle situazioni più scabrose, mentre il riccio ha come sua unica virtù la coerenza, la capacità di richiudersi su se stesso a difesa contro le aggressioni del mondo. Cosi Gould mette a frutto la virtù del riccio per organizzare una serie coerente (diciotto testi) di brevi saggi/ recensioni intorno ad alcune idee centrali dell'evoluzionismo e della biologia, apparsi sulla New York Review of Books.

Pubblicato per la prima volta nel 1987 e da anni introvabile in Italia, questo piccolo capolavoro rivive oggi in una nuova edizione.(science)


18/01/14

Perchè si dice "non essere uno stinco di santo"?

Avrete usato almeno una volta questa espressione che  in Toscana è molto comune, ma che è conosciuta un po' ovunque. I labronici ne fanno quasi un abuso, ma si sa, a Livorno tutto è concesso. Sentirla pronunciare in livornese è uno spasso unico, almeno lo è per me che amo lo slang livornese pur conscia della sua volgarità.
Non essere uno stinco di santo,  e' l'espressione con cui si indica una persona poco raccomandabile, di pochi scrupoli, non virtuosa, spesso usata in senso ironico e scherzoso. Si tratta di un eufemismo con il quale si mette in dubbio che una persona sia in possesso delle virtu' tipiche dei santi, prime tra le quali l'onestà, la rettitudine, la bontà. L'origine dell'espressione va' ricercata nella consuetudine di conservare nei reliquiari, come oggetto di culto e venerazione, parti di scheletro di santi, tra cui molto di frequente le ossa delle gambe: tibie e, appunto, stinchi.

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