Il-Trafiletto
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29/07/14

Belladonna, ovvero la ciliegia della pazzia

Se vi capita di imbattervi nella Belladonna, sappiate che potreste confonderla con un bel ciliegio, soprattutto se carica delle sue bacche. Ma attenzione, la belladonna è una pianta velenosa, molto pericolosa se assunta in dosaggi o forme sbagliate diverse dai preparati galenici o omeopatici prescritti sotto rigorosissimo controllo medico.

 Il suo nome scientifico è Atropa Belladonna e appartiene alla famiglia delle Solanaceae, come il pomodoro e la patata. Il termine Atropa deriva da una delle tre Parche, Atropo, che tagliava il filo della vita, mentre Belladonna dal fatto che era utilizzata come espediente di bellezza dalle dame del Rinascimento, che usavano un macerato di foglie di belladonna per lucidare lo sguardo e dilatare la pupilla in modo da sembrare più seducenti: ciò derivava dall’effetto dell’atropina, un alcaloide di cui la belladonna è molto ricca, che provocava la midriasi delle pupille agendo sul sistema nervoso parasimpatico per aumentare la circolazione.

Atropa Belladonna
Era considerata anche l’erba delle streghe proprio per  gli effetti allucinatori che derivavano dalla sua assunzione: infatti l’ingestione accidentale o meno di belladonna provoca la perdita del controllo psicomotorio, risa spasmodiche, sensazione di levitazione nell’aria e leggerezza del corpo, oltre ai disordini mentali da allucinazioni anche di natura erotica.

Successivamente alla fase eccitatoria, iniziano gli effetti collaterali veri e propri: blocco della sudorazione con conseguente ipertermia, aumento della temperatura corporea, secchezza alla bocca, problemi alla vista fino a tachicardia, tremor spastico, insufficienze polmonari e stati di incoscienza anche gravi che possono condurre alla morte.

Per molto tempo la belladonna è stata utilizzata come farmaco anestetico chirurgico grazie alle sue proprietà miorilassanti, che agivano sul sistema nervoso e sui muscoli del corpo; inoltre è stato grazie agli studi sulla belladonna che si è potuta sintetizzare in laboratorio l’atropina,  utilizzato moltissimo in oculistica per dilatare la pupilla e verificare le patologie a carico degli occhi.

La Belladonna è una pianta che cresce sui muri e nei vecchi ruderi e fiorisce nei mesi estivi. Tutte le parti della pianta sono velenose. La parte più tossica, sono i frutti (bacche), che costituiscono un veleno altamente letale e, vista la loro somiglianza con le ciliegie, combinato con il loro sapore dolciastro, hanno indotto molte persone a consumarli, ignari del pericolo mortale.

La dose letale per un adulto è di 100 mg (ma ne basta circa la metà per essere letale ad un bambino). La belladonna agisce specialmente sul cervello e i sintomi dell'avvelenamento insorgono molto rapidamente, e la morte avviene per paralisi generalmente in 24-36 ore. Nell'antica Roma  veniva usata dalle donne per dare colorito al viso e per rendere le loro pupille più dilatate e l’occhio più vistoso.

 In Germania viene conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” in quanto veniva utilizzata contro i nemici come un metodo di confessione.

26/07/14

Aconite, bella e dannata, una delle piante più velenose al mondo

L'aconite è una pianta dai bellissimi fiori viola, che occhieggiano languidi in luoghi ombreggiati e collinari in Maggio e Giugno. La si trova anche nei giardini perchè è una bellissima pianta ornamentale.

Per quanto bella e decorativa, essa è una pianta molto velenosa, dai cui è bene guardarsi. Ha diversi principi attivi, il principale è l'aconitina  potentissimo alcaloide, famoso per essere il secondo veleno vegetale più letale al mondo, dopo la nepalina. Tutta la pianta contiene gli alcaloidi, anche se la parte con la maggior concentrazione e’ sicuramente la radice, che viene fatta essiccare appena colta per non perdere parte del principio attivo.


Il suo sapore è molto pungente e aspro. E' solubilissimo nell'alcool ma risulta poco solubile in acqua.
Aconitum napellus
immegine presa dal web

I principi attivi di questa pianta sono stati spesso usati in medicina, primo fra tutti il suo potere anestetico.  La si usa come anestetico locale per sciatica e nevralgie, in particolare nella nevralgia facciale e del trigemino. Il miglior metodo di applicazione consiste nel massaggiare un piccolo quantitativo di unguento di aconitina fino a percepire la sensazione di anestesia alla parte trattata, tuttavia a causa del costo elevato di questo preparato si usa più comunemente un linimento all’aconite, da applicarsi con un pennello di crine di cammello precedentemente intinto nel cloroformio, che facilita l’assorbimento dell’alcaloide presente nell’aconite.

