20/03/14

Storia dell'oro colato: considerazioni sull'uso del miele in cucina

Cosa può spingerci ad usare il miele in cucina? Lo usiamo nel latte, nel tè, nello yogurt, sul pane, e abbiamo visto alcune interessanti ricette in abbinamento a carne, pesce, dolci.
L’aroma del miele interagisce con quelli delle bevande o delle diverse farine o lievitazioni, e si abbina più o meno bene a seconda del tipo di miele che abbiamo scelto, ma il suo ruolo resta da protagonista o da comprimario. Fin dai tempi antichi è stato usato, in cucina, come un conservante. E’ dotato infatti di alcuni sistemi antimicrobici tra cui l’acidità (il suo pH è mediamente 3,9), che si oppone alla crescita di diversi microorganismi, mentre l’alta concentrazione zuccherina li uccide per disidratazione dovuta all’attività osmotica.
Miele in cucina

Il gastronomo romano Apicio, vissuto nel primo secolo dopo Cristo, e autore di un famoso trattato, “L’arte culinaria”, ne consigliava l’uso per conservare in immersione diversi tipi di frutta e persino la carne (più a lungo d’inverno, solo per pochi giorni d’estate). Il miele può essere utilizzato in cucina per trattare quei frutti o quelle verdure che tendono ad ossidarsi velocemente e a scurirsi, come le mele o i carciofi. Lo scurimento dei vegetali e della frutta tagliati, in presenza di ossigeno, è dovuta a degli enzimi chiamati polifenolossidasi. Il miele contiene delle sostanze in grado di inibirli, e il suo potere antiossidante, ha il vantaggio, rispetto al limone (che viene normalmente usato a questo scopo per l’effetto inibitore della vitamina C che esso contiene) di essere meno invadente a livello aromatico, lasciando semplicemente un lieve sottofondo dolce. E’ ancora l’acidità che permette di usare il miele per la marinatura cruda di pesce o carni come sostituto del limone o dell’aceto.  Il miele si è rivelato anche uno straordinario elemento stabilizzante di un’emulsione (che è una miscela di sostanze normalmente non mescolabili, cioè grassi e sostanze acquose -per esempio la maionese- che richiedono la presenza di una sostanza emulsionante e energia cinetica per mescolare). L’emulsione miele-olio ha la particolarità di essere stabile, ma soprattutto non necessita dell'aggiunta di alcun additivo nel processo di trasformazione. "Sappiamo tutti come viene fatta una citronette: olio, succo di limone e aromatizzanti", dice Pregl, "la stessa cosa vale per il mio prodotto. Vi sono una parte grassa: l' olio e una parte acquosa: il miele e in più eventualmente vi si possono aggiungere altri ingredienti. L’ igroscopicità del miele, cioè la sua capacità di assorbire e trattenere l’umidità, è quella che permette di mantenere fragranti e morbidi i prodotti da forno, oppure, in un pesce sottoposto a marinatura, di sottrarne l’acqua.  Si può sostituire allo zucchero il miele in molte ricette di prodotti da forno. Occorre allora ricordare che a pari peso di sostanza secca, il miele è da una volta a una volta e mezzo più dolce dello zucchero. Se invece si parla di miele allo stato naturale, il suo tasso dolcificante è più o meno pari a quello dello zucchero, nonostante il miele sia composto da circa l’83% di sostanza secca e circa il 17% di acqua. Si può utilizzare la stessa quantità di miele rispetto a quella di zucchero, avendo però l’avvertenza di ridurre del 20% le sostanze liquide utilizzate nella ricetta. Per esempio, per 100 grammi di miele utilizzati in sostituzione del corrispettivo peso in zucchero, vanno tolti 20 grammi di liquido o di burro. Nei prodotti da forno la funzione del miele è di conferire morbidezza, mantenendo l’umidità, evitando lo sbriciolamento; e inoltre colore e aroma. Aiuta inoltre la lievitazione costituendo un nutrimento per i lieviti. Un’impastatrice può essere utile se si vuole evitare l’appiccicarsi del miele alle mani e ridurre i tempi di lavorazione. La temperatura del forno va tenuta bassa o moderata (circa 160-180°) se si vuole evitare un effetto di iscurimento del prodotto, perché il miele si caramella a temperatura inferiore rispetto allo zucchero.
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