Il dolce richiama quanto di più piacevole si possa immaginare. Eppure il sapore regalatoci soprattutto dal prodotto derivato dalla barbabietola, raffinato bianco, nasconde non poche insidie. E diventa addirittura una vera e propria droga
Il primo sapore che sperimentiamo è dolce. Il primo bisogno vitale del neonato è data dal latte materno che sazia, è caldo ed è leggermente dolce. Le papille gustative della lingua distinguono quattro sapori: dolce, salato, amaro e acido. Ma solo nel corso del tempo impariamo ad apprezzarli tutti; all'inizio si distingue quello che è dolce da quello che non lo è.
Da qui il detto «Ai bambini piace il dolce» e la tendenza a infilare loro in bocca un ciuccio cosparso di miele o simile, quando il loro pianto si fa insistente. Molto presto, addirittura nelle prime settimane di vita, si può innestare un meccanismo di riflesso condizionato che il bambino memorizza così: «Quando sono triste, quando mi sento solo o quando mi faccio male, arriva una consolazione. Sotto forma di sapore dolce». Più tardi, il premio per i primi successi o le piccole cortesie, assume molto spesso lo stesso aspetto.
C'è da stupirsi se un legame tanto radicato ha effetto anche nella vita adulta? Si può parlare di "Un vero e proprio condizionamento psicologico, spesso, senza esagerare, di un «effetto droga»". Per premiarsi o per consolarsi moltissime persone - consapevolmente o inconsapevolmente - ricorrono a torte, caramelle e cioccolata. L'industria dei cibi, con la presenza costante dello zucchero raffinato in quasi tutti i cibi confezionati, ci influenza inconsapevolmente. Lo zucchero è un ottimo antimicrobico e conservante per confetture, succhi e altri derivati della frutta (molto spesso il vasetto di marmellata contiene il 60 per cento o più di zucchero).
È possibile invece preparare ottime confetture e succhi con quantità molto minori di zucchero, basta il 30% del peso della frutta. Questa pratica industriale ha contribuito a un diffuso appiattimento del gusto. Siamo convinti di scegliere tra una moltitudine di prodotti alimentari, ma in realtà la gamma di sapori è limitata e piuttosto uniforme. Il cibo preconfezionato tende ad «amrnaestrarci» e a formare determinate preferenze.
Quanti bambini e adolescenti non sono più disposti ad assaggiare alimenti semplici dal sapore «vero», e chi prepara loro da mangiare si sente costretto ad adoperare miscele di condimenti, salse e intingoli già pronti in commercio e che ripropongano appunto questi sapori standardizzati.
Da qui il detto «Ai bambini piace il dolce» e la tendenza a infilare loro in bocca un ciuccio cosparso di miele o simile, quando il loro pianto si fa insistente. Molto presto, addirittura nelle prime settimane di vita, si può innestare un meccanismo di riflesso condizionato che il bambino memorizza così: «Quando sono triste, quando mi sento solo o quando mi faccio male, arriva una consolazione. Sotto forma di sapore dolce». Più tardi, il premio per i primi successi o le piccole cortesie, assume molto spesso lo stesso aspetto.
C'è da stupirsi se un legame tanto radicato ha effetto anche nella vita adulta? Si può parlare di "Un vero e proprio condizionamento psicologico, spesso, senza esagerare, di un «effetto droga»". Per premiarsi o per consolarsi moltissime persone - consapevolmente o inconsapevolmente - ricorrono a torte, caramelle e cioccolata. L'industria dei cibi, con la presenza costante dello zucchero raffinato in quasi tutti i cibi confezionati, ci influenza inconsapevolmente. Lo zucchero è un ottimo antimicrobico e conservante per confetture, succhi e altri derivati della frutta (molto spesso il vasetto di marmellata contiene il 60 per cento o più di zucchero).
È possibile invece preparare ottime confetture e succhi con quantità molto minori di zucchero, basta il 30% del peso della frutta. Questa pratica industriale ha contribuito a un diffuso appiattimento del gusto. Siamo convinti di scegliere tra una moltitudine di prodotti alimentari, ma in realtà la gamma di sapori è limitata e piuttosto uniforme. Il cibo preconfezionato tende ad «amrnaestrarci» e a formare determinate preferenze.
Quanti bambini e adolescenti non sono più disposti ad assaggiare alimenti semplici dal sapore «vero», e chi prepara loro da mangiare si sente costretto ad adoperare miscele di condimenti, salse e intingoli già pronti in commercio e che ripropongano appunto questi sapori standardizzati.
Un equilibrio delicato
Glicemia o livello glicemico sono termini che indicano la quantità di glucosio nel sangue. il glucosio è una forma di zucchero semplice, l'unica utilizzabile dal nostro organismo, e la quantità presente nel sangue è soggetta a variazioni, secondo il 'momento della giornata, 1'attività svolta, il tipo e la quantità di cibo consumato. Idealmente, però, la glicemia dovrebbe rimanere relativamente stabile durante il giorno.
Forti cali (ipoglicemie) vengono avvertiti con senso di fame ma anche di stanchezza e difficoltà di concentrazione. Forte sete o stato confusionale possono essere invece segnali di picchi marcati (iperglicemie). È abbastanza tipico il fenomeno dell'alternanza, una ripetuta oscillazione tra ipoglicemia e iperglicemia favorita soprattutto dalla presenza dello zucchero raffinato nell' alimentazione. Essendo ad assorbimento rapidissimo, lo zucchero puro o comunque presente in buona dose, alza la glicemia nel giro di pochi minuti e quindi richiede un forte rilascio di insulina per controbilanciare questo stato. L'organismo interpreta il richiamo come un segnale di emergenza e mette in circolazione una quantità di insulina tale da far scendere la glicemia in poco tempo e anche oltre il livello medio ideale. A questo punto si innesta un meccanismo pericoloso «ad altalena»; se esso si verifica di frequente (ed è probabile che avvenga ogni giorno, secondo le abitudini alimentari) si arriva, nel corso di pochi anni, a un affaticamento del pancreas e in seguito a varie forme di diabete.
Buon umore, senza sbalzi
Sentirsi costantemente svegli e attivi è possibile con alcuni accorgimenti dietetici. Il primo passo è un taglio drastico su tutti i prodotti che contengono zucchero industriale. Non meno importante è la riduzione di tutti i carboidrati raffinati. Sono invece ammessi pane, riso e pasta integrali. Il miele è permesso in piccole quantità purché vergine integrale. È preferibile quello di acacia o di castagne perché prevale la parte di fruttosio, un tipo di zucchero che non incide sul livello glicemico. Via libera invece alla frutta fresca, dal sapore dolce naturale. Però è importante il momento: meglio consumarla come pasto a se stante, per esempio come spuntino a metà mattino o metà pomeriggio. Occorre invece moderazione per la frutta secca (uvetta, prugne secche e simili) e per i succhi di frutta: vengono assimilati troppo velocemente e possono mandare in tilt i segnali inviati al pancreas.
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