Il-Trafiletto
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07/02/14

Due gemelli, uno stile di scrittura, il tema aberrante dei desaparecidos


Vi sono temi sociali e politici che rimbalzano nella nostra realtà creando clamore e scompiglio, interessando l'opinione pubblica, scatenando opinionisti, reazioni del pubblico, ma, come fuochi d'artificio, illuminano il cielo e nello spazio di poco tempo, la luce da essi prodotta svanisce nell'oscurità. E' successo per il tema dei desaparecidos, di cui oggi non si sente più parlare. Eppure le famiglie di coloro di cui si son perse le tracce sono ancora lì, a chiedersi il perchè. Già, l'eterno e imperituro perchè a cui nessuno ha mai risposto. E' da questo tema che si dipana la storia vera che i gemelli Fabrizio e Nicola Valsecchi hanno raccontato nel loro terzo romanzo "Giorni di neve, giorni di sole". Un caso letterario più unico che raro il loro, una scrittura a quattro mani, in cui i singoli elaborati si fondono, unendo due sensibilità simili ma diverse, in una simbiosi che ne fa un binomio armonioso. Non solo romanzo, non solo saggio, non solo storia, ma testimonianza, verità, poesia e sentimento.
Giorni di neve, giorni di sole
Fabrizio e Nicola Valsecchi
Una storia che comincia nel 1935, nell’Italia del ventennio fascista; il giovane Alfonso Dell’Orto parte con la madre e la sorella per l’Argentina, dove si ricongiungeranno con il padre Augusto, emigrato qualche tempo prima per motivi politici e lavorativi. Un lungo viaggio per lasciarsi alle spalle le libertà negate del regime e trovare una terra di libertà. Una volta in Argentina, Alfonso segue lo stesso cammino di migliaia di altri italiani partiti con le sue stesse speranze: grazie al duro lavoro, alle rinunce e ai sacrifici, riesce a costruirsi una vita e sposa una ragazza, anche lei italiana, con cui forma una famiglia e diviene padre di quattro figli. Ma lo spettro della dittatura da cui era scappato torna a inseguirlo nel 1976, quando il regime militare dei generali e di Jorge Rafael Videla prende il potere in Argentina aprendo il cosiddetto “Processo di riorganizzazione nazionale”, lotta senza quartiere a qualsiasi tipo di opposizione che provocherà 30 mila desaparecidos, anche grazie all’immobilità, quando non alla complicità di molti altri Stati e della Chiesa cattolica. Tra le vittime, tra i desaparecidos, c’è anche Patricia, la figlia di Alfonso sequestrata a soli ventun anni assieme al marito Ambrosio, con cui svolgeva un lavoro sociale tra i poveri del barrio. Patricia e Ambrosio non faranno mai più ritorno e Alfonso, da nonno si trasformerà in padre della loro neonata di 25 giorni scampata al sequestro. La conferma della morte di Patricia arriverà solo nel 1999, alla riapertura dei processi contro i militari, grazie alla deposizione di un testimone oculare.
A dare forza a questo corpo di pensieri e ricordi, la prefazione di Adolfo Perez Esquivel, Premio  Nobel per la Pace 1980 e la postfazione di Gianni Tognoni, Segretario Generale del Tribunale Permanente dei Popoli, con l'intento di dare voce a tutti coloro che sono stati vittime delle peggiori aberrazioni che la cattiveria umana è stata in grado di partorire. 
Leggere è capire, capire è sapere, sapere è non dimenticare.

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