Il-Trafiletto
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06/05/14

Il potere della manipolazione mentale

Nella maggior parte dei thriller lo scontro tra il bene (la polizia) e il male (l'assassino) avviene prevalentemente su un piano concreto: prove, tracce di sangue, indizi, esami, autopsie. Quando in questo quadro entra la psicologia, solitamente ad usarla è il bene. Ci sono sempre le eccezioni ovviamente, non tutti i thriller sono uguali per nostra fortuna. Il libro di cui voglio parlarvi oggi è proprio uno di quei thriller che si divertono a cambiare le regole del gioco.

Il Manipolatore
Il Manipolatore
Ne Il manipolatore di Michael Robotham, ci troviamo a seguire uno scontro tra il bene e il male giocato tutto sul piano psicologico. Prove ed indizi sono solo un contorno, il vero campo di scontro è la mente umana. Da una parte abbiamo Joseph O'Loughlin, noto psicologo affetto dal morbo di Parkinson che insegna psicologia comportamentale all'Università di Bath, un uomo che usa le sue abilità per il bene. Dall'altra parte c'è un misterioso killer, con la straordinaria abilità di entrare nella testa delle loro vittime, costringendole a fare tutto ciò che lui vuole, compreso gettarsi da un ponte o lasciarsi morire appesi ad un albero. Joseph si trova, suo malgrado, a giocare contro un avversario spietato, che conosce i suoi stessi trucchi e li usa per i propri scopi.

“Io so come aprire una mente. So piegarla o spezzarla.”
“Io so forzare una mente. Posso lacerarla. Posso giocare con i suoi pezzi.”

Il Manipolatore, premiato con il Ned Kelly Award 2008 per il miglior romanzo di crime fiction, è il quarto romanzo pubblicato da Robotham. Di questo autore ho letto solo questo romanzo, quindi non posso dirvi se sia il migliore, se si noti un miglioramento nel modo di scrivere o altro. Quello che posso dirvi è che un libro magistralmente architettato.

Michael Robotham
Michael Robotham
La figura di Joseph, con il suo male, la sua decisione di ritirarsi dal proprio passato tormentato, fanno di lui un protagonista eccezionale e subito preso in simpatia dal lettore, una scelta questa davvero geniale da parte dell'autore. Co-protagonista e antagonista di Joseph, quest'uomo in grado di entrare nella mente delle persone, di cui si intuisce l'identità in davvero pochi capitoli. Attenti però, questa non una pecca per il libro, il romanzo non ci perde nulla in questa rivelazione senza sorpresa, questo perché l'intento dell'autore non era quella di creare un colpo di scena sulla sua scoperta. L'intento è la contrapposizione tra i due personaggi, lo scontro ad armi pari tra i due. E' questo su cui l'autore punta per il suo Il Manipolatore.

Robotham divide la narrazione proprio tra questi due personaggi, così che il lettore possa entrare nella psiche ora di Joseph ora del Manipolatore. Anche questa scelta si dimostra efficace, pochi autori lo fanno e ancora meno lo sanno fare bene riuscendo a cogliere le diversità e le sfumature tra il bene e il male.

“C'è un momento in cui tutta la speranza svanisce, tutto l'orgoglio è perduto, tutte le aspettative, tutta la fede, tutti i desideri. Quel momento è mio. Appartiene a me. E' allora che sento il suono, il suono di una mente che va in pezzi. Non è lo schiocco secco di quando un osso si frantuma, una spina dorsale si incrina o un cranio si frattura. E non è dolce e umido come il cedere di un cuore. E' un suono che ti fa domandare quanto dolore possa sopportare una persona, un suono che infrange i ricordi e lascia che il passato fluisca nel presente; un suono così acuto che solo i Mastini dell'Inferno possono udirlo. Riesci a sentirlo? Qualcuno, rannicchiato su se stesso, sta piangendo piano in una notte senza fine.”

Un libro scritto con un'abilità narrativa tale da farlo sembrare più un film che un libro. Uno psicothriller che è un viaggio nei recessi più sconvolgenti della mente. Un libro che gli amanti di questo genere non possono assolutamente perdere.

(Le immagini presenti in questo articolo sono state prese da internet, le citazioni invece sono tratte dal libro di cui si parla nell'articolo.)

24/01/14

Se tutti stiamo interpretando un ruolo, allora l'anima gemella non esiste perché le nostre anime non sono vere

Quanti tipi di amore esistono? Moltissimi risponderete voi. Si tratta di un sentimento con molteplici sfumature. E se l'amore che unisce due persone fosse fondato sulla paura e sul ricatto, si potrebbe ancora parlare di amore?

Tranquilli, non voglio cominciare a fare discussioni filosofiche, o anche psicologiche, sui sentimenti umani, tuttavia tenete a mente questa domanda perché vi servirà per il libro di cui andrò a parlarvi, ovvero L'amore bugiardo di Gillian Flynn.

L'amore bugiardo
L'amore bugiardo racconta la storia di Amy e Nick, sposati da cinque anni e che, da New York, si sono trasferiti a North Carthage per assistere la madre di Nick malata di cancro. Per i loro anniversari Amy organizza sempre una caccia al tesoro durante la quale ripercorre i bei momenti passati insieme a Nick, tutto questo utilizzando indizi e indovinelli. Anche quest'anno Amy ha preparato ogni cosa per festeggiare il loro anniversario, ma quando Nick rientra a casa capisce subito che qualcosa non va e che sua moglie è scomparsa. La polizia comincia ad indagare mentre tutta la cittadina si adopera per ritrovare Amy. Ben presto però le prove che vengono rinvenute dalla polizia non puntano su un estraneo, ma su Nick.



Mi hanno sempre detto che l'amore dovrebbe essere incondizionato, così è la regola. Ma se l'amore non ha confini, né limiti, né condizioni, perché uno dovrebbe sforzarsi di comportarsi bene? Se io so di essere amata qualunque cosa accada, che gusto c'è?

Il romanzo della Flynn è diviso in due parti. Nella prima parte è Nick il narratore degli eventi mentre di Amy conosciamo solo quello che leggiamo dal suo diario, dove lei racconta dal loro primo incontro fino ai vari anniversari. Nella seconda parte, invece, la narrazione lascia lo spazio anche ad Amy rivelando cosa sia realmente accaduto “il giorno che”.
Gillian Flynn

L'autrice gioca con il lettore sfruttando la prima parte del romanzo, in cui ci farà credere la verità che pensiamo essere quella giusta. Basandoci solo su questo il romanzo non è poi chissà quale superbo caso letterario, ma è proprio su questo che la Flynn puntava. Nella seconda parte del libro, infatti, ogni certezza viene capovolta, ogni idea o supposizione che il lettore poteva avere sugli eventi e sul finale del libro, vengono stravolti perché in realtà quello che credevamo reale era solo una bugia. Già. Ed è proprio da qui che le cose si fanno interessanti e il libro diventa finalmente un opera che emerge dalla massa.

I personaggi sono ben caratterizzati dal punto di vista psicologico e la narrazione è scorrevole ed intrigante, più nella seconda metà del libro che nella prima.

Questo è il primo libro che leggo di Gillian Flynn, quindi non posso dirvi se sia il migliore o se invece sia il peggiore, quello che posso dirvi è che è stato una sorpresa. Iniziato con un po' di dubbio, proseguito con incertezza e poi finito di leggere di volata con un finale che non vi aspetterete mai.
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