L’aconito è indicato per uso interno ogni qualvolta si renda necessaria ridurre l’attività cardiaca nel corso di stati febbrili. Negli anni passati, veniva utilizzato in tutti gli stati febbrili e anche negli stati settici che seguivano le operazioni chirurgiche nell’epoca pre-Listeriana. Oggi l’aconite viene usata solo negli stadi iniziali delle febbri meno gravi, come tonsilliti acute, bronchiti, e forti laringiti. Il dolore acuto e il rapido gonfiarsi delle corde volali, con difficoltà respiratorie che caratterizzano le laringiti acute può spesso trovare sollievo dall’azione sedativa portata in circolo dall’aconitina.

Non appena spariti i sintomi, è opportuno sospendere il trattamento per evitarne gli effetti collaterali, che potrebbero seguire un uso troppo prolungato. Nella medicina tradizionale cinese, l’aconite viene usato nella carenza di Yang del paziente, o “freddezza” , e diluito fortemente, a causa della sua tossicità.

I sintomi di un avvelenamento da aconite si presentano dopo pochi minuti, inizialmente a carico del tubo digerente, con una netta sensazione di bruciore, formicolio e intorpidimento alla bocca e bruciore all’addome. Dopo circa un ora, si notano violenti conati di vomito, seguiti dai sintomi sopra descritti a carico dell’apparato respiratorio, del cuore e del sistema nervoso. Come in un avvelenamento da stricnina, il paziente rimane perfettamente lucido, non avendo l’aconitina effetti sul cervello.

Gli unici segni post-mortem sono quelli di una asfissia. Il trattamento per questo avvelenamento consiste nello svuotamento dello stomaco tramite lavanda gastrica, mentre gli antidoti fisiologici sono atropina, digitalina o strofantina, da iniettare per via sottocutanea alla dose massima consentita. Alcool, stricnina e calore devono anche essere usati in aiuto al trattamento contro l’avvelenamento.

La descrizione appena fatta vale per un avvelenamento da ingestione. Si noti tuttavia che l’aconitina può essere facilmente assorbita attraverso la pelle, tanto che ci si può avvelenare anche solo raccogliendo le foglie senza l’uso di guanti: la tossina presente nella linfa penetra infatti nella pelle. Da esperimenti pratici, la linfa che trasuda da undici foglie raccolte provoca già disturbi cardiaci per circa due ore, mentre il formicolio inizia fin da subito, al contatto con la foglia, estendendosi per tutto il braccio fino alla spalla, dopo di che il cuore inizierà a soffrire.


È uno dei veleni più potenti che si conoscano. La dose letale per l'uomo è di 5mg/kg di massa corporea e la morte avviene in poche ore dopo crampi violenti e perdita completa della coscienza. Nella mitologia greca si narra che Cerbero, il cane che custodiva gli Inferi, portasse nella bava i semi di aconite. E quando Ercole l'ha rapito per portarlo sulla Terra, la rabbia del cane era tale che, la sua saliva a contatto col suolo, ha fatto nascere la pianta di aconite. Questa pianta viene anche conosciuta come "l'erba del diavolo" perchè è tanto bella quanto velenosa. Pensate che il suo veleno può essere assorbito dalla pelle, tenendo semplicemente un mazzo di aconite in mano.

09/02/14

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: l'Eleuterococco

I fiori dell'Eleuterococco son come grappolini tondi e colorati, così perfetti e colorati.
E'chiamato anche ginseng siberiano, la cui radice è usata in fitoterapia per le sue notevoli proprietà toniche e adattogene, in grado di migliorare la resistenza dell’organismo agli attacchi esterni e “adattarlo” ai cambiamenti climatici e stagionali. La presenza di  eleuterosidi, steroli, glucosidi, cumarine, acidi fenolici liberi e saponine lo rende un elisir di lunga vita, in grado di stimolare il metabolismo ed equilibrare l’energia.
Eleuterococco

