15/08/14

Noi siamo sempre il nostro futuro, non il passato | JINARAJADASA

..............L'oblio dei dettagli del passato, che lo snerverebbero, lo rende più adatto a combattere con maggior vigore.[qui]

Noi non comprendiamo quanto siamo dominati dal nostro passato, e costituisce davvero una benedizione, per la maggior parte di noi che gli Dei benigni gettino un velo sul passato, poiché, al nostro attuale grado di evoluzione, ciò non potrebbe essere che dannoso, per molte ragioni. Fino a quando noi ci identifichiamo col nostro passato, questo ci resterà nascosto, salvo nella forma di ricordo indiretto e cioè con la manifestazione delle facoltà e disposizioni.

La memoria diretta ci viene da sé quando apprendiamo a dissociare il nostro presente dal nostro passato: noi siamo sempre il nostro futuro, non il passato, e quando potremo riguardare il nostro passato impersonalmente, come un giudice che non si identifica con i fatti che esamina, allora soltanto potremo incominciare a ricordare direttamente i dettagli delle passate esistenze. La seconda ragione perché non ricordiamo direttamente le nostre esistenze passate sta nel fatto che quell'«io» che domanda «perché non ricordo?», in effetti non visse nel passato; visse invece l'anima e non questo «io», con tutte le sue limitazioni. Ma 1'«io» non è forse l'anima? Per la maggior parte delle persone non lo è affatto e ciò risulterà chiaro qualora riflettiamo sul problema. L'uomo o la donna medi sono assai meno di un'anima, quanto invece un'insieme di attributi, di sesso, di credenze, di nazionalità, ecc.; mentre invece dobbiamo sempre ricordare che l'anima è immortale, cioè non perde nulla con la morte del corpo.
L'Anima non vive nel tempo e perciò non si può dire che sia giovane, che si corrompa e invecchi, non è né maschio né femmina, poiché raccoglie in sé le migliori qualità di entrambi i sessi; l'Anima non è né indù, né buddista, né cristiana, né musulmana, poiché vive la Vita Unica ed assimila quella Vita Unica secondo il suo temperamento. L'Anima non è né inglese, né americana, non appartiene ad una razza particolare, non appartiene ad alcuna casta o classe, sa soltanto che tutto fa parte dell'Unica Vita e che, davanti a Dio non vi è brahmano, né shudra, né ebreo, né gentile, né aristocratico, né plebeo.
Quest'Anima, con una parte di sé, forma la personalità per un periodo di vita, come soggetto di esperimento e di esperienza. Attraverso la «persona» cioè maschera, di un bambino, fanciullo o fanciulla, uomo o donna, vecchio o vecchia, essa guarda la vita e, mentre osserva, elimina le distorsioni dovute ai gusci esteriori. Le sue personalità passate potevano essere lemuri o atlantidee o indù, greche o romane, ed essa sceglie le migliori e trascura le altre. Tutte le letterature, le scienze e le arti, le religioni e le civiltà costituiscono la sua scuola, la sua palestra, il suo laboratorio. Il suo patriottismo serve un'umanità indivisibile ed il suo credo è la cooperazione con il Piano di Dio che è l'Evoluzione. È l'Anima che ha vissuto tutte le passate esistenze.

Quanto si sono identificati con quest'Anima coloro, uomini e donne, che domandano: «perché non ricordo le vite passate?» Chi chiede è la personalità. Il corpo di questa personalità ha un cervello sulle cui cellule i ricordi della vita passata non sono stati impressi. Le memorie le conserva l'Uomo Divino che è fuori del tempo, e che non ha limitazioni di credo o patria. Per ricordare le vite passate della nostra anima, il cervello della personalità attuale deve diventare uno specchio, su cui possano riflettere i ricordi dell'Anima.

Prima però che tali ricordi giungano al cervello, bisogna rimuovere i vari impedimenti: il senso della mortalità, del tempo, del sesso, del colore, della casta. Fino a quando resteremo avviluppati nei meschini pensieri di un nazionalismo esc1usivista e nelle ristrette credenze della religione, fino a quando conserveremo le barriere che esistono fra il nostro Sé Superiore e quello inferiore, non potremo raggiungere tale illuminazione.
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