29/07/14

Belladonna, ovvero la ciliegia della pazzia

Se vi capita di imbattervi nella Belladonna, sappiate che potreste confonderla con un bel ciliegio, soprattutto se carica delle sue bacche. Ma attenzione, la belladonna è una pianta velenosa, molto pericolosa se assunta in dosaggi o forme sbagliate diverse dai preparati galenici o omeopatici prescritti sotto rigorosissimo controllo medico.

 Il suo nome scientifico è Atropa Belladonna e appartiene alla famiglia delle Solanaceae, come il pomodoro e la patata. Il termine Atropa deriva da una delle tre Parche, Atropo, che tagliava il filo della vita, mentre Belladonna dal fatto che era utilizzata come espediente di bellezza dalle dame del Rinascimento, che usavano un macerato di foglie di belladonna per lucidare lo sguardo e dilatare la pupilla in modo da sembrare più seducenti: ciò derivava dall’effetto dell’atropina, un alcaloide di cui la belladonna è molto ricca, che provocava la midriasi delle pupille agendo sul sistema nervoso parasimpatico per aumentare la circolazione.

Atropa Belladonna
Era considerata anche l’erba delle streghe proprio per  gli effetti allucinatori che derivavano dalla sua assunzione: infatti l’ingestione accidentale o meno di belladonna provoca la perdita del controllo psicomotorio, risa spasmodiche, sensazione di levitazione nell’aria e leggerezza del corpo, oltre ai disordini mentali da allucinazioni anche di natura erotica.

Successivamente alla fase eccitatoria, iniziano gli effetti collaterali veri e propri: blocco della sudorazione con conseguente ipertermia, aumento della temperatura corporea, secchezza alla bocca, problemi alla vista fino a tachicardia, tremor spastico, insufficienze polmonari e stati di incoscienza anche gravi che possono condurre alla morte.

Per molto tempo la belladonna è stata utilizzata come farmaco anestetico chirurgico grazie alle sue proprietà miorilassanti, che agivano sul sistema nervoso e sui muscoli del corpo; inoltre è stato grazie agli studi sulla belladonna che si è potuta sintetizzare in laboratorio l’atropina,  utilizzato moltissimo in oculistica per dilatare la pupilla e verificare le patologie a carico degli occhi.

La Belladonna è una pianta che cresce sui muri e nei vecchi ruderi e fiorisce nei mesi estivi. Tutte le parti della pianta sono velenose. La parte più tossica, sono i frutti (bacche), che costituiscono un veleno altamente letale e, vista la loro somiglianza con le ciliegie, combinato con il loro sapore dolciastro, hanno indotto molte persone a consumarli, ignari del pericolo mortale.

La dose letale per un adulto è di 100 mg (ma ne basta circa la metà per essere letale ad un bambino). La belladonna agisce specialmente sul cervello e i sintomi dell'avvelenamento insorgono molto rapidamente, e la morte avviene per paralisi generalmente in 24-36 ore. Nell'antica Roma  veniva usata dalle donne per dare colorito al viso e per rendere le loro pupille più dilatate e l’occhio più vistoso.

 In Germania viene conosciuta sotto il nome di “ciliegia della pazzia” in quanto veniva utilizzata contro i nemici come un metodo di confessione.

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