04/08/14

Vale la pena che tu, lasciata la terra, ti volga con la mente a queste cose! | Seneca

........causa di morte fu per molti conoscere la propria malattia.[qui]

19, 1. Ritirati in questo tipo di vita più tranquillo, più sicuro, più grande! pensi che siano cose comparabili il curare che il frumento sia immesso nei granai non diminuito di peso a causa e della frode dei trasportatori e della loro negligenza, che non si deteriori assorbendo umidità e non fermenti, che risponda alla misura e al peso, e l'avvicinarsi invece a questi problemi sacri e sublimi, cosicché tu conosca quale sia la materia della divinità, quale la volontà, quale la condizione, quale la forma, quale vicenda attenda l'animo tuo, dove la natura sistemi noi una volta lasciati liberi dal corpo! cosa sia che sostiene tutte le parti più pesanti nel mezzo di questo universo, tenga invece sospese in alto quelle leggere, porti alla sommità il fuoco, muova le costellazioni con i movimenti loro propri, e di seguito gli altri fenomeni pieni di grandi miracoli?
2. Vale la pena che tu, lasciata la terra, ti volga con la mente a queste cose! ora, mentre il sangue è caldo, mentre noi abbiamo vigore, bisogna andare a ciò che c'è di migliore. In questo tipo di vita, ti attendono molte attività intellettuali, amore e pratica delle virtù, oblio dei desideri, scienza del vivere e del morire, profondo riposo.

20,1. Di tutte le persone affaccendate certamente misera è la condizione; la più misera è tuttavia quella di coloro che non si affaticano neppure per faccende proprie, dormono a seconda del sonno altrui, camminano secondo il passo altrui, per amare e per odiare (le due cose più libere di tutte) ricevono ordini: costoro, se vorranno sapere quanto breve sia la loro vita, persino in quanto piccola parte appartiene loro.
2. Quando dunque vedrai la pretesta già spesso indossata, celebre il nome del foro, non provarne invidia: questi risultati si ottengono con la perdita della vita. Perché un solo anno sia contato con il loro nome, tutti gli anni loro consumeranno. Certuni, prima di giungere con fatica al vertice dell'ambizione, mentre lottavano ai primi gradini, la vita li abbandonò; a certuni, dopo che hanno strisciato arrampicandosi fino al compimento della loro dignità passando attraverso indignità infinite, viene il triste pensiero di aver faticato in vista dell'iscrizione sulla tomba; a certuni l'estrema vecchiezza, mentre, come giovinezza, veniva organizzata con prospettive di nuove speranze, fra grandi e inadatti tentativi venne meno perché sfiancata.

3. Sconcio è colui al quale, durante un processo a difesa di litiganti a lui del tutto sconosciuti, vecchio e alla ricerca dei consensi di un pubblico ignorante, venne meno il fiato: turpe è colui che, stanco più presto di vivere che di faticare, è crollato proprio in mezzo alle sue incombenze; turpe è colui, di cui, morente sui conti dei suoi averi, rise l'erede, che era stato tirato troppo per le lunghe.
4. Tralasciare l'esempio che mi si presenta, non mi è possibile: S. Turannio fu un vecchio di assoluta diligenza, che dopo i novanta anni, ottenuto spontaneamente da Gaio Cesare l'esonero dalla carica di procuratore, ordinò che lo componessero nel letto e che la famiglia, standogli intorno, lo piangesse come morto. La casa piangeva come morta la vita del vecchio padrone privata dei pubblici impegni, e non cessò il suo lutto prima che a lui fosse restituita la fatica che gli apparteneva. A tal punto è piacevole morire affaccendato?
5. proprio questa è la tendenza della maggior parte degli uomini: più a lungo dura loro il desiderio di fatica, che la capacità di sopportarla; contro la debolezza del fisico combattono, persino la vecchiaia giudicano pesante per nessun altro aspetto, se non perché li mette da parte. La legge più non chiama per il servizio militare a partire dal cinquantesimo anno, a partire dal sessantesimo più non convoca il senatore: più difficilmente la gente ottiene il riposo da sé stessa, che dalla legge.
6. Frattanto, mentre sono trascinati e trascinano, mentre uno rompe il riposo dell'altro, mentre sono scambievolmente infelici, la vita resta senza frutti, senza piaceri, senza alcun miglioramento dello spirito: nessuno ha chiara davanti ai suoi occhi la morte, tutti tendono lontana la speranza, certuni poi organizzano anche ciò che sta al di là della morte: grandi moli di sepolcri, dediche di opere pubbliche, spettacoli funerari presso il rogo ed esequie di cui tutti parlino. Ma i funerali di costoro, vivaddio, come di gente vissuta veramente per pochissimo tempo, dovrebbero essere condotti al lume di fiaccole e di ceri!
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La tranquillità dell'animo -La brevità della vita Seneca

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