Narra Marco Polo nel Milione che fra i «bregomanni » (i brahmani) ci sono uomini regolati, che vivono fino a duecent'anni sempre in grande astinenza, chiamati «congiugati» ovvero yogin: «E' mangiano sempre buone vivande, cioè, lo più, riso e latte; e questi congiugati pigliano ogne mese uno cotale beveraggio: che tòlgono ariento vivo e solfo, e mìschiallo insieme coll'acqua e beollo : (Della provincia di Lar, ovvero il Cujàràt). Bevono cioè l'essenza dell'universo. Ma mercurio e zolfo sono veleni! È chiaro dunque che si svelenivano, come ancora oggi è d'uso in un laboratorio àyurvedico.
I metalli tossici si uccidono, vale a dire si seppelliscono in recipienti di terraglia e si cuociono durante mesi sottoterra, per essere estratti calcinati (bhasita), ridotti a bhasman, che in vedico significa innanzitutto ciò che mastica, divora, polverizza e in sanscrito ciò che è polverizzato o calcinato dal fuoco, le ceneri. Bhasmasùtakarana è la calcinazione del mercurio (bhasmàgni è la malattia che fa digerire in eccesso, calcinando il cibo). Per lo svelenimento del mercurio vige la pratica di introdurlo in un crogiolo di ferro con latice liquido d'euphorbia tirucalli e calotropis gigantia, nonché semi di butea frondosa. Poi lo si strofina con succhi di aloe indica tre o quattro volte e quindi per due o tre volte lo si lava in un caldo preparato di semi di cavolo. Infine lo si tritura dopo averlo mescolato a polvere di curcuma, pelo di pecora ed estratti di varie piante, fra le quali l'emblica. Risulta il preparato fondamentale dal quale si ricava una serie di medicamenti.
Una fra le tante ricette per svelenire il mercurio prescrive di sfregarlo su una pelle ovina con curcuma, polvere di mattone, fuliggine e succo di cedro. Quindi, avvolto con certe radici, salgemma e urina di caprone dentro a una pelle, lo si fa bollire sinché non evapora. In una storta quindi si rassoda e questo mercurio solido sarà in grado di penetrare rame, mica, oro e zolfo, metalli o minerali femmmei. Usa inoltre strofinare il mercurio con carbonato di calcio per settantadue ore e poi unirlo all'aglio, che lo annerisce, quindi lo si lava col succo caldo dei semi di cavolfiore. Si tritura infine questa polvere di mercurio con zolfo purificato. Tuttavia si è sostenuto, osservando topini, che questi medicinali sono pur sempre velenosi.' Concludo: la terapia comporterà una pur minima intossicazione. D'altronde, se in certe proporzioni il mercurio intossica, in minime dosi si è scoperto or ora che attiva il sistema immunitario, per la parte che concerne il tipo di linfociti modificati dal timo."
Osserviamo come si agisce col ferro: si riduce in sottilissime strisce, quindi si arde fino a farlo rosseggiare e si versa infine in un miscuglio vegetale con amala o emblica medicinalis. A questo punto il ferro è polverizzato e lo si conserva con amala e miele in un recipiente di terraglia, sigillato sottoterra per un anno. Così ossidato, il ferro diventa inoffensivo, ben diverso da quello che da noi si somministra. L'oro si sfrega con estratti vegetali di emblica o di myrobalans per qualche mese, fino a che il composto diventa un colloide rosso mattone, che si potrà consumare. In genere questo trattamento, chiamato sodhana, ovvero purificazione, va applicato a tutti i metalli. Il solfito nero di mercurio si lascia posare con dell'oro per settanta ore, dopo di che lo zolfo risulterà combusto e si raccoglierà ossido rosso di mercurio. Questo, associato a esercizi di respirazione ritmica yogica, produrrà, secondo il Rasàrnaua, il liberato in vita. Come comprendere questo genere di uomo?