IL DIO AYANAR
di Hari Nrisimha
C'è un fenomeno particolare che oggi tocca le popolazioni del sud dell'India e di Sri Lanka. Sta rifiorendo, in queste regioni, il culto per alcune divinità indigene minori, come il culto per la dea Pattini e per il dio Ayanar. Secondo gli etnologi il rifiorire di questi culti è dovuto agli artificiali dissidi (manovrati da agenti degli Asura) fra i Tamili e i Singalesi. C'è gente malintenzionata che a Sri Lanka cerca di sperimentare un particolare tipo di destabilizzazione, metodo che già usavano gli antichi Romani: Divide et impera. Quanto pagherà il mondo per queste destabilizzazioni! I servizi segreti, i calcoli dei politici, gli inganni di coloro che ignorano di ignorare, creeranno quel caos di cui parla l'Apocalisse.
Il dio induista Ayanar nasce da questa leggenda: Shiva, quando faceva parte dei Giganti e dei Rishi, fu sedotto da Mogheni (Mohini). Dalla loro unione nacque Ayanar. Essendo Mogheni la dea che Visnu emana da se stesso per confondere gli Asura, Ayanar è contemporaneamente figlio di Shiva e di Visnu, e viene perciò chiamato in sanscrito Hari-Haraputra (Figlio di Shiva e di Visnu) e in lingua tamili Hariharaputiran. Il nome del dio deriva da ayana, che indica il corso del sole a Nord e a Sud dell'equatore. L'ayana meridionale equivale a una notte degli dei, quello settentrionale a un giorno. Ayanar è perciò il dio che rappresenta ciò che opera al di fuori della comprensione umana. Nel trimundio Ayanar indica le tre S che definiscono la regola degli alchimisti:
SOL-SOLITUDO-SILENTIUM.
Per cercare l'elisir della giovinezza del corpo e della psiche, per trasmutare la propria anima e sublimarla, è necessario, sotto l'ispirazione della luce divina (Sol), allontanarsi dal mondo in effervescenza verso la più profonda solitudine (Solitudo) e lavorare infaticabilmente in silenzio (Silentium), in segreto e tacere. Quando il mondo cade vittima degli inganni degli Asura (i nemici degli dei), bisogna ricordare le tre S e adorare il dio Ayanar, Colui che sempre veglia, sia in alto che in basso.
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