Il-Trafiletto
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29/08/14

Esiste solo ciò che non esiste

Sulla scia sanguinaria lasciata dai coniugi Macbeth parliamo oggi di un libro che al Macbeth di Shakespeare è molto legato: Il sangue che resta di Jennifer Lee Carrell.

Se ben ricordate, avevamo già visto insieme un libro della Carrell (W.) che speculava sui se e sui ma del passato nebuloso di Shakespeare. Ne Il sangue che resta, l'autrice si concentra sulla famosa tragedia scozzese, sulle ipotesi e sugli aneddoti celati dietro al Mecbeth.
Il sangue che resta
Il sangue che resta

Il romanzo comincia nel lontano 1606, nella residenza reale di Hampton Court dove si sta rappresentando la cupa ed inquietante tragedia del Macbeth di Shakespeare. Il debutto però si macchia subito di sangue quando uno degli attori viene ucciso. Da quel momento in poi il Macbeth diventerà la tragedia innominabile perché maledetta. La narrazione si posta ai giorni d'oggi dove, nel castello di Dunsinnan, viene ritrovato il cadavere di una donna uccisa in quello che sembra un macabro sacrificio pagano. Ed è proprio lì, tra le colline scozzesi, che Kate Stanley, brillante studiosa che di Shakespeare conosce ogni riferimento all'occulto, e la sua compagnia di attori si è radunata per le prove di una nuova rappresentazione del Macbeth. Quando l'attrice che dovrebbe interpretare Lady Macbeth sparisce tutti pensano subito che la maledizione del dramma scozzese abbia colpito ancora, solo Kate, tormentata da visioni notturne, capisce che non c'è nessuna maledizione ma solo un efferato assassino che si nasconde tra le ombre dell'opera senza nome di Shakespeare.

“Ai coltelli che sin sono bevuti un bel po' di sangue accade qualcosa di strano. Si risvegliano. Non sono propriamente vivi, ma in qualche modo senzienti. E alcuni finiscono per volerne di più. Di sangue, intendo.”

Jennifer Lee Carrell
Jennifer Lee Carrell
Romanzo dalle tinte gialle, con un pizzico di soprannaturale e oscuro che non guastano mai, Il sangue che resta si trova ad essere più breve del romanzo precedente della Carrell ma anche più intenso e più maturo. In W. l'autrice si era forse un po' persa dietro ai troppi enigmi celati dietro al bardo, ne Il sangue che resta invece, concentrandosi su un unico tema, il Macbeth, l'autrice riesce a dare il meglio di se.

Ma come nasce l'idea di questo libro? Cosa l'ha spinta a scriverlo? Vediamo cosa dice lei stessa alla fine del libro: “Questo romanzo inizia dunque in parte con un «e se?»: E se Max Beerbohm avesse davvero trovato la storia di Hal Berridge in un manoscritto di Aubrey? E se Aubrey avesse detto il vero? E se la maledizione di Macbeth affondasse le sue radici proprio negli inizi? Che cosa ne conseguirebbe? Quale potrebbe essere la fonte dello strano potere che il Macbeth indubbiamente ha di spaventare pubblico e attori? Ciò mi ha indotto a interrogarmi sulla magia nel Macbeth. Pubblicato nel First Folio – la prima edizione delle opere complete di Shakespeare, nel 1623 – il dramma appare disomogeneo nella sua sinistra visione.”

Chi siano Max Beerbohm, Hal Berridge e gli altri personaggi sopra citati, lo lascio scoprire a voi, perché il bello di libri come questi e lo svelarsi, poco per volta, degli elementi effettivamente reali che si celano dietro il Macbeth. E' ovvio che alcune cose la Carrell ha dovuto inventarle o adattarle per il suo libro, ma sempre partendo da eventi concreti, da persone realmente esistite e che, in un modo o nell'altro hanno, possono aver influenzato le opere del famoso bardo.

“E' la tentazione più antica. Non l'oro o il potere che ti può procurare, non l'amore, neanche le fiamme intense, insistenti della concupiscenza: quello che bramavo sopra ogni cosa era la conoscenza. E non una conoscenza qualsiasi ma una proibita, una conoscenza non da comuni mortali, seducente e infida. Un fuoco fatuo che luccichi come un frutto arcano tra i rami scuri.”

Il sangue che resta è lontano dall'essere un normale thriller, perché infilati qua e là ci sono nozioni, e cenni storici, intrecci a volte improbabili e a volte possibili, magia e letteratura classica. Il merito della Carrell, e di questo suo secondo romanzo, è la sua capacità di dare al lettore degli spunti di riflessione, appassionandolo, incuriosendolo, spingendolo a farsi delle domande. Un libro intellettuale senza tuttavia esserlo davvero, perché l'autrice non ci annoia con spiegazioni pesanti e soporifere, anzi, le infila nella narrazione in modo così impalpabile che vengono assorbite tra una rivelazione e l'altra, mentre il giallo si dipana pagina dopo pagina.


(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet, le citazioni invece sono state prese direttamente dal libro)

03/06/14

Chi era davvero il grande Bardo?

“Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.”
(Antonio: atto I, scena III)

William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale. Persino chi non ha mai letto nulla di Shakespeare conosce le sue opere anche solo per sentito dire.

Il libro di cui vi parlerò oggi però non è un'opera del noto Bardo inglese, ma a suo modo ne è il protagonista. Prima di cominciare va detto che quando si comincia a parlare di Shakespeare si finisce inevitabilmente per impelagarsi in discorsi infiniti, perché la figura del Bardo è tanto nota quanto misteriosa, tanto che ha finito per dare spazio a numerose ipotesi e teorie, tra le quali che a scrivere le opere di Shakespeare non sia stato lui ma qualcun altro.