E' perciò indicato negli stati di stress e sovraffaticamento, nella astenia, nelle convalescenze, nell'esaurimento psico-fisico, nella stanchezza, nella ipotensione, e quando è richiesta una maggiore capacità di rendimento nella attività sportiva o di concentrazione e di attenzione nello studio e durante la preparazione di esami. Inoltre la pianta è ricca di polisaccaridi che le conferiscono proprietà immunomodulante, in quanto, aumenta il numero dei linfociti T e rinforza l'attività dei globuli bianchi. Ottima nella prevenzione delle malattie infettive e nelle forme influenzali, perché contrasta l'insorgenza delle malattie e aumenta la resistenza al freddo. L’eleuterococco è anche conosciuto come “Ginseng delle donne”, perché il tipo di principi attivi, in esso contenuti dalle proprietà toniche, sono più adatti all’organismo femminile. Sotto stress, infatti, le donne sono più soggette agli stati d’ansia e alla depressione, per questa ragione, un tonico più forte, come il ginseng o il guaranà, potrebbe aumentare la tensione nervosa. Invece la pianta migliora la prestazione fisica e mentale senza indurre nervosismo o agitazione e senza turbare il sonno. Ha anche proprietà afrodisiache, perché è in grado di ottimizzare la secrezione degli ormoni, stimolare le ghiandole surrenali e sessuali, con un conseguente aumento della libido, migliora la circolazione sanguigna e trova perciò impiego nel trattamento delle turbe sessuali e nella frigidità femminile.

25/01/14

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: la Sarsaparilla

Sembra quasi il nome di un ballo latino americano, invece la sarsaparilla è una pianta rampicante originaria del Sud e del Centro America, le cui radici vengono utilizzate a fini medici ed erboristici.
L'utilizzo della sarsaparilla  è dovuto all’ottimo contenuto di steroidi e di saponine, infatti essi permettono la purificazione del sangue e la tonificazione dei muscoli, inoltre aiutano l’organismo ad assumere altri farmici,cioè aumentano la biodisponibilità e il potenziamento dell’effetto delle altre erbe. Ma la radice di sarsaparilla è stata anche usata per secoli dagli indigeni di Centro e Sud America anche per l'impotenza, i reumatismi, disturbi della pelle e come tonico generale per combattere la debolezza. La sarsaparilla è un potente tonico e un purificatore del sangue che neutralizza o esplelle (mediante la stimolazione di un abbondante sudorazione) molti tipi di tossine nel corpo, quindi è molto consigliato a persone che hanno a che fare continuamente con una pesante inalazione di polveri sottili.
Sarsaparilla

Questa pianta, inoltre, è utilizzata come antibatterico per infezioni di ogni tipo. Nell’infezioni interne è molto utile per curare le infezione del tratto urinario e viene usato come un innovativo trattamento per curare le malattie sessualmente trasmissibili (ad es. Sifilide,gonorrea). Per le infezioni esterne è molto adoperata per curare le malattie della pelle, ferite ed eczemi. Inoltre è stata molto elogiata in America come trattamento della psoriasi. E' un anti-infiammatorio ottimo per molte patologie come i reumatismi o l’artrite. In più stimolando la produzione di urina allevia i grossi fastidi della gotta. Nel settore delle proprietà ormonali molti studiosi e ricecatori hanno avuto da ridire,infatti non si è ancora totalmente certi dei suoi effettivi benefici. In linea di massima si pensa che nell’uomo aiuti alla produzione di testosterone e difatti molti bodybuilders lo preferiscono ai normali steroidi e anabolizzanti, in quanto non crea gravi effetti collaterali. Nelle donne, invece, si crede che aiuti la normale produzione ormonale e che serva ad alleviare i sintomi della menopausa.

18/01/14

L'affascinanate mondo delle piante afrodisiache: il Ginseng

Oggi in qualunque bar entriate per assaporare un buon caffè, trovate anche il caffè al ginseng, la cui radice è nota ormai a tutti per le sue qualità ricostituenti. E' originario della Cina e del Giappone e il suo nome è Panax Ginseng, in cui "panax" deriva dal greco "panakos" (panacea), in quanto considerato rimedio in quasi tutte le malattie. I cinesi denominano le radici di ginseng, Jin-chen, che significa "come un uomo" proprio per la sominglianza con la forma umana.
Panax Ginseng

 Come è noto, il Ginseng è conosciuto fin dall'antichità ed è normalmente utilizzato nella medicina cinese. Si utilizza la radice carnosa di colore giallognolo/marrone. E' dolciastra al palato ricordando la liquirizia. Il Ginseng è noto come energizzante e antistress e a questo si collega anche la possibilità di intervenire positivamente come afrodisiaco. I suoi principi attivi sono: Ginsenosidi; Saponine; tutte le Vitamine del gruppo B; vitamina C, A e K; l'acido folico; numerosi oli essenziali; amminoacidi; sali minerali; enzimi quali l'amilasi, la glicolasi e la fenolasi; acidi grassi polinsaturi e sostanze ormonali di tipo estrogeno e androgeno. Il Ginseng cinese è sicuramente quello più famoso (ne esistono di varie specie) in ogni caso tutti sono dotati di attività antistress e antinevrosi. Sono noti come regolatori degli zuccheri nel sangue e del colesterolo, come ricostituenti di conseguenza migliorano il rendimento fisico e mentale inoltre rafforzano le difese immunitarie dell'organismo. La sua funzione è di aumentare l’efficienza fisica e mentale e migliorare la capacità di adattamento dell’organismo, umano e animale, posto in condizioni sfavorevoli.

15/01/14

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: il Maca

Direi che qui ci starebbe bene uno dei nostri "Perchè si dice" ed esattamente "Fare come gli antichi". Già perchè ciò che possiamo imparare dalle civiltà del passato è davvero tanto, sorpattutto in termini di uso delle piante che tanto generosamente madre natura ci ha donato perchè ne conoscessimo le proprietà e gli usi utili alla salute umana.
Il Maca è un tubero che cresce solo nelle Ande del Sud America oltre i 2500 e 5000 m in condizioni impossibili: venti molto forti, temperature sotto zero e luce solare molto intensa, terreni molto poveri e rocciosi.  Il Maca è una pianta di piccole dimensioni, produce piccoli fiori grigiastri tipici della famiglia della Senape a cui appartiene (Brassicaceae). La parte utilizzata per il consumo umano è la radice (tubero), di forma arrotondata, del diametro di circa 8 cm.
Maca

E' conosciuta per il suo elevato potere nutritivo,  infattiil suo tubero viene  usato sia consumato fresco che cotto, mentre la sua farina per la preparazione di vini e dolci. Infatti nel sud America la pianta di Maca è conosciuta anche con il nome di "Peruvian ginseng", nonostante non sia della stessa famiglia del comune ginseng che conosciamo.   Era utilizzata già 2.000 anni fa dagli Incas come hanno dimostrato i numerosi ritrovamenti archeologici dai quali era considerata divina e destinata a nutrire i nobili ed i soldati per la ricchezza di vitamine, proteine, zuccheri e sali minerali. La pianta di Maca è molto diffusa in Perù, Bolivia e Argentina. Per gli andini ed in particolare per i peruviani, il Maca è un prodotto molto importante nella loro alimentazione e viene coltivata e commercializzata normalmente. Dalla sua radice si ottiene una farina che viene utilizzata per fare minestre e bevande alcoliche, mentre le foglie sono utilizzate per fare il the. Il tubero può essere utilizzato sia fresca che secco infatti può durare diversi anni mantenendo inalterate le sue proprietà.  Oggi il Maca si sta diffondendo in tutto il mondo soprattutto in America dove viene venduto in particolare per aumentare la fertilità, come equilibratore ormonale, come afrodisiaco ed un valido aiuto nei confronti delle affezioni delle vie respiratorie, dell'artrosi reumatica e come agente antiinvecchiamento. Inoltre il Maca è usato normalmente dagli atleti in quanto aumenta la resistenza muscolare.  Nell'uso dei popoli andini il Maca è usato per curare l'anemia, la tubercolosi, i problemi legati alle mestruazioni, il cancro dello stomaco, la sterilità, l'impotenza nell'uomo e la libido in generale e per aumentare la memoria. Gli effetti benefici del Maca possono essere spiegati in quanto ha una concentrazione di proteine ed aminoacidi liberi (fenilalanina, tirosina, l'istidina ed arginina) essenziali, minerali, carboidrati, fibre e vitamine (B1, B2, C) molto alta, insomma, è una straordinaria fonte di sostanze nutritive essenziali per l'organismo e non si conoscono effetti collaterali anche se può sempre sussitere una intolleranza individuale per cui è sempre opportuno consigliarsi con il proprio medico di famiglia.