William Shakespeare
William Shakespeare
Il libro di oggi, scritto dall'esordiente Jennifer Lee Carrell, si intitola W. e pesca a grandi mani proprio da queste teorie e dalla possibilità di ritrovare una delle tante e possibili opere perdute del sommo Bardo.

“Cominciai a chiedermi come sarebbe stato riuscire a ritrovare una delle opere scomparse di Shakespeare. Dove la si sarebbe potuta scovare? Che cosa si sarebbe provato nell'attimo del ritrovamento? E come poteva cambiare la vita una scoperta del genere, al di là dell'immediato riscontro in termini di ricchezza e fama?”

Da queste domande la Carrell inizia la sua storia. Protagonista del romanzo è Kate Stanley studentessa di Shakespeare e registra dell'Amleto. La sera del 29 giugno 2004 il Globe, il famoso teatro elisabettiano di Londra, viene divorato dalle fiamme come accadde lo stesso giorno nel lontano 1613. Tra le rovine del teatro però viene ritrovato il cadavere della professoressa Roz Howard, eminente studiosa shakesperiana, nonché insegnante di Kate. Poco prima di morire, la professoressa Howard aveva lasciato a Kate un misterioso pacchetto, accompagnato da un'enigmatica frase: “Se lo apri devi seguirne la traccia”. Dietro quel pacchetto e la morte della professoressa si celano segreti e verità talmente importanti che più di qualcuno è disposto ad uccidere pur di tenerli nascosti.

W.
W.
“Con l'egoismo di chi vive un sogno a occhi aperti, iniziai a domandarmi dove si sarebbe potuta mai trovare un'opera di Shakespeare al di fuori dei confini del Regno Unito, anzi, in un posto dove l'avrei potuto rintracciare io, ovvero il New England o i deserti del Sudovest. […] A un certo punto presi coscienza del fatto che non avrei mai trovato un'opera perduta shakesperiana e decisi che, comunque, sarebbe stato più divertente far diventare questa ricerca un racconto, in cui avrei potuto decidere io lo svolgimento dei fatti e i movimenti dei personaggi. E poi mi sono detta: perché non inserire la caccia al manoscritto all'interno di un mistero ancor più grande, ovvero: chi era Shakespeare?”

Sono le domande giuste che l'autore si pone prima della stesura di un libro a fare di un romanzo, un ottimo romanzo, e la Carrell si è decisamente fatta le domande giuste.

E' giusto spendere due parole sulla fatidica domanda che la Carrell ha voluto inserire nella trama del suo romanzo, ovvero chi era Shakespeare. Ora, la maggior parte di noi (me compresa prima di leggere questo libro) non ha dubbi su chi sia Shakespeare e ci viene da chiederci quale mistero possa mai esserci da riuscire anche a scriverci un thriller. Come vi dissi all'inizio di questo post esistono delle teorie secondo cui il Bardo fu solo una facciata, uno zotico ignorante messo lì per nascondere il vero autore, o i veri autori, delle opere passate alla storia. Verità? Paranoie di persone fissate? Lo lascio decidere a voi, così come lascio cercare a voi i dettagli di queste teorie quantomeno interessanti, io sono qui per parlarvi di W.

“Siamo tutti perseguitati. Non da scricchiolii inesplicabili o da aure spettrali né tanto meno da cavalieri senza testa o regine inconsolabili. Nei tortuosi corridoi della memoria si aggirano fantasmi molto più reali, che sussurrano senza posa: ricordati di me”

Jennifer Lee Carrell
Jennifer Lee Carrell
La ricerca della protagonista Kate (alter ego della scrittrice) su una delle tante opere perdute di Shakespeare è già un tema importante, fatto di indizi, false piste, inseguimenti ed enigmi sparsi tra i versi dello stesso Bardo, ma se si unisce anche la fatidica domanda di chi fosse Shakespeare allora la faccenda si fa davvero seria. C'è molta carne al fuoco e l'autrice poteva correre il rischio di fare un vero scivolone e rovinare il romanzo. Per nostra fortuna non è stato così, anzi, la Carrell si è dimostrata all'altezza delle aspettative considerato anche che è il suo primo romanzo.

La Carrell scrive il suo romanzo scrivendo in parallelo sia la storia di Kate e della sua ricerca, sia alcuni fatti salienti del 1613, a partire dal rogo del Globe. Questi stacchetti bisogna ammetterlo disturbano un po' il libro e si fa un po' fatica a seguirli, ma proseguendo il romanzo i pezzi cominciano ad incastrarsi e seguire le due storie in parallelo non è più così difficile.

In generale il romanzo della Carrell merita davvero di essere letto anche se di Shakespeare non si conosce nulla e non si ha mai letto niente, anzi, vi farà venire voglia di leggere qualcosa, tanto per colmare qualche lacuna. Il modo di scrivere è semplice e scorrevole, senza intoppi o eccessi che rischiano sempre di rovinare un romanzo.

Alla fine del romanzo troverete le note dell'autrice riguardanti le sue ricerche per la stesura del romanzo dove vi spiegherà cosa è vero e cosa invece si è inventata di sana pianta così che possiate decidere se credere o meno alle teorie su Shakespeare.

Un'ultima cosa prima di lasciarvi. Molti lettori considerano questo romanzo della Carrell una brutta copia del Codice da Vinci. Ora, onde evitare di sbilanciarmi e perdere la mia solita obiettività sui libri che leggo e vi recensisco, vi dico: leggeteli entrambi e poi onestamente ditemi se possono sul serio essere messi sullo stesso piano.

(Le immagini presenti in questo post sono state prese da internet. Le informazioni generali su William Shakespeare sono state prese dalla Wikipedia. Le citazioni presenti sono state prese dal libro di cui si parla nell'articolo e dalla Wikipedia)
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