20/12/13

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: il Guaranà

Stanchi, affaticati, in convalescenza? Conosciamo tutti le proprietà energizzanti e ricostituenti del Guaranà. In erboristeria ve ne sono di prodotti e integratori che ne contengono i principi attivi. E' un albero i cui frutti sembrano occhi aperti, che ti osservano curiosi dall'alto dei loro dieci metri di altezza, allo stato selvatico, dai tre se coltivato. Gli indigeni dell'Amazzonia, sua partria di origine, raccontano che il Guaranà, nasca dagli occhi degli dei. Una leggenda racconta che una ragazza molto bella che si chiamava Cereaporanga incontrò un guerriero di una tribù nemica e si innamorò di lui. I due giovani consapevoli che l'odio tra le due tribù li avrebbe divisi decisero di fuggire insieme. Durante la fuga incontrarono un'anaconda ferito e nonostante il pericolo che rappresentava, la ragazza decise di aiutarlo. A causa di questa sosta i guerrieri della sua tribù li localizzarono e li raggiunsero. Poichè la ragazza era consapevole che se li avessero presi, il suo compagno sarebbe morto, chiese all'anaconda di stringerli forte insieme in un ultimo abbraccio. Le persone della tribu' vedendo tanto dolore ed amore invocarono la dea della bellezza e della vita affinche' salvasse lo spirito della ragazza. La dea, commossa, dai grandi occhi neri della fanciulla fece nascere una pianta, il Guaranà, i cui frutti sembravano, all'aprirsi, dei magnifici occhi neri, come quelli della ragazza.
Guaranà

La Paullinia cupana della famiglia delle Sapindaceae meglio nota come "Guaranà" e' originaria delle foreste amazzoniche ed e' considerata una potente fonte di energia naturale.  Il Guaranà è un eccezionale tonico in campo maschile, oltre ai numerosissimi effetti benefici che produce. Sono tanti e tutti collaudati: combatte l'invecchiamento precoce, lo stress, ha un'azione regolarizzante sull'intestino, è efficace contro le nevralgie e le emicranie, svolge una funzione di regolazione dell'appetito e tonifica la muscolatura. Inoltre il Guaranà e' usato nei prodotti per la cura del corpo come astringente, per ridurre la cellulite, per curare i capelli grassi e la perdita di capelli. Combatte anche l'arteriosclerosi fatto che ne giustifica il nome di "elisir di lunga vita" che nei secoli passati correva tra gli indios brasiliani. Il semi di Guaranà contengono caffeina ma contrariamente a quanto avviene ad esempio con il caffè, non produce fenomeni di eccitazione o di insonnia perchè è presente in forma solida e, in concomitanza con le altre sostanze presenti, la farmacocinetica della caffeina viene equilibrata ottimizzandone l'effetto e pertanto viene ceduta e assorbita dall'organismo molto lentamente. Il Guaranà esercita un’azione stimolante sulle zone corticali favorendo lo stato di veglia e rende più attenti contrastando l'affaticamento fisico. Il Guaranà agisce anche da vasodilatore e spasmolitico a livello bronchiale svolgendo anche attività glicogenolitiche e lipolitiche vale a dire fa liberare grassi e zuccheri dai depositi e ciò favorirebbe il calo di peso soprattutto in persone che praticano attività sportiva. Un altro effetto del Guaranà è quello di favorire la perdita di peso attraverso un aumento della termogenesi, che favorisce il consumo dei grassi di riserva. La Food Drug Administration la considera una sostanza sicura e senza rischi. Del Guaranà si utilizzano solo i semi, ed ogni tribù ha la propria metodologia di preparazione. Il modo piu' comune è di recuperare i semi raccogliendo i frutti semi-aperti quindi pulirli e tostarli lo stesso giorno in cui vengono raccolti. Successivamente vengono ridotti in polvere e trasformati in "panetti" che si lasciavano al sole quandi venivano affumicati con legni resinosi e quindi utilizzati. Il Guaranà e' molto conosciuto ed e' usato universalmente ed è anche l'ingrediente base della bevanda nazionale del Brasile la "Soda di Guaranà".

12/12/13

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: la Muira puama

Detta anche "legno della potenza ed "erba dell'amore" la Muira Puama è conosciuta anche come Parapuama. Scientificamente il suo nome è  Ptycopetalum olacoides appartenente alla famiglia delle Olacacee. Ne esiste anche un'altra specie lo Ptycopetalum uncinatum, ma sono i principi attivi dello Ptycopetalum olacides ad essere utilizzati a beneficio dell'uomo.

La Ptycopetalum olacoides è un arbusto dai rami sottili e fogli ovali sempre verdi che può arrivare anche a 5 m di altezza. Possiede fiori bianchi che hanno un odore pungente e aromatico che ricorda il gelsomino. I primi esploratori europei negli anni 1920-1930 osservarono che gli indigeni dell’Amazzonia usavano la Muira Puama per curare molteplici patologie: come tonico per i problemi neuro muscolari; come decotto di radici per fare bagni e massaggi per trattare la paralisi ed il beri-beri; la radice e la corteccia per fare degli infusi per la vigoria sessuale, per l'insufficienza cardiaca; per problemi gastrointestinali, per la dissenteria e per i dolori mestruali. Una volta portata in Europa la Muira puama entrò a far parte della medicina erboristica inglese ed è inserita nella “British Herbal Pharmacopoeia”, un’autorevole fonte della medicina erboristica inglese, dove è raccomandata per il trattamento sia dell'impotenza che della dissenteria.

Muira Puama
E’ anche inserita nella Brazilian Pharmacopoeia sin dal 1950. I  principi attivi della Muira puama sono contenuti in quasi tutte le parti della pianta ma è principalmente nella corteccia e nella radice che si trovano delle sostanze di natura resinosa in particolare un alcaloide la Muirapuamina ad azione vasodilatatrice specifica e con una spiccata azione afrodisiaca. Gli studi sulla marapuama sono iniziati sin dagli anni venti. Già nel 1930, Meiro Penna ha parlato di questa pianta nel suo libro Notas Sobre Plantas Brasilerias. ed ha confermato l'efficacia della pianta per i problemi gastrointestinali, circolatori e per la cura dell'impotenza. Sono attualmente in corso numerosi studi sugli effetti benefici della Muira puama per altre patologie quali la cura per la memoria, i disordini nervosi, l'Alzheimer, come antistress, come analgesico e come riduttore della massa grassa corporea e per il colesterolo. Le proprietà della Muira puama possono essere così riassunte: è un ottimo stimolante sessuale migliorando l'erezione nell'uomo e l'inturgidimento dei genitali nella donna ed in generale le funzioni sessuali oltre che aumentare il vigore ed il desiderio sessuale sia nell'uomo che nella donna; è un ottimo tonico neuromuscolare per tutto l'organismo; ha ottimi effetti contro l'affaticamento, come antinevralgico, come digestivo; cura l'inappetenza, la depressione, l'esaurimento, i dolori mestruali ed i reumatismi. Poichè la marapuama è sempre stata usata, non si conoscono effetti collaterali o tossicità eccetto che per soggetti con ipersensibilità individuale.

02/12/13

L'affascinante mondo delle piante afrodisiache: la Damiana

Vagabondando nel fascinoso e magico mondo delle piante, ho incontrato una graziosa pianticella, piccola e semplice. Graziosa nel suo essere sobria, potrebbe passare inosservata. Ma la sua comune bellezza nasconde un cuore potente e alcuni interessantissimi "poteri".
La pianta conosciuta come Damiana appartiene al genere Turnera, famiglia Turneraceae nel quale ritroviamo appartengono due specie: Turnera aphrodisiaca Turnera diffusa considerate in erboristeria come la stessa pianta in quanto molto simili. Originaria di alcune zone dell'Africa e dell'America centrale, è una pianta piccola e non raggiunge il metro e mezzo d'altezza e produce dei graziosi fiori gialli.
Damiana

La damiana ha una lunga storia nell'uso medicinale erboristico: è usata come tonico, come diuretico e lassativo. Viene utilizzata anche per curare la depressione, l'ansia, i problemi legati al ciclo femminile e le ulcere gastriche. In Messico viene inoltre usata per curare l'asma, la bronchite, il diabete, la dissenteria, la dispepsia, le emicranie, la paralisi. La damiana è uno stimolante specifico e viene usato con ottimi risultati da tanti anni contro l'impotenza e la frigidità specie se di origine psicologica. Agisce da stimolante psicofisico migliorando il tono dell'umore. I principi attivi della damina sono contenuti nelle foglie che contengono, tra l'altro, tannini, flavonoidi e la damianina una sostanza marrone di sapore amaro. La damiana è inserita nel formulario nazionale degli Stati Uniti, come afrodisiaco e come rimedio per l'impotenza e la frigidità. E' inserita anche nella farmacopea britannica, indicata come rimedio per neurosi, impotenza, frigidità, ansia da prestazione ed esaurimento nervoso. La damiana ha una tradizione molto antica e pertanto compare in quasi tutti i libri di erboristeria e si trova nelle più svariate forma: in miscela con altre erbe, come the, in capsule come estratto liquido. E' più frequente trovarla in associazione con altre erbe per la cura dell'obesità, della depressione, per gli squilibri ormonali e nei tonici.